1610-01-18.A Groslot
Molto illustre signor mio osservandissimo
Con mio grandissimo contento ho sentito dalla sua lettera la total ricuperazione della sua salute; e se mi sia stata cara, lo lascio considerare a Vostra Signoria, che sa molto bene quanto sia l'affetto che le porto, che altro non tengo per soddisfare tante obbligazioni che le debbo.
Giacché ella sta ora sana, si pigli questo incomodo di scrivermi spesso, con parteciparmi i soliti ragguagli, che mi sono di gran consolazione, e sono desiderati non solo da me, ma anco da' nostri comuni amici; e, consolando me, nel medesimo tempo consola tutti, e tutti ne la preghiamo.
Le novità di questa volta sono state belle, e ha dilettato tutti il suo bel discorso, che veramente non si può far d'avvantaggio; bisogna che ella perfezioni l'opera incominciata, col restante che molto si desidera.
Le mando anch'io una certa mia operetta in materia di beneficij ma con diverso stile dell'altra. Vostra Signoria la vedrà e potrà avvisarmi se le piace, perché le manderò il restante4.
Rendo grazie a Vostra Signoria per le fatiche fatte per mio servizio: non posso ricompensarla né meno in minima parte; non vorrei però che si pigliasse tanto incomodo, poiché, intendendo il libro che ella mi vuol favorire essere assai grosso, è molto difficile a farlo passare qui, e stimerei una gran fatica questo per Vostra Signoria; ma, quando poi se la voglia pigliare ed accumular d'avvantaggio gli obblighi, faccia ella, che io non posso far altro che confessarmele sempre più obbligato. Sono certo che l'opera tutta viene da' gesuiti, o almeno che loro sono il principio ed origine del moto.
Desidererei da monsignor *Aleaume il favore che mi promise mediante l'intercessione di Vostra Signoria; e benché l'incomodo sia grande, con copiare di sua mano l'Astronomia celeste5, lo prego ad aver pazienza in pigliarsi per questa volta per me simil noia; ed il tanto tempo che perderà per mio servizio, lo ricompensi Vostra Signoria in qualche maniera, ed io conserverò per questo sì segnalato favore le principali obbligazioni verso la sua persona, accumulandole con le altre che infinite le debbo. Io veramente non voleva accettare altro che quel tanto potea favorirmi con farsi copiare per mano altrui, e così, se cercherà le mie lettere scritte in altri tempi, ritroverà; ma la tanta prontezza di questo signore mi ha fatto ardito in accettar l'offerta, fatta con tanta magnanimità. Potrà bensì pigliarsi quel meno incomodo che potrà, ed abbreviare quanto può quello che dee fare di suo pugno: ma in quello che si potrà per altra mano, lo prego diffondersi quanto può.
Ho significato a questi Signori l'ottimo suo affetto verso questa serenissima Republica e il desiderio che ella tiene di servire ed acquistare aderenti e di fare occultar i libri che non piacciono loro, come sinora ha fatto in alcuni. Si è riconosciuto il suo zelo e si assicuri che si fa molta stima e capitale della sua persona, e ne sarà assicurata anco in nome della Repubblica, e credo che le sue fatiche saranno rimunerate. E continui pure allegramente nell'opera incominciata e non manchi avere quanto può de' giesuiti, acciò che li possiamo ostare, che non abbiano più a ritornare in queste parti dove son causa di tutti i mali e disunioni. Mostrano di voler fare per la Repubblica grandi cose e fanno sotto mano pratiche mediante alcuni suoi aderenti, che sono pochi, e quei pochi non ardiscono parlarne, poiché vedono quanto sia grande l'odio che in universale se gli conserva; e, veramente, il tenergli lontani è la salute di questa Repubblica, e ognuno lo tocca con mano.
In quanto alla particolarità che Vostra Signoria mi scrive dell'ambasciadore, qua non ve n'è alcuna nuova e, quando fosse vera, saria al certo causa di qualche novità; però non la credo, mentre anco Vostra Signoria ne dubita. Però ne aspetto nuovo avviso, non volendomi diffondere d'avvantaggio, mentre ho con questa trapassato i termini in tediarla.
Perciò finisco, pregandola a conservarsi sana, per potermi favorire de' suoi soliti favori; e le bacio le mani.
Di Venezia, 18 gennaro 1610
Di Vostra Signoria molto illustre
Affettuosissimo servitore
fra Paolo di Venezia