1613-04-09.A Groslot
[…]3
Molto illustre signor colendissimo
Ho ricevuto con aumento d'obligo, la Risposta sinodal parisiense4 insieme con la lettera di Vostra Signoria delli 8 marzo. Il libro mi è venuto in mano a punto in questi giorni vacui da negocij, onde ho havuto tempo di trascorrerlo immediate. Mi pare che, oltre li concetti sorbonici, vi sia anco dentro mano di un buon giurisconsulto et alcuni tratti mi rapresentano monsignor *Leschassier. Io stimo l'opera et veggo bene che l'autore, o li autori, direbbono più ma sono costretti dall'hipothesi a star dentro i termini. Quella mistura nel governo ecclesiastico di monarchia et aristocratia, mi par una compositione di olio et acqua che non possono mai mischiarsi insieme. Però, in questi tempi, non è poco che alcuni papisti non siano affatto giesuiti.
Sento grandissimo piacere che le cose del regno passino in quiete, tra tanto giongerà la majorità del re et, se qualche mancamento sarà occorso, potrà esser resarcito.
Per l'ultima mia che fu delli 26 marzo, scrissi a Vostra Signoria il dubio che io haveva di veder escluso *Barbarigo d'ambasciator costì. È fatto Piero *Contarini, nipote del vescovo di Padova et cugino di quel che è costì5. Dalle circostantie, Vostra Signoria giudicherà il rimanente. Solo, io li dirò che è da poco. Fra un mese, Barbarigo sarà eletto per Inghilterra. Sto in molta perplessità, divisando quello che si potrà fare per continuare la nostra communicatione et mi veggo con poca speranza di trovar buon mezzo, quando *Gussoni sarà in fine. Ma forsi piacerà a Dio di provederci qualche modo.
Non habbiamo in Italia di nuovo, se non che le cose di Mantoa sono accomodate. La duchessa vedova si è dichiarata non gravida et si è partita et il cardinale s'ha dato titolo di duca6. Adesso, s'attende a trattar il matrimonio tra esso nuovo duca et essa vedova. Il papa lo dispenserà, con l'esempio che già è dispensato il re di Polonia7.
In Roma, è successo che quel Marc'Antonio Tani8, camerier del papa con chi disnò il già arcidiacono di Vinetia quel giorno che la notte seguente morì di uscita di sangue9, è stato pigliato in disgratia dal pontefice et scacciato di Roma. Et pare che vi sia anco qualche disgusto del papa col cardinal *Borghese.
Tutti i pensieri di qui sono volti alle cose de' Turchi, i quali ingrossano tuttavia maravigliosamente et, quello che non è di poco stima, quel principe s'essercita quotidianamente in arti militari et mette in essercitio sino li vecchi bassà, in maniera che accende nella militia cuore incredibile alla guerra. Dissegnano di far mossa al taglio delle prime herbe di maggio. Non si vede che provisione possi fare l'imperatore. Li Ongari protestanto ricusano di voler difender la Transilvania, come non pertinente a quel regno. Li catholici si contentano di intervenir alla guerra ma domandano aiuto in denari, ricusando che in Ongaria entrino forze tedesche, anzi richiedendo che alcune guarnigioni, pur germaniche, postevi dalli passati imperatori, siano levate.
La lega catholica10 ha fatto la sua dieta in Francfort et tutta si è consumata in contentione di Magonza, Treveri et altri vescovi contro il duca di Baviera, perché esso, come capo della lega, riceve le contributioni et, con tutto ciò, alloggia li soldati sopra li vescovati et non nel suo. L'ambasciator spagnolo fa gente per la dieta imperiale di Ratisbona, argomento che pochi principi vi anderanno. Le cose paiono molto difficili da sviluppare: piaccia alla maestà divina che il tutto termini in sua gloria. Il papa invita con minacce la Republica a lega con l'imperatore et il fine è acciò che, offesi li Turchi, venga necessità di dipendere da Spagna. Li buoni qui vanno mancando et altri satiandosi delle controversie.
Li salutati risalutano Vostra Signoria et io li bascio la mano, raccomandandola alla divina protettione.
[Di Vinetia] li 9 aprile 1613