1608-09-02.A Groslot
Molto illustre signor
Dissegnando Vostra Signoria di favorirmi, mandandomi qualche bel trattato di quelli che non si vegono qua, credo sarebbe bene darmene prima qualche notitia, acciò non fosse cosa per altra via penetrata et che ella facesse una nuova et gran fatica senza necessità. Non ha dubio che l'assedio postoci dalli nostri amici acciò niente penetri è una specie di servitù a noi, et imperio a loro, ma siamo ciechi, anzi lo rifiutiamo a nostro beneficio. Se li amici nostri sapranno valersi della pacienza, ci soggiogaranno afatto. Il tutto è che operino lentamente et poco per volta, ché noi ci staremo non solo volontariamente, ma con piacere. Si sono accorti del mal procedere loro passato, con haverne voluto caricare grande soma alla sprovista. Adesso, da dieci mesi in qua, procedono con destrezza et questo è il nostro male. Dopo che s'ha inteso l'andata dell'armata in ponente, habbiamo preso tanta sicurezza che dormiremo profondamente per gran tempo. Dio ci faccia gratia che non siamo truovati addormentati in qualche grave pericolo.
La torre che Vostra Signoria spera dover veder cadere, non mi par combatuta con buon medio, se gli tirano li colpi troppo di lontano et giongono a lei deboli. Ci vorrebbe un'altra torre che si levasse vicina, la quale non sarebbe difficile fondarla et tirarla in alto, quando li operatori, che da lontano vanamente si faticano, pensassero di accostarvisi. Ma queste cose si debbono rimettere a Dio, senza il cui aiuto ogni sforzo nostro è inutile.
Delli giesuiti ho sempre ammirato la polizia et massime nel servare li secreti. Gran cosa è che hanno le loro Constituzioni stampate, né però è possibile vederne un esemplare4. Non dico le Regole, che sono stampate in Lione (quelle sono puerilità), ma le leggi del loro governo, che tengono tanto arcane. Sono mandati fuori et escono della loro compagnia ogni giorno molti et mal sodisfatti ancora, né per questo sono scoperti li loro artificij5. Ho veduto et ho appresso di me, nelle Recherches di Pasquier6, le arenghe fatte da lui del 15647, ma quelle sono troppo vicine al principio della società. Altri et maggior misterij hanno in questi tempi. Non vi sono altretante persone nel mondo che conspirino tutte in un fine, che sijno maneggiate con tanta accuratezza et usino tanto ardire et zelo nell'operare. Io crederei che fosse un grand'acquisto il poter penetrar nel secreto del loro governo et scuoprire le loro arti et tratti politici, per potersegli opporre. Il tentativo che intende Vostra Signoria fare di acquistare le Arenghe fatte del 1594 in Parigi contra loro sarà utile, ma più se potesse da qualche fuoruscito di loro penetrare qualche cosa delle secrete.
Si tiene qua l'istesso che costì dell'ambasciaria di don Pietro8, che sij maneggiata da loro et per longo tempo, né si penetra il vero fine. Se ben la pace de' Paesi Bassi9 pare esser lo scopo, io non lo credo. Può essere che sij posta inanzi per un preambulo, ma è necessario sij maggior cosa. Non si dubita che li muovimenti veduti in Boemia non sijno stati maneggiati da loro, se bene per ancora non sono scoperti, né si vede dove mirino. Aspetto che il tempo mostri sprovistamente qualche gran machina, se poi per ruinare altri o sé stessa, Dio solo ne farà la dispositione.
Ho veduto una lettera scritta da costì, dove si dice che il padre *Coton haverà principalissima parte nell'institutione del Delfino10. Mi rendo difficile a crederlo: pur alle volte Dio accieca da dovero quelli che spontaneamente non vogliono vedere. Intesi già che un Anglese giesuito, ritirato poi nel regno a vivere fuor di loro, scrisse un libro che intitolò ▪De modo agendi Jesuitarum. Contra quale li giesuiti fecero una apologia che io ho ben veduto, ma il libro contro essi non ho mai potuto vedere. Ho anche inteso che un Elia Assemulero11, che fu prima giesuita poi si ritirò in Zurich, scrisse li loro artificij, né ho mai potuto sapere se fosse cosa buona. Io vorrei ben poter penetrare in quei arcani, essendo certo che qui un giorno farà bisogno parlar di loro, del che tanto più ho sospetto, quanto sono doi anni dalla loro esclusione et non fanno ancora moto alcuno. Ho in gran sospetto il loro silentio et temo che ordiscano qualche mala tela contro questa Republica, tanto più quanto ella si tiene sicura da loro perché veramente in questo resta la costanza universale di riputarli sempre per nimici, ma Dio voglia che siamo bastanti per opporci alle loro macchinationi.
