1610-11-23.A Groslot
[Al molto illustre signore colendissimo
Il signor dell'Isle]3
Molto illustre signor colendissimo
Al ritorno del signor ambasciator *Foscarini da Rheims, saranno, per quanto credo, state mandate a Vostra Signoria le mie che ella doveva ricevere se egli si fosse fermato in Parigi, havendo monsignor *Castrino, per l'aviso che mi dà, ricevuto il piego dove erano incluse. Per questo corriero ultimamente venuto, ho ricevuto quella di Vostra Signoria delli 27 ottobre et recapitato la allegata al signor *Asselineau, dal quale credo che Vostra Signoria haverà ricevuto lettere per alcuni delli corrieri ultimamente venuti. Egli è sempre stato in buona sanità et spesse volte ella è stata materia dei nostri ragionamenti.
Haverei ben havuto caro che ella havesse veduto il signor Agostin *Dolce, acciò egli venendo potesse anco portarmi a bocca nuove del suo buon essere, ma io mi contenterò dell'aviso che sopra ciò mi portano le sue continuate lettere, le quali sempre ricevo con augumento d'obligo.
Ho veduto con molto piacere la scrittura che ella mi manda in lode delli padri giesuiti, la quale veramente tocca particolari molto buoni: però l'▪Anticotone pare più penetrante et credo che con dificoltà alcuno arriverà a quel grado. Non so se queste scritture rallenteranno o conforteranno li fautori di quei padri. Osservo questa esser la proprietà della verità, che ostina più nei animi superstitiosi, et dubito che tra l'oppositione muova li potenti a favorirli con maggior efficacia. Insieme, resto ancora in qualche pensiero che essi, avvertiti, riduplichino le arti et opprimano li altri, incauti, quali, di qua a qualche poco di tempo, si scorderanno, ma nella memoria delli buoni padri resterà sempre fisso il pericolo et la volontà di vindicarsi del passato et securarsi per l'avvenire. Et, se non è che Dio nostro Signore vogli esso metter freno a quell'impudentia, l'opera humana la farà più tosto crescere che sminuire.
Se la regina non vuol saper più inanzi della morte del re, forse teme di non intendere cosa che fosse meglio non sapere et, se li giesuiti sono utili per le cose sue presenti, non mi maraviglierei quando si contentasse della ignorantia: in una parola, è fiorentina. In fine, qualche mutatione sarà perché la pratica presente non è buona.
Le cose di Germania, se ben paiono accomodate, però il non voler l'imperator licentiare le genti di possa et la perseverantia di Sassonia4 in voler parte nelli Stati di Clèves5, le differenze tra Neuburg et Deux-Ponts per la tutela, sono semenza di molte turbe.
Noi non possiamo saper per ancora quello che debbi esser in Italia. Si crede di doverlo intendere alla venuta del contestabile di Castiglia. Però sì come sono quatro mesi che crediamo di settimana in settimana esser chiariti et pur siamo più in tenebre che mai, così potrà essere che saremo anco all'hora. Quel ch'è in fatti: il duca di Savoia attende a rassegnar et aumentar le sue genti, le spagnole non diminuiscono, anzi col contestabile ne veniranno più di quante si credeva.
Il duca di Mantoa et qualche altro principe d'Italia sono in molta gelosia perché trattano li Spagnoli di comprar Castiglione da quel marchese6 (luoco situato tra Mantoa et Brescia, et anco a ricever buona fortificatione) et perché si sono impatroniti della rocca di Correggio et, se ben dicono di restituirla, non hanno ancora effettuata la promessa. In Venetia, li papisti et cattivi sormontano et s'avansano assai: cosa che fa dubitare molto. Dio però soprastà a tutte le cose et a noi convien contentarci di quello che sarà di suo santo beneplacito.
Salutano Vostra Signoria il signor *Molino et padre maestro Fulgentio7 et io li bascio riverentemente la mano.
Di Vinetia, li 23 novembre 1610.
f.588