1609-04-28.A Castrino
Io tengo tre lettere di Vostra Signoria, due venute per questo spaccio, l'altra con l'ordinario passato, ma non so per qual causa pervenutami in mano il giorno doppo la partita del corriero, che fu la causa perché allhora non le scrissi. Risponderò a tutte passo per passo.
L'illustrissimo ambasciadore4 ha mandati li libri consegnatili da Vostra Signoria a Turino, per via di Lione, dove veniranno a Bergamo e poi qua, essendo massa troppo grossa per mandar con lettere. In questi saranno anco Le arrenghe5 del signor *Servin, sì come farò anco verso monsignor Gilot alla ricevuta della sua raccolta6. Fra tanto pregherò Vostra Signoria si degni fare li miei baciamani ad ambidue ed accertarli della mia gratitudine per li molti favori che mi fanno.
Li brevi di papa Clemente VII e dell'imperadore Carlo V sono per verità memorie dignissime e mi maraviglio che non ne sij stato tenuto maggior conto. Qui in Venetia non furono mai stampati. Io ne ho veduti due essemplari : uno di stampa di Magonza, l'altro non mi ricordo dove è stampato ma bene so nelli tempi stessi, nel 15277. Farò ogni opera per acquistarne uno essemplare e lo manderò.
Le tre dispute tenute a Sedano sono una molto buona digestione di quella materia ; havevo speranza che fossero bastanti per far cognoscere il che vuol dir distruggere quella tirannide, quando Nostro Signore non l'havesse riservata al suo avvenimento.
Delle cose nostre le posso dire in grosso che caminano al medesimo modo; possiamo dire il sonetto di Petrarcha Pace non trovo e non ho da far guerra. Crescono cotidianamente li disgusti ma non si può venire ad effetti per le cause molto ben note. Doppo fatta la guerra, se si rimetteranno in fodero le armi germaniche, possiamo dir di havere una pace ottaviana8. Nondimeno con poca speranza di continuatione, sentendo in ciascuna regione disgusti notabili ed inaccomodabili.
Mi piace che in Limogij e Poictreis s'incomincino a cognoscere li gesuiti. Qui non muovono per anco parola di ritornare. Io credo che ci disegnino, nè posso indovinare se li venirà fatto, in caso di qualche mutatione del mondo, ché questo ricerca spirito di profetia; ma per via di negotio possono ben tenere la cosa disperata. Stupisco come in Germania non si faccino nominare: è necessario che aspettino maggiore opportunità di comparire a far la parte loro.
Ho ricevuto l'essemplare scritto delle Regole de' gesuiti, non ho ancora potuto vederlo se non superficialmente però, per la prima vista datali, spero che sarà cosa per me.
Finalmente siamo pur usciti fuori dell'aspettatione della tregua9. Poiché è finita, ci resterà pregar Dio che riesca bene perché, tanto ardentemente procurata, non vorrei veder verificato il proverbio che l'huomo procaccia il suo male. Tutto è in mano di Dio.
Il padre fra Fulgentio10 ha predicato Christo e la verità senza disputar con li pareri di qualsivoglia e senza offendere alcuno11. Ha patito qualche contraditione di persone a' quali non è bastato l'animo di dir che predicasse falso ma sì bene diminuito, per non haverci egli aggiunto, nè voluto aggiungere, per loro instanze, quello che desideravano. Le opposizioni si sono superate, ma di sonetto che sij stato fatto, io non so niente12. Questo dirò bene che non vi è memoria di un predicatore al quale sia concorsa audienza tanto numerosa, nè così docile.
Ho sentito gran dispiacere dell'indispositione del *Casaubona, massime per essere stato con pericolo di vita. Faccia Iddio, come lo prego, che possiamo godere l'amico lungamente. Aspetto che si dica per non haver udito il cardinale di Perona.
De la polvere de l'Algarot13 non fa bisogno ringratiamenti e meno altro, essendo maggiori li debiti che ho con Vostra Signoria.
Il poema che mi manda d'Alemagna è di bella forma ma, per mancamento di materia, è imperfetto. L'autore ha bisogno di esser consigliato ad operar sopra qualche soggetto degno del suo ingegno. Ma li dui ultimi epigrammi sopra il Borghese sono molto spiritosi ed hanno le code bene acute, mi son piaciuti sommamente. La ringratiio delli articoli della tregua, che sono delli primi capitati qua.
Delle cose di Levante vanno a torno gran novelle perché chi vuole che il Turco sij per uscire con 150 e chi con 200 galere e che pensi di acquistare un porto in Italia, ed altre canzoni. La verità è che uscirà armata maritima de' Turchi, haverà 100 galere computate le guardie ordinarie e due galere grosse, cosa insolita sino al presente a' Tuchi. Non sarà armata per fare impresa reale, se bene nel regno di Napoli stanno con timor. Il parer mio è che scorreranno le riviere di Sicilia e Calabria, saccheggiando, abbrugiando e predando anime, e con questo penseranno di risarcire l'ingiurie ricevute l'anno passato dalli Toscani14, le quali, per dire il vero, sono state più temerità che altro, senza dubbio, maggior danno riceveranno li christiani. Ma quel duca15 (che Dio assolva) era pieno di concetti vasti.
Il duca di Parma sprovistamento ha posto nel suo castello di Piacenza 1000 fanti, fatti nel ducato di Castro, che è antico patrimonio di casa sua16. In terra di Roma tutti sono attoniti, a pensare che sospetti habbia havuto. Io non basto per saper fare alcun giuditio.
Sono molti giorni che io non intendo niente di monsignor *Leschassier, prego Vostra Signoria farmi sapere lo stato suo. Ancora la prego dar parte delle sudette tre nove a monsignor dell'Isle, al quale non scrivo per angustie di tempo. Al signor presidente Thou bacio riverentemente la mano.
Di Venetia, li 28 aprile 1609