L'opera di monsignor *Pithou viene comendata da tutti li canti et insieme anco ogn'un rapporta che l'animo suo sij di venderla. Egli ha ragione di dare il prezzo alla cose sue, non credo però che il compratore, trattando con esso lui di mercato, gli facesse torto dicendo all'italiana di non voler comprar gatto in sacco, ma vederlo. Se potrò haverne qualche rappresentatione, in somma, ne dirò qualche parola qui. Importarà molto se, oltre la fatica del suo ingegno, vi fosse qualche pezza, massime propria per le cose che controvertevano. Ma sa bene Vostra Signoria che siamo fuori d'occasione, il che molto importa per opporre a chi vuol mettere la mercantia in stima12.
Per dirli qualche cosa che mi passa per mente intorno l'ambascaria del Toledo, mi paiono molto pregnanti le proteste fatte al re. Non so come cotesta maestà ci stij, bisogna bene che sij molto flemmatica sopportandole. Ma le offerte di far maritaggi13 con quelle conditioni che vuole il re, mi paiono simili a quando dissero di voler la pace con li Hollandesi con le conditioni che volevano essi, terminando poi il negoziato a voler tutto a suo gusto proprio.
Mi è stato molto grato il libretto del *Dungalo14, per la sua antichità. Credevo che padre *Massono fusse morto, desidero sapere di dove egli habbia tanti libri che dà fuori et havere un poco di relatione delle vere qualità di questo valent'huomo, perché alla fama che viene di lontano non soglio prestar molta fede. Quelle lettere15 et l'amicitia di Baronio sono un pregiuditio appresso me di gran momento.
Io saperrei volontieri se il Parlamento di Provenza tiene alcuna giurisditione sopra Avignone et sopra il Contato Venaissino et se il re in quei luochi ha alcuna recognitione o superiorità. Non posso intendere in che modo sij passato il contratto tra il papa et la regina di Napoli16, che la maestà regia sii stata esclusa. So che li Angioini acquistorno la Provenza per un matrimonio di Spagna, ma mi persuado (non so se m'ingano) che anco li Spagnoli tenessero la Provenza con soggettione alla corona di Francia.
Il padre cappuccino di Gioiosa17 è venuto qua, non so se per bene o per male, et ritorna, per quanto intendo, costà. È droga da desiderar lontana.
Sopra il concilio battono tanto li ecclesiastici che dubito non ottengano una volta. Il clero ne ha parlato, aspettomi che ne parli il nuncio et poi il Toledo. Intendo che quei della Religione faranno congregatione appresso ad Orléans, che sarà appresso Vostra Signoria18, onde ella haverà occasione di partecipare in quello che sarà trattato.
In Germania, li principi si vanno collegando: cosa che al papa dispiace sommamente. Qui si tiene che le cose di quell'imperio se ne vanno così che l'imperatore sarà né dismesso né conosciuto per tale, che Mattias non sarà coronato re et che ogn'uno farà a suo modo.
Ho reso quella di Vostra Signoria al signor *Asselineau, al quale ho anco dato parte di quanto ella mi scrive. Qui passano avvisi da Genoa et sono creduti che in Spagna sijno stati arrestati tutti li vascelli delli Stati19. Cosa che mi rende molto sospeso, havendo quel re accordato d'avvisarli sei mesi innanzi, quando non volesse che perseverassero a navigare alle sue terre. Dio faccia che le cose di quei Stati non precipitino, come dubito, se la maestà christianissima non li sostiene, che d'Inghilterra non si può aspettar molto.
Non conviene ch'io sij più longamente molesto a Vostra Signoria, per tanto farò fine, basciandoli la mano.
Di Vinezia, il 2 settembre 1608