1607-09-04.A Groslot
Molto illustre signor mio colendissimo
Incominciarà questa mia da un'ammonitione a Vostra Signoria, che guardi molto bene quello che promette di me a cotesti signori, acciò non resti ella soggetta al pagamento. Quando fu qui4, mi riguardò con occhiali di molta benevolenza et affetione, dubito che li effetti non corrisponderanno al concetto che ha di me formato, e come mi dipinge agli altri. Già vego che a monsignor *Leschassier ella ha fatto gran' promesse et ha indutto quel signore a scrivermi et dubito che dalla risposta che le do non resti defraudato del concetto fatto di me per relazione di Vostra Signoria. Per ammonitione tanto basti che vengo a rispondere alla gentilissima sua delli 6 agosto.
Non è differente lo stato mio dal suo. Sono fatti ufficij et solleciti et frequenti per ritornare quella grandezza dove era prima, anzi per alzarla di più et anco di costì ne viene qualche parte. Con tutto ciò un'acqua turbata dalli venti, cessati quelli, anco si muove, tra ambe le parti passano simulati ufficij ma alle volte prorompono indizij di profondo sdegno. Il pontefice è mosso da un desiderio immenso di quiete, così per naturale inclinatione et per la memoria de' travagli passati come per quello che gli è suggerito dalli fratelli et parenti et insieme da qualche altro pensiero somministrato dalli ufficij de' giesuiti et di altri inquieti della corte. Alcune volte occorono cause di nuove controversie ma sino al presente presto et facilmente si sopiscono. A me conviene star molto avertito, non solo a non far nuovità alcuna, ma ancora non dar minima ombra, sì che mi è necessario avertir bene come procedo. Il che è causa d'andar ritenuto anco in quel pericolo di che monsignor Leschassier mi scrive. Dell'opera intermessa da monsignor *Casabona, ne ho sentito dispiacere, ma l'attribuisco a l'istesse cause per la violenza de quali ogni cosa va in sinistro5.
Il signor presidente *Thou corre la fortuna solita incontrare a tutti li scrittori nel suo secolo6. Nessun debbe scrivere pensando d'haver lode o ringraziamento dalla sua età. Si scrive per la sola posterità alla quale riguardando egli si può consolare dell'ingratitudine che li viene usata. Il mio Commentario o raccolta di memorie7 è ridotto a buon stato, ma conviene ch'io guardi, prima che lasciarlo uscir da me, ad alcuna delle cose di sopra accennate, et di questo parlerò con monsignor de Fresnes8 inanzi la sua partita, che sarà presto. Delli Discorsi9 mandatimi da Vostra Signoria, doi ne ho veduti già: quello di monsignor di Aix et l'altro del quale ella non mi scrive l'autore che però desidero sapere, imperocché se bene la conclusione è assai aerea e il medio del trattare sij pieno di translationi straniere però l'autore merita d'esser conosciuto. L'altro di monsignor di Grieus10 non mi è capitato in mano se non hora, lo vedrò. La risposta di monsignor Ribier11 non solo l'ho letta già molti giorni, ma anco tradotta in italiano a petitione del Serenissimo che avendo ricevuto gusto del discorso che li tradussi ha voluto aver in italiano ancor la difesa. Se Vostra Signoria ha memoria della stima ch'io feci del discorso, per significarli in che stima habbia la risposta non fa bisogno che li dica se non che è l'animo et lo spirito del primo, in maniera che monsignor di Ribier debbe ringratiare chi li ha dato occasione di fortificare così bene la sua fabrica.
Del nostro silentio, Vostra Signoria non si maravigli: nasce così perché habbiamo già esalata tutta la nostra virtù come anco perché habbiamo bevuto qualche opiata del vase che adormenta tutti12.
La pace delli Paesi Bassi13 siamo certi che non è conclusa. Li signori Sechini14, nostri amici, credono anco che non seguirà, io in contrario la tengo come fatta. Con tutto ciò non son di parer che sij per portar la guerra né qua né costà, se prima non saremo fatti più inetti di quello che siamo per amministrarla: al che c'inviamo costì con l'ozio et qui con la spesa infruttuosa, senza essere né in pace né in guerra.
Di Levante, alli giorni passati, habbiamo havuto il tentativo fatto sopra Cipro con tante forze, come se in quell'isola fossero solo mille persone et quelle adormentate. Li assalitori sono partiti con l'honore conveniente et con dar nome o di voler tornarci o d'assalir altri luochi de' Turchi. In quell'imperio moltiplicano così li cattivi humori che è necessario in breve ne segua una crisi, quale overo lo conduca al fine, o lo purghi di maniera che resti in maggiore perfettione che mai. È venuta una gran nuova di Polonia quale non scrivo per parermi troppo grande. Di Grigioni habbiamo un giorno buoni, l'altro cattivi avisi. Dio faccia che il tutto termini in bene, ma le cose sono assai confuse.
Io tengo desiderio grande di veder intiera la Prammatica di San Luigi15 et quando Vostra Signoria havesse mezzo di farmene haver una copia, se bene fosse scritta a mano, mi farebbe favore. E qui facendo fine, prego Dio che doni a Vostra Signoria ogni felicità, alla quale con riverenza bascio la mano. Il padre maestro Fulgentio16 li rende infiniti saluti.
Di Vinetia, il 4 settembre 1607