Illustrissimo signore
Nulla suol mai Venezia operare per provvedere al futuro: si governa invece di giorno in giorno. Ond'è per ora inopportuno il trattar di soldati né d'altri bellicosi apparecchi, mentreché la guerra né si prevede né è creduta generalmente. Nel che fanno forza i papisti, cioè per farla credere impossibile; abborrendo Roma superlativamente la guerra, come quella da cui presagisce che verrebbe aperta la porta al Vangelo.
Ad una lega che mutar possa lo stato d'Italia, Venezia non sarà mai per accostarsi. Essa vuole la pace e farà ogni sforzo perché questa si concervi bensì, una volta incominciata la guerra, potrà essere invitata a qualche alleanza, cui credo dovrebbe acconsentire. Contuttociò, bisogna adoperarsi con circonspezione affinché non sembri che ci covi sotto alcuna frode.
Al presente sono sbollite le discordie col papa, sì perché questi si comporta modestamente né comanda a bacchetta come una volta, et sì per essere anch'egli intento al medesimo scopo, cioè alla pace d'Italia, e in fine, perché la fazione papista si accrebbe pel contegno tenuto dal re di Francia. Egli per quattro anni moltiplicò le sue instanze affinché si facesse l'accordo col papa e le sue esortazioni non andarono esenti da minacce, a tale che molti dei buoni fecero defezione, e quelli che ancora stanno saldi, non amano gran fatto il re, siccome pervertitore della buona causa, né di lui più si fidano. Sta loro scolpito nell'animo quel ch'egli tentò di ottenere colle sue lettere qua spedite, e tuttavolta temono ch'egli non affetti di gratificarsi il papa a prezzo della nostra servitù.
Queste due verità sono fuori di controversia infra gli esperti delle cose italiane: l'una che né il papa né la curia romana potranno mai separarsi dalla casa d'Austria, l'altra che i nostri papisti si schiereranno sempre dal lato ed a pro dello Spagnolo. Tutto ciò sia confidato nel seno di lei, come signore ed amico.
Il padre Fulgenzio andò a Roma, dopo aver avuta dal papa la pubblica fede che nulla sarebbesi operato a discapito del suo onore. In questi diciotto mesi fu continuo l'ammonire che fecero per indurlo ad abiurare: non volle cedere, ed è questa la cagion vera della sua prigionia, il pretesto poi che meditasse di fuggirsi in Inghilterra.
Stia sana.
Venezia dal 22 d'aprile 1610
(d'après F.-L. Polidori)
1. Les Mémoires et correspondance politique de Duplessis-Mornay pour servir à l'histoire de la réformation et des guerres civiles et religieuses en France, sous les règnes de Charles IX, de Henri III, de Henri IV et de Louis XIII, depuis l'an 1571 jusqu'en 1623 ont été réunis et copiés sur son ordre par ses secrétaires René Chalopin et Jules Meslay, dirigés par le fidèle Jean *Daillé. L'ÖNB de Vienne conserve le manuscrit 6189 du fonds Marco Foscarini : Copies de lettres ecrites par le père Paul a Mr Du Plessis Mornay prises sur les originaux par Mr [Jean de *Jaucourt] de Villarnoul, seigneur de la Forest-sur-Seure (Ex fido et probo exemplari descripsi). Cette lettre (n° 24) est au feuillet 42r. Après plusieurs visites à Sarpi, Daniel de *Licques est rentré en France, porteur de cette lettre ; les échanges entre Sarpi et *Duplessis-Mornay se sont prolongés par l'intermédiaire de Pierre *Asselineau.
2. Le volume 368 des Mémoires de l'an MDCVIII-IX et X porte le sous-titre : La négotiation de Venize.
3. Paolo Sarpi évoque ici le changement politique au sein du sénat vénitien où le parti des Jeunes est, de plus en plus, mis en minorité.
4. Voir Notices biographiques : Fulgenzio *Manfredi.