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1608-04-01.A Groslot

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Molto illustre signor mio colendissimo

Nelli mesi passati, che son stato senza lettere di Vostra Signoria, non son restato senza avvisi particolari dell'esser suo, communicatimi dal signor *Asselineau nostro, col quale spesso faccio mentione di lei. Intesi la sua indispositione et ne sentij dispiacer grande, restando però in certa speranza che fosse in beneplacito della Maestà divina renderli la santità.
Teneva il signor Asselineau che ella fosse per transferirsi alli bagni di Padova che sì come mi sarebbe stato di sommo piacere per poter servirla et godere la sua conversatione, così mi sarebbe dispiaciuto che havesse concepito speranza sopra la virtù di queste acque et sopra la sufficienza di questi medici, quali fussero in fine riuscite senza effetto.
Il caso occorso sopra la mia testa è passato, se bene qualche vestigij ne rimangono4, onde io lo reputo così niente come se non fosse occorso, solo ricevo in bene, per quanto mi tiene avvertito delli futuri pericoli, li quali sono molti, poiché persone di tanto potere et grandezza perseverano in macchinare contra la mia vita cose simili et anco più secrete nell'essecutione. Io però son risoluto di non darmene pensiero. So che ogni cosa è nella mano divina et che le potestà humane non vagliono contra quella, a quale quando piacesse dar tal fine alla mia vita, questo l'haverò per indifferente ma mi tenerò graziato da Dio, attesa la causa per la quale credo sij felicità il finire. Mi riconosco (come Vostra Signoria mi ricorda) debitore per li divini benefitij prestatimi in questo particolare et per quelli che mi dona quotidianamente pur in tal proposito et son prontissimo d'adoperarmi in quel quasi niente che vaglio. Ma le occasioni sono smarrite, dirò morte et sepolte, anzi debbo dirlo perché solo Dio (per quanto pare a me) può eccitarle, al quale se piacerà così, ho materia acumulata per lavorare et formare secondo le occasioni.
Son del parere di Vostra Signoria, non dover restare dal signor *Foscarini che non si faccia qualche buon principio et son più certo della sua sufficienza, però non convengo in quello che ella teme di mancamento da costì, anzi tengo per fermo che il mancamento sarà da noi tutto. Né conviene che Vostra Signoria faccia di noi giudicio per quello che ci lasciò, perché se ritornasse qua non ci conoscerebbe, tanto siamo mutati.
La Savoia è un paese pieno di monti, valli et recessi, più che il laberinto di Creta. Chi sarà quello che senza il filo et altri preparativi vorrà esporsi ? Delli Paesi Bassi, sono più giorni ch'io reputo non esserci fine di pace ma solo pretesto sotto quale sij un secreto trattato di mettere quelle provincie in diffidenza tra loro, facendole scuoprire ciascuna li interessi proprij et poco curando delli interessi delle altre; con che, parte con le seminate discordie et parte con li capi guadagnati per non dir comprati, restino vincibili. La lega fatta con loro dal christianissimo è stato un tratto molto magistrale.
Li fini del re d'Inghilterra, essendo quella maestà prudentissima, non sono così conosciuti. È comparso qui un libro che viene di quel regno5 et è lodato di troppo modestia. Martedì prossimo (li dirò questo, poiché siamo in Inghilterra) entrò in Milano il conte di Tirone6, accompagnato da cinquanta suoi archibusieri, incontrato et favorito singolarmente, poiché (cosa insolita farsi in quella città) fu concesso l'ingresso con le pistole et archibusi carichi. Si tiene che presto andarà in Roma, là aspetto qualche bel trattato.
Qui non habbiamo avviso che li preparativi de' Spagnoli sijno così grandi come costì si crede et io veramente ho opinione che si tengano per vinti sempre che li parerà, et per tanto habbino li loro pensieri volti altrove. Et per dir a Vostra Signoria quello che reputo di questo nostro mondo: egli è un infermo di molto tempo. L'infermità fu riputata incurabile, successe un poco di crise con che fu creduto che potesse guarire, li medici pensarono di curarlo con buoni cibi senza medicine, non atteso l'avvertimento d'Hippocrate che più s'offendono li corpi infermi quanto più si nodriscono. Se all'hora, secondo l'arte, fosse stato esseguito il buon documento che li morbi estremi vogliono estremi rimedij, forse si sarebbe fatto bene. Le occasioni sono precipitose, non bisogna far alcun fondamento sopra le passate. Nelle parti che già erano inferme il morbo ha preso tanto piede che è passato in natura, le neutre sono amalate et le buone indebolite. Si può dire, come il Comico: la salute stessa non può salvare questo corpo7. Non intendo però parlare di quello che possi essere nelli arcani divini ma per ragione humana non conviene sperarci.
Li giesuiti hanno fatto una congregazione generale in Roma, durata più giorni, con numero assai pieno de' loro, non ho potuto ancora penetrare cosa alcuna delle trattate con tanta secretezza sono negotiate. Tra altre sarà stato deliberato qualche male perché l'ultima loro congregatione fatta nel 1593, costò assai alla Polonia et più alla Transilvania et non poco alla Francia. Crederò che uno de' capi trattati ora sarà stato il suo ritorno in questo dominio, del quale non son senza qualche dubitatione.
La mia Relazione è in ordine, ma non comporta il tempo che si faccia cosa alcuna di proprio volere, è necessario ch'essa ancora aspetti occasione8.
Ho ricevuto molte lettere gratiosissime e dottissime da monsignor *Leschassier. Resto molto obligato a Vostra Signoria che sij stata mediatrice di farmi conoscere un gentilhuomo di tanta dottrina. Mi duole non essere in età più fresca che certamente non potrei contenermi di passar li monti, per conoscere di faccia tanti valentissimi huomini et vedere una volta un regno libero.
Li signori *Malipiero e *Molino tengono gratissima memoria di Vostra Signoria et hanno ricevuto per gratissime le sue salutationi et li basciano la mano, il che fa ancora padre Fulgentio9 affettuosissimamente, et io sopra tutti.
[Delle cose del mondo, se ben forse Vostra Signoria le saprà meglio che noi. In Germania, per la causa di Donavert10, si è restretta grandissima intelligenza tra li principi di quello Stato et gran parte delle città franche. L'arciduca *Matthias si è impadronito dell'Ungaria sì che non li resta altro che il titolo regio. Egli si arma et l'imperatore ancora, in maniera che se il moto non s'acqueta presto è necessario che segua una guerra et civile et familiare. Adesso noi, ch'avevamo gli occhi tutti volti alli Paesi Bassi, gli habbiamo rivoltati in Germania come a negozio di maggior stima. Le dirò questo particolare. Una persona (che Vostra Signoria può molto ben giudicare chi sij11) essendoli rimostrato che bisogna lasciar le cose leggieri et attendere alle gravi, quali sono le ungariche e germane, rispose: Là ci è poco da perdere. Resta che ci confermiamo nell'opinione della impietà et crudeltà de' tali.
Narrerò bene a Vostra Signoria un essempio non inferiore alli generosi dell'antichità. Giampolat, bassà di Alepo12, che per tre anni ha fatto la guerra alle forze del principe de' Turchi, hebbe pochi mesi sono una rotta dalle genti del Signore13, ma non tale che non havesse potuto con facilità rimettersi et rinovare la guerra più che prima. Con tutto ciò, sprovistamente partito dalla Soria, è andato in diligenza a Costantinopoli et senza haver trattato né fatto far parola alcuna, ha messo la sua persona in mano del Signore. Sì che l'essempio di Scevola non sarà unico.
Io non farei termine di scrivere, quando non havessi riguardo che troppo le son stato importuno, con che farò fine pregando Dio Nostro Signore che doni a Vostra Signoria il colmo delle sue gratie. ]14
Di Vinetia, il primo aprile 1608.

Da Roma scrivono alli suoi ministri per tutte le città che sijno avveduti che non si vegga libro alcuno contra Baronio, argomento che là vogliono fondare la loro monarchia temporale15.

 

1. Le nom et la signature du copiste, Jacques *Dupuy, apparaissent sur la page de titre du manuscrit.
2. La BnF conserve une autre copie [Italien 1440, p. 16-22] : De la bibliothèque de Mr le P. Bouhier, B44, MDCCXXI.
3. La copie ne comprend pas l'adresse.
4. Voir Notices historiques : •attentat de Santa Fosca.
5. Voir Notices bibliographiques : ▪Triplici nodo triplex cuneus, sive Apologia pro juramento fidelitatis, adversus duo brevia P. Pauli Quinti et epistolam Cardinalis Bellarmini ad G. Blackvellum archipresbyterum super scriptam, Londini, R. Barkerus, 1607. Le texte de Jacques 1er est rapidement traduit en anglais :"Triplici nodo, triplex cuneus", or an Apologie for the oath of allegiance. Against the two breves of Pope Paulus Quintus, and the late letter of cardinall Bellarmine to G. Blackwel, Imprinted at London by Robert Barker, 1609, puis en français : "Triplici nodo triplex cuneus", ou Apologie pour le serment de fidélité contre les deux brefs du pape Paul V et la lettre du cardinal Bellarmin n'aguères escrite à G. Blacwell, archiprestre, Leyden, J. Le Fevre, 1608.
6. Hugh O'Neil, comte de Tyron, est un noble irlandais catholique qui a combattu en province d'Ulster contre la couronne anglaise. Il a fini sa vie au service de l'Espagne et est mort à Rome, en 1616. Pierre *De l'Estoile : En ce mois [août 1608], parut un livret qu'on dit être de la plume du roy d'Angleterre, contre la fuite de trois seigneurs irlandais … lesquels, dans la crainte que le roy d'Angleterre ne purgeât l'Irlande des principaux nobles catholiques, s'évadèrent sur un vaisseau françois, vinrent en France où ils demeurèrent très-peu de jours, et passèrent en Flandres, où ils furent très-bien reçûs à la cour de l'archiduc. … ensuite il dit que c'est moins par un prétexte de religion que par la crainte de la justice qu'on auroit pû faire de leurs déportemens passés, s'étant rebellés contre leur roy, et livré leur patrie aux ennemis … (Mémoires-journaux, Paris, Didier, 1857, p. 471).
7. Allusion à Térence (190-159 av. JC) et à sa pièce Les Adelphes : Salus ipsa si cupiat servare hanc familiam non potest (4.7.43).
8. Voir Notices bibliographiques : ▪Histoire de l'Interdit.
9. Voir Notices biographiques : Fulgenzio *Micanzio.
10. Il s'agit de la ville de Donauwörth. Paolo Sarpi, Storia del concilio di Trento, lib. II : Mentre in Trento queste cose si trattano, il papa, ricevuto aviso dal cardinale Farnese e considerato con quanto poca sua riputazione un legato apostolico stava in Ratisbona mentre le sue genti erano in campo, lo ricchiamò: con lui partì un buon numero de gentiluomini italiani della gente ponteficia. Al mezo d'ottobre i doi esserciti si ritrovarono a Santhen tanto vicini, che solo un picciol fiume era in mezo tra loro, e così stando Ottavio Farnese, mandato da Cesare con le genti italiane e con altri tedeschi aggiontigli, prese Donavert, quasi sugl'occhi dell'essercito nimico, il quale, non avendo fatto alcuna impresa mentre s'era trattenuto in Svevia, se non tenere l'imperatore impedito, al novembre fu costretto d'abandonar quel paese per una gran diversione fatta da' Boemi et altri della fazzione imperiale contra la Sassonia et Assia, luoghi de' due capi protestanti, che si retirarono alla difesa delle cose proprie, lasciando la Germania superiore a discrezione di Cesare, e fu causa che alcuni prencipi e molte delle città collegate inclinarono ad accommodarsi con lui, avendo onesta cauzione di tener la loro religione. Voir Notices historiques : l'incident de *Donauwörth.
11. Il s'agit du pape Paul V qui est expressément cité dans la lettre 1608-07-08, avec reprise de cette citation.
12. Ali Zambollat, chef kurde, a été incité par l'empereur Ferdinand 1er à prendre les armes contre les Ottomans. En 1607, les armées ottomanes du sultan Ahmet 1er l'ont défait et chassé d'Alep. Ensuite, il est venu faire allégeance et demander pardon, ce qui lui a gagné le poste de gouverneur de la province, alors hongroise, de Temesvar ou Timişoara. En 1610, il est tué à Belgrade par le Grand-vizir Mourad. Dans sa lettre [1610-04-27 à Castrino] Sarpi évoque sa mort mais il la situe à Temesvar.
13. Suivant les usages du temps, il s'agit ici du sultan turc.
14. Passage absent des éditions de Polidori et de Buonaiuto.
15. L'édition Fontanini attribue à ce post-scriptum une autonomie propre et en fait une lettre IV, alors que l'édition Polidori le place en tête de la lettre suivante 1608-05-27 à Groslot.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
  • Jacques Dupuy1

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 766, f. 2v-3rv2.

Editions précédentes
  • G. Leti, 1673, lettres III et IV, p. 14-19 et 20-21,

  • G. Fontanini, 1803, lettre III et IV, p. 197-200,

  • F-L. Polidori, 1863, I, lettre XVIII, p. 44-47 (incomplète),

  • E. Buonaiuto, 1926, p. 194-195 (incomplète),

  • M. Busnelli, 1931, I, lettre III, p. 9-12,

  • G. da Pozzo, 1968, lettre III, p. 558-563.