1610-02-03.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
È vero ch'io ho mancato di mio debito, restando di scrivere a Vostra Signoria per alcuni spazzi; se bene ne merito qualche scusa, havendolo fatto per l'aviso datomi da monsignor *Castrino della sua indispositione, la quale io non reputavo conveniente accrescere con la noia di legger lettere di poco succo. Ma ritornato al mio debito, continuando di scriverli, doppo intesa la convalescenza, non mi par d'haver mancato mai et credo che sarà avvenuto a me quel che a lei, per la dilatione delli corrieri; in un mese, che noi ne dovevamo haver doi, ne habbiamo avuto un solo, il qual m'ha portato doi pieghi, in un de' quali era la sua del 23 decembre et nell'altro quella delli 6 gennaro.
La prima, io la veggo piena di molto giudicio in preveder li mali de' quali io ancora ho grandissimo timore et con tutto ch'ella, nello scrivere la seconda, tutta mutata fosse piena di speranza che il pronostico non dovesse riuscir vero, io nondimeno resto persuaso della prima, non potendomi capir nell'animo che li giesuiti, tanto gran maestri, habbiano fatto così gran salto di sonar alla guerra senza qualche dissegno che non possa esser impedito da chi s'accorge dell'error suo tardi; se ben non so se si debbi chiamar errore quello che pare, ma forse è fatto per necessità occulta agli altri, ma ben nota a chi l'assente; io mi ricordo di quel Romano, che solo sentiva la noia della sua scarpa. È savio, chi conosce le sue indispositioni, se le temporegia senza manifestarle et non fa mostra di sanità, perché non li riuscirebbe forse. Et li giesuiti non stanno attaccati a codesto regno per le radici fatte doppo il loro ristabilimento et per li favori del re, ma per più alte et più ferme, messe nelli tempi inanzi; le quali fu prudente consiglio, poiché non si potevano sbarbicarle, coprirle di terra; se mo' adesso germogliano, non si poteva impedir il pericolo. Et forse anco è meglio lasciarli le foglie che gettano, per timore che non ingrossino maggiormente il fusto.
Quanto a noi qui, non sentiamo che trattino alcuna cosa del loro ritorno in questo Stato. Non credo che per haverselo scordato, ma perché non hanno forse a segno tutti li pezzi per dar la batteria, la qual non dubito che non sij per succedere; ma se con quella faranno breccia o no, essendo evenimento futuro, resta posto nella buona volontà di Dio. Chi attendesse la loro onnipotenza et l'haver sempre ottenuto ogni dissegno, farebbe un pronostico; chi avertisse la resolutione che continua qui, farebbe il contrario. Alcun potrebbe, tenendo via di mezzo, dire che se le cose del mondo terminano in fumo, haveranno avantaggio, ma se ne riuscirà fuoco o fiamma, non farà per loro.
Il signor *Molino ha ricevuto la sua lettera et li è stata molto cara et li è piaciuto quello che del *Menino dice, per haver occasione di confortarlo. Adesso non è da temere che alcun di più cada, perché li aversarij hanno mutato opinione et vogliono mettere in total oblivione le cose passate.
È vero che il signor di Champigny4 hebbe qualche difficultà, non di riconoscere l'ambasciator delli Stati5 (et questo non si metteva in dubio), ma di honorarlo con la visita, il che era trattarlo di pari degli ambasciatori regij. Questa Republica l'ha conosciuto et trattato per tale et l'istesso ha fatto l'ambasciatore del re della Gran Bretagna. La difficultà di Champigny nasceva perché ne fu scritto di Francia che li facessi honor conveniente a principe di quella qualità, parole che si potevano intendere in diminutione et in aumento. È da scusare ogn'uno che non sa interpretar oracoli.
Mi par d'haver scritto un'altra volta a Vostra Signoria, esser stato certificato che il libro ▪De modo agendi Jesuitarum fu composto da un Carlo Perchinson, il qual ancora vive in corte del re della Gran Bretagna, ma non è mai l'opera stata data alle stampe; solo ne sono andati attorno alcuni essemplari manoscritti, per il che io ho deposto il desiderio di haverlo. Ma il *Muranese non mancherà del suo dovere.
Ritornando alle turbationi del mondo, quando la stagione non è da pioggia, le nuvole non pronosticano acqua. Questo secolo è una stagione di pace, però con tutte le provisioni io spero che vederemo resolversi ogni cosa in serenità. Non fu manco vicino alla rottura nel tempo che Vostra Signoria era qui, di quel ch'è adesso, quella si racconciò; si farà l'istesso adesso per mano del medesimo medico6. Ma se il mio pronostico non riuscirà vero, non saremo esenti di qua da monti, perché non manca chi mette conto la briga. Se li Spagnoli potranno, al sicuro vorranno l'Italia quieta, ma se altri potrà, a chi mette conto intorbidar l'acqua, succederà altrimenti.
Son restato pien di stupore per il giesuita che ha dimandato salvocondotto per andar in Inghilterra et maggiormente stupirò se gli sarà dato.
Quanti alli libri descritti nella polizza che Vostra Signoria manda, quelli sono molto buoni; ma non vedo che sia tempo di farli trapassare per una infinità di buone ragioni, et longo sarebbe scriverle. Io pensava di dover inviare a Vostra Signoria alcune Memorie7, le quali adesso sono tanto particolarizzate che son gionte alli cento fogli, et haveva da comunicarli il modo che non era sicuro metterlo in pericolo di esser palesato, ma lo stato delle cose presenti costringe a non ne far niente, essendo fatto tutto diverso da quello che prima era.
Il signor *Asselineau ha ricevuto quella di Vostra Signoria, ma non l'ho ancora potuto vedere, così per ricever la comunicatione delle cose scritteli da lei, come acciò mi legesse le copie ch'ella manda, le quali veramente sono di forma di lettere che ha bisogno di aggiuto. Non sarò più longo, ma facendo fine, a Vostra Signoria bascio la mano.
Di Vinetia, il 3 febbraro 1610.