1610-07-23.A Hotman J
Molto illustre signor colendissimo
La cattiva fortuna di perdersi non è avvenuta a quella di Vostra Signoria scrittami già tre mesi, ma alla risposta ch'io li feci. Non vedendo lettere da lei doppo la sudetta, andava giudicando che ciò fosse per haver lei mutato luoco, ma hora veggo dalla sua delli 10 che la mia littera non è capitata in mano; il che mi dispiace sommamente, in quanto m'habbia levato il piacere della communicatione con Vostra Signoria che quanto al rimanente la lettera non conteneva cosa di momento.
L'essecrabile accidente che ha troncato la vita al re, degno di viver eternamente, non ha portato solo danno alla Francia, ma all'Italia ancora, dove le cose sono in gran pericolo di terminare a fine abhorrito da tutti. Li Spagnoli che, vivendo il re, s'armavano se bene lentamente a diffesa, continuano ancor a farlo, et non con maggior celerità. Il fine loro non è di muover guerra, ma di intimorire il duca di Savoia et ridurlo a gettarsi nelle braccia loro1. Ma non comportando la raggione di prudenza, ch'il duca interressato credi quello et gl'altri credono si arma esso ancora et sollecita aggiunti di Francia li quali, se ben è incerto se gli saranno somministrati per assalire, non si dubita che li manchino per diffendersi2. Nelle private questioni occorre che alcuno assalisse con sola intentione di intimorire, il quale vien poi sforzato a passar li termini dissegnati et alle volte anco costretto a diffendere se stesso. È cosa molto difficile il prevedere dove debbino terminare questi principij, solo par verisimile che né il duca possi mai fidarsi de' Spagnoli, né essi di lui. Riceva quell'altezza li príncipi italiani che voglino assistergli ! Deliberatione molto ardua a quelli che desiderano la quiete d'Italia perché il negare par che sij darli occasione di gettarsi in braccio de' Spagnoli, il promettere sia un dar animo a lui di dar principio alle turbe, al che si vede molto inchinato, senza che vien anco messa in dubio la sua constanza, attesa la natura assai pronta a procedere nelli avvenimenti, anteponendo la raggione dell'utilità presente a tutte le altre.
Il papa ha li interressi tanto congionti con quelli di Spagna che non resta in dubio quel che sij per fare.
Questo principe nostro non può haver altro fine che la libertà d'Italia, sicome nelle altre occasioni ha sempre havuto, si arma esso ancora per raggione di buon governo vedendo armarsi li vicini, non usando maggior celerità che essi.
Io sento con grandissimo piacere che le cose nel regno di Francia passino a buon ordine et tranquillità et prego Dio che ciò sij perpetuo. Son ben in timore vedendo la potenza de' giesuiti in quel regno et considerando che, anco mentre il re viveva, ardivano di parlar seditiosamente. Essi sono gran maestri et haveranno gran tempo di seminare il loro diacatholicon3 non solo colorato di religione, ma indorato anco di doble spagnole, mezi molto potenti per vincere con questo li ambitiosi, con quello li superstitiosi, qual doi numeri detratti della somma, il rimanente resta molto picciolo. È cosa certa che ogni huomo opera per il riguardo del bene et che il bene de' giesuiti, sicome quello della corte romana, è incompatibile con quello della Francia: per questa fa la condordia delle due religioni, per loro la guerra tra quelle. Ma Dio soprastà ad ogni cosa, lo pregheremo ch'invij tutto a gloria sua. Poche volte li dissegni humani fortificano il suo fine, ma li divini sempre. Tenghi per verissimo che quei padri costì usino le solite prattiche, come Vostra Signoria mi scrive, et haverei gran desiderio, quando ciò fosse senza suo incommodo et di sua sodisfattione, che mi avisasse li particolari più notabili, il che non desidero per curiosità ma per qualche buon fine, et la prego farmi saper così li nomi delli padri che si ritrovano costì, come anco le operationi più memorabili.
Le cose di Giuliers4, per doppoi l'investitura concessa dall'imperator al duca di Sassonia5, havevano mutata faccia; è stato un gran tratto spagnolo il desinterressare la reputatione dell'imperator con metter il peso adosso ad un altro, et obligarsi quel duca, et metterlo alle mani con li altri principi. Però anco questo potrebbe tornare così in loro danno, come in beneficio, non apparendo come il duca possi mandar forze in cotesto paese, poiché con la presa del vescovato d'Argentina6, Germania resta divisa et li passi serrati et se haverà da servirsi di gente di Fiandra non mancherà materia di disgusti. Quando Dio vuol riformar il mondo suole metterlo prima in moto, ricercando la nuova forma et la materia si spogli prima della vecchia. Sia fatta la sua volontà. Io prego la maestà sua divina che doni a Vostra Signoria ogni prosperità, alla quale bascio la mano.
Di Venetia il 23 luglio 1610
Di Vostra Signoria molto illustre
Affettionatissimo servitore
f. Paulo da Venetia