1609-08-18.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Mi duole sommamente che sì come io ricevo molto piacere per le lettere di Vostra Signoria, così non possi renderle se non arido contracambio, essendo noi qui in una quiete, anzi ocio tanto profondo, che non somministra materia alcuna da scrivere. Ella haverà saputo come il re d'Inghilterra ha mandato il suo libro4 alla Republica con una lettera di singolare affettione, alla quale è stato risposto con pari amorevolezza et riverenza, et il libro è stato accettato. Ma non è piaciuto al signor duca di Savoja far l'istesso, egli l'ha rifiutato; sì come il duca di Toscana, havendolo ricevuto dall'agente suo che ha in Inghilterra, l'ha dato al confessor suo che l'abruggi. Io credo che quel re riceverà di molti disgusti per causa di questo libro. A Roma, l'hanno già prohibito a dozzina con alcuni altri che sono usciti nuovamente.
Io credo che costì le cose sijno in decadenza, come Vostra Signoria scrive, né me ne maraviglio, essendoci chi fa ogni opera per precipitarle; Dio vuole che l'aggiuto s'attendi da lui solo et mortifica tutti quelli che confidano in mezzi humani. Qui le cose non passano in tutto bene et questo forse per l'istessa causa che noi non aspettiamo da Sua Maestà divina puramente li favori, ma se doverò parlare humanamente, dall'istessa causa viene che le cose vanno deteriorando costì et qui. Le arti mondane sono molto sottili per far male, di dove è venuto che quel gran principio fosse sopito, di là anco viene che nessun altro si può eccitare5.
Intorno le cose di Provenza, quando Vostra Signoria sarà in Parigi, la pregarò intendere da qualche eccellente soggietto questo particolare: cioè come il re habbia perduta la sopranità di Avignone et del Contato Venosino. Imperocché, essendo molte figlie dell'ultimo conte di Provenza, alla morte del padre si ritruovò la primogenita in matrimonio di san Luigi et l'altra senza marito. A questa il padre lasciò la Provenza; san Ludovico hebbe il testamento per nullo et pretese lo Stato per la moglie sua, poi maritata l'altra in Carolo suo fratello, li cesse il Contato. Non pare che per ciò li dovesse restar la sopranità, onde quando la regina Gioanna diede o vendette a Clemente VI Avignone et il Contato, non pare che potesse derogar alla sopranità regia. Questo punto vorrei che mi fosse risoluto da qualche valent'huomo.
Mi sono stati molto grati li avisi da Praga, che confermano le stesse cose che noi habbiamo qui da quelle regioni, sì come anco da tutti li luochi di Germania siamo bene avisati. Non so pronosticare se la pace universale, in quale il mondo versa, sij per durare o per interrompersi con le cose di Clèves6 ; inchino nondimeno a credere più tosto pace che guerra, con suspicione che chi s'intromette lo facia per male, come è il suo solito, purché col voler esser arbitri d'ogni negotio, non incorriamo un odio universale.
Nel negotio della nostra abbacia7 si tiene che sij trovato temperamento; sicché con comune sodisfattione si terminerà. A me dispiacciono tutte le risolutioni che non sono fine ma grado. Dio ci doni conoscenza et buona volontà! Io resto con molto desiderio d'incontrare occasione di servir Vostra Signoria, alla quale, per fine di questa, bascio la mano.
Di Vinetia, il 18 agosto 1609