1611-08-30.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Sì come io ho dato conto a Vostra Signoria nelle mie precedenti, ho ricevuto alli tempi suoi quella delli 28 giugno e delli 11 luglio. Il che le so precisamente dire, tenendo memoria scritta del dato di ciascuna sua. Non posso così dirle altretanto di quelle che scrivo a lei, per non tenerne particolar conto. So ben questo, di non haver tralasciato da qualche tempo in qua, alcun corrier senza scriverle.
Rendo molte grazie a Vostra Signoria per gli avisi che mi dà del corso e delle buone speranze delle cose di costì, le quali io aiuto con le orazioni appresso Dio. Et, se bene se ne parla qui diversamente, nondimeno tengo che passino nella maniera che ella scrive. Habbiamo in Parigi un ambasciator4 che cerca di estenuar quanto può et metter in cattivo credito le cose de' reformati, et questo accioché li buoni qui non pliglino animo, et aggrandisce le cose de' papisti, cosa che è di cattivo servitio; ma non si può far altro.
Vostra Signoria haverà inteso la creatione di undeci cardinali5, nel che la corte osserva che, se ben alcune volte qualche pontefice ha fatto cardinal o doi fuora delli tempori del digiuno, nondimeno le promotioni intiere sono sempre state fatte in quelli, seguendo lo stile dell'antichità. Eccetto che dal pontefice presente, il quale ha fatto tre promotioni6 nel suo pontificato et tutte fuora de' tempori, da che li cortegiani otiosi cavano diversi pronostichi. L'esser promosso al cardinalato il nuntio di Spagna7 et non quello di Francia8 che tanto si affatica, non so se lo farà rallentare la sua diligenza, overo aumentar per farsi più degno, ma il numero de' cardinali è così grande che non può sperare un'altra promotione, al più breve, fra tre anni. Li soggetti promossi (da quel Fiorentino ch'è fatto ad instanza della regina, in fuori9) saranno tutti spagnoli. Per l'auditore di camera et per il tesoriero, la casa del papa haverà guadagnato 150 mila scudi. Li prelati venetiani si sono agiutati con presenti che, se ben ricevuti et veduti con buon occhio, non hanno havuto altro in ricompensa che speranza.
La corte romana sente grandissimo disgusto per la risolutione fatta in Spagna che non siano pagate ad Italiani le pensioni sopra i beneficij ecclesiastici, poste in capo de' Spagnoli, et il papa se n'è doluto con l'ambasciator della maestà catholica. Ma li Spagnoli non fanno mai cosa per retrattarla. Questo importerà una gran diminutione alla corte romana, per il ché si farà tanto più insopportabile agl'Italiani, volendosi rifare sopra li beneficij di questa regione di quello che si perde altrove. Et perché forse questo particolare non è noto a Vostra Signoria, glielo esplicherò. Vi è legge in Spagna che non possino haver né beneficij, né pensione se non naturali : soleva il papa sopra li beneficij di Spagna metter pensione applicata a qualche Spagnolo residente in corte, con obligo a lui di risponderla ad un Italiano10. Questa sorte di artificio, gli Spagnoli adesso hanno prohibito.
Nel negotio dell'interdetto di Saragozza, doppo molte trattationi, il consiglio regio ha risoluto che le spoglie del morto arcivescovo11 saranno amministrate dal magistrato secolare, il quale pagherà i debiti et distribuirà il rimanente secondo le leggi di Aragona et che l'interdetto sarà levato. L'auditor del nuntio ha mostrato di opporsi all'essecutione di questo et per tal causa è stato scacciato di Spagna. Il nuntio12 s'è acquietato et ha pensato esser bene di contentarsi di quello, et non si può far altrimenti.
Hoggi viene nuova di certo luoco preso dal duca di Savoia appartenente a' Genoesi13, il che fa qualche moto et il governator di Milano richiama alcune genti licenziate da lui. Io non so bene che cosa sia, né maggior particolare di quello che scrivo, ma so bene ch'è cosa di momento et di consequenza; faccia Dio che ogni cosa succeda a sua gloria.
Io feci parte a monsignor *Asselineau di quanto Vostra Signoria mi scrive in questa sua ultima delli 25 luglio et feci ancora l'ambasciata al signor *Molino, il quale non desidera altro che farle cosa grata.
Nella ciffra, io non credo che vi possi esser cosa che la difficoltà, se non quando si separasse le dittioni che sono congionte con l'apostrofe, le quali io pongo sempre per una.
Nella causa di Ceneda14, il papa delude la Republica con somma arte: non si può preveder ancora se perciò debbia seguir rottura. La Republica ha bandito il vicario episcopale di Padoa perché teneva per scommunicate alcune monache —per esser riccorse al principe— essendogli levato un beneficio dal papa. Alcuni monachi di Padoa, havendo molte ville tutte possedute da loro, havevano formato una giurisdittione sopra li contadini, la quale li è stata levata, con disgusto del papa. Roma sopporta ogni cosa ma finalmente converrà overo rompersi, overo perdere tutto. Il papa ha creduto far dispiacere, non facendo cardinale alcun veneto, ma li buoni l'hanno per cosa di publico servitio.
Sto con molto desiderio di veder l'opera di monsignor Du Plessis15, particolarmente per le epistole al re.
Delle cose di Germania, habbiamo nuove tanto sinistre che ogn'un perde la speranza di veder altro che confusione, il che Dio non voglia in quella regione così nobile et generosa. Però conviene che ogn'uno s'accommodi alla divina volontà, la quale conduce a buon fine anco li cattivi dissegni degl' huomini.
Io resto pregando la Maestà Sua divina che doni a Vostra Signoria ogni prosperità et gli bascio la mano.
Di Vinetia, li 30 agosto 1611