1610-09-03.A Hotman J
Molto illustre signor colendissimo
Rendo molte gratie a Vostra Signoria per la compita relatione che mi da nella sua delli 21 agosto di quanto passa sotto Giuliers1. Qui in Italia restiamo con molta maraveglia della resolutione presa dalli diffensori di quella piazza, non havendo mai, né veduto a nostri giorni né letto in historia, che una fortezza fosse difesa quando non vi è chi vogli soccorrerla; se mò in quelli che si mostrano alieni da ciò non fosse qualche occulto dissegno. Et ci rende anco molta maraveglia che Leopoldo2 minaccia in Praga, che vorria racquistarla, et pur questo data al duca di Sassonia3 et con le altre attioni succedute è proveduto assai al sussiego austriaco.
Ma se le cose di Germania hanno dell'incertezza non però sono chiare quelle d'Italia manco a noi che le mangiamo. Si ritrovano li Spagnoli nel ducato di Milano molto ben armati, havendo quattro terzi di fantaria italiana ch'importano 12 000 soldati et 6 000 Tedeschi et 6 000 Svizzeri et domillia Valloni con la cavalleria di quel ducato et 600 cavalli borgognoni. Dall'altra parte, havendo il duca di Savoia ben munito lo Stato suo et proveduto di 17 000 buoni soldati che bastano assai per sua diffesa, oltre che ha mandato per condur 1 000 Svizzeri. Quello che li speculativi non intendono è che le genti spagnole non sono pagate, ma stano sopra le spalle delli popoli, li quali pagano ad ogni fante una lira di questa moneta al giorno, et ad ogni cavallo dua, con promessa però che quel che spendono li sarà racompensato nelle contributioni annue che doveranno pagare, il che ha essausto tutti quei popoli et, prolongandosi, li manderà in desolatione. La camera regia è affatto senza denari et questa militia, essendo morto il conte di Fuentes4, non ha capitanio atto a condurla et nessun sa congetturare in che maniera possi esser mossa et adoperata quella soldatesca senza denari et senza capitanio. Il verno è prossimo quando bisognerà prender risolutione o di invernare o di disarmare, questa sarà con total perdita della riputatione et quella con total rovina dello Stato. Il pontefice si è intromesso per accommodar queste differenze et afferma che le componerà, cosa ch'io credo fondata solamente sopra la fatalità, che pare vogli pace in Italia, che del rimanente le verisimilitudini sono in contrario, perché il duca dice apertamente che li ministri di Spagna insidiano alla vita sua et de suoi figliuoli. Li Spagnoli dicono ch'il duca habbia insidiato allo Stato loro di Milano et che vogliono assicurarsi di lui con haver le fortezze del suo Stato in mano et li fligliuoli in Spagna.
Non mancano alcuni che risolvono queste apparenze con dire che nel governo di Spagna non vi sia quella sedezza di già, allegando per argomento dei notabili accidenti avvenuti questi giorni. Il primo nell'abbocamento tra il conte di Benevento, già vice-ré di Napoli5, et il conte di Lemos6, venuto per darli cambio7, sono passate parole publiche di disgusto per li titoli et abbatimento di arme, tra il fratello del nuovo et il figlio del vecchio. L'altro che, morto il conte di Fuentes a Milano, è nata differentia tra il castellano et li Spagnoli del conseglio a chi dovesse toccar il governo dell'interregno, et ambo due le parti hanno fatti proclami l'una contro l'altra; le qual cose mostrano ch'il patrone non è rispettato, perilche dicono non sarà maraviglia alcuna se anco queste provisioni d'arme si dimetteranno venendo il verno senza ch'habbino fatto effetto alcuno. Altri aspettano un repentino accommodamento et che quelle genti siano voltate in Germania ma tuttavia ci sono le medesme cose, anzi maggiormente: il mancamento di denari, l'esser senza capitanio et la prossimità del verno. L'evenimento solo deciderà questa ambiguità.
Del rimanente, le cose passano molto quiete in Italia. Il pontefice desidera sopra muodo la quiete et attende al governo della persona sua et della casa, et quanto alla Germania, che là vi è poco da perdere per lui. Così Dio faccia che vi sia poco da perder in ogni altro luoco, il qual prego che mi doni muodo di poter esser servitor non inutile a Vostra Signoria, alla quale riverentemente bascio la mano et l'illustrissimo signor Lentio, il quale ho salutato per suo nome, li rende infiniti saluti.
Di Venetia li 3 settembre 1610
Di Vostra Signoria molto illustre
Affettionatissimo servitore