1608-08-26.A Groslot
[Al molto illustre signore colendissimo
Il signor dell'Isle]3
Molto illustre signor
Io non credo che sij andata in sinistro alcuna delle lettere di Vostra Signoria né delle mie. Con tutto ciò, per ogni buon rispetto, ad uso delli mercanti, per l'avvenire farò menzione dell'ultima mia et della ricevuta della sua. L'ultima mia fu col corriere che partì il 5 del presente et quella di Vostra Signoria a cui hoggi rispondo, è delli 28 luglio, dalla quale io vego ch'ella ci reputa quelli ch'eravamo quando venne qua. Ma, a guisa della luna, habbiamo fatto gran mutatione: dormono quelli che vegliavano et, reputandosi posti in sicuro, trascurano ogni cosa. Nissun cura quali possino essere nel tempo futuro le massime con quali hora si governa, purché servano all'otio presente. Non è già che non si desideri sicurtà maggiore di quella che si gode, purché potesse venire senza nissun sospetto et non so anco se tale fosse facilmente ricevuta, che non fusse rifiutata sotto titolo di novità. Insomma, qui si vive con esempij, non con ragione4.
Lo Spagnolo già tante decine d'anni è restato in Italia quieto, se per l'avvenire debbia continuare nella stessa maniera, è problema. Par verisimile che operi come ha già operato, par anco probabile che vogli veder l'altra fortuna. Ogn'un crederà secondo il suo affetto, noi, desiderosi di quiete, fermiamo qui la nostra credenza.
Delli Stati5 e del loro valore ho honorevolissima opinione, non però senza timore che le arti et la costanza delli loro nemici non li riducano in qualche mala conditione, né la speranza nelli vicini è tanta che contrapesi questa dubitatione. Non tutti però hanno questa opinione, perché le cose lontane paiono sempre più picciole.
Li avvisi che Vostra Signoria dà al signor *Molino et quelli che aggionge nella mia, intorno don Pietro di *Toledo, sono conformi ad altri che vengono di costà et tutti mostrano che le arti sono ben conosciute. Con tutto ciò io credo ch'egli habbia altre cose da negotiare col re et molto più con altri personaggi, né mi posso credere che dove hanno le mani così gran maestri come li giesuiti, possi restar l'opera senza frutto. Vero è che Dio rende pazza la sapienza moderna, ma noi non sapiamo se il presente sij il tempo del suo beneplacito.
L'armata spagnola, che veramente è potente, ci ha tenuto e ci tiene tuttavia sospesi. Qua, già un mese, uscì fama che ella fusse per andare all'Arachia6, dove Vostra Signoria dice, et alcuni delli vascelli, per fare credere questo, velleggiarono verso ponente, ma, dall'altro canto, quelli che portano la munizione, le armi et li istromenti da fortificare, si sono accostati al levante. Non ardisco affermar niente, ma ben inclino a credere che non andaranno all'Arachia, ma in luogo peggiore per noi et fossero per havere felice successo li loro disegni, imperocché insieme anco credo che resteranno senza frutto.
Di Boemia et Ongaria habbiamo che le cose non sono nella quiete che pareva. Si fanno al certo genti, a piedi et a cavallo, per l'imperatore. Mattias in Ongaria non ha tutta quella facilità che si credeva, tutti sono in sospetti. Io, tenendo per fermo che tanto moto non è dissegnato senza li giesuiti, né vedendoli ancora comparir in questa scena, non credo che siamo alla catastrophe ma forse solo al principio della favola. Il legato *Mellini7 è in Praga et vuol fermarsi quivi, se bene non piace questo molto all'imperatore.
Li príncipi di Germania fanno varie et frequenti adunationi, né si vede perciò effetto. Il mondo al presente è così inclinato alla pace, che se io vedessi doi esserciti a fronte con le picche basse et fuoghi alli archibugi, pronosticarei che dovessero ritirarsi ambidua a casa. Habbiamo veduto occasioni di guerra tanto grandi tornate in pace, che bisogna credere non potersi rompere se non per occasione di contrario.
Ho mostrato a monsignor *Asselineau la scrittura della mia Relatione, acciò egli testifichi a Vostra Signoria in che stato è8. La risalutano il signor *Malipiero ed il padre Fulgentio9. Le dