1611-06-07.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Io stimo tanto poco le occorrenze che passano qui, che mi par sempre dover annoiar l'amico quando ne aviso alcuna; il che è causa che con gran difficoltà mi metto a scrivere, se qualche precedente lettera non me ne porge l'occasione. Questa è la vera causa per la quale restai da scriver a Vostra Signoria per quel spazzo, quando non ricevei di sue. Io non posso se non chiederne perdono, come faccio d'ogni mia attione con quale non li dia intiero gusto.
Ho ricevuto la sua delli 10 maggio, la quale mi ritiene tra la speranza et il timore intorno le cose di cotesto regno, al quale io non temo gran male dal papa -per esser da poco- né molto dal re di Spagna -essendo forse più minor che il re di Francia- ma ben grandemente dalla inestimabile malitia de' giesuiti. Fanno senza dubio molte delle loro pratiche ad istantia di quei doi, ma le peggiori et più scellerate per proprio moto. Ho gelosia non solo per costì ma anco per Vinetia, prevedendo che al sicuro, se non haveranno che far in altro luoco et volteranno tutti li suoi pensieri qui, sarà prattica di restar oppressi.
Con questo corriero è venuto nuova che un gentil'huomo si sia dichiarato della Religione et habbia occupato una città, che mi par cosa di notabil consideratione et, in ogni muodo, si dimostra esser principio di gran consequenza. Ma nell'assemblea4, spero sarà provisto ad ogni inconveniente.
Ho molte volte assicurato Vostra Signoria che le armi di Savoia non haverebbono altro fine che la desolatione di quel Stato. Adesso lo vediamo in effetto. Quello che dà maraveglia a qualche speculativo è che li Spagnoli habbino levata quella guarnigione che si ritrovavano in Savoia, con gran dispiacere et resistentia del duca. E pur la ragione haverebbe persuaso che egli ne havesse dovuto fare instantia et gli Spagnoli resistentia5.
Veramente è cosa grande che in ogni Stato li predicatori parlino contro il governo presente. Scrissi a Vostra Signoria quella di Napoli, qua ancora è avvenuto qualche inconveniente la quadragesima passata. Costì ancora, li giesuiti non cessano di parlar seditiosamente. Concludo che non si potrà levar l'abuso, lasciando la predica; il mondo si troverà in necessità di proveder alla predica medesma. Scrissi a Vostra Signoria d'haver veduto quel libro di Coqueo6 et non l'haver stimato, non perché le conclusioni non siano pernitiose ma perché sono trattate in maniera che persuadono il contrario a persone di cervello. Però quel libro non si vede qua, credo che siano chiari di non poter haver ingresso. Ma che ignorantia è quella di Fiorenza in favorire una tal dottrina, della quale doverebbe temer più egli che qual si voglia altro, essendo principe nuovo et occupatore di republica ! Certamente, par che Dio acciechi questi savij. A quel che Vostra Signoria m'adimanda, è verissimo che non li cardinali soli ma tutta la corte è stata gravissimamnte offesa, che il cardinal Doria7 si sia sottomesso all'editto contro Baronio, per la publicatione in Sicilia. Ma considerando nella congregatione che provisione s'haverebbe potuto fare, non è stato proposto altro partito, salvo che haver patientia.
Le cose di Praga, et dirò di tutta Germani, non posso dire d'intenderle se mi mutano d'aspetto ogni settimana8. In questo solo tengo ben con Vostra Signoria che, in qualunque muodo succedino, non passeranno con gusto della corte. Mattias è coronato non sapendosi però se egli governerà, o pur l'imperatore, né l'uno né l'altro. Li Spagnoli si trovano ben impediti et in fine forsi non haveranno fatto piacere a nissuno.
La nuova che nel collegio de' giesuiti di Praga fossero state trovate arme in buona quantità venne in questa città ancora et io fui curioso di saperne il vero, et ne scrissi all'ambasciator della Republica, dal quale hebbi risposta che non era vero. Così la fama qualche volta inganna. Fu ben vero che li giesuiti furono salvati dalli principali de' protestanti che s'adoperarono più di tutti a difesa della città : cosa che mi fa stupir da maraveglia.
Io ho letto tutto il trattato mandatomi da Vostra Signoria et non posso se non lodar intieramente la dottrina, essendo di punto in punto quella delli scritti nostri. Il signor *Molino et padre maestro Fulgenzio9 rendono infiniti saluti a Vostra Signoria et io bascio la mano.
Di Venetia, il 7 giugno 1611
Il papa pretende che sia sua una città di questo Stato chiamata Ceneda10 et, perché sempre è stata possessa dalla Signoria, ella adesso vuole esercitar secondo il solito. Il papa dice ch'è nuovità et che si tratti prima le ragioni et -se ben tratta con molta amorevolezza- sin hora qui non si vuole ascoltare, come veramente non si debbe metter in dubbio il proprio. Son in qualche pensiero che per ciò non possi seguir rottura.
Desidero sapere se la occupatione fatta da quel gentil'huomo nuovamente convertito sia a favore, o una trama delli avversarij per metter in cattivo concetto, come pur ho ragione grande di dubitare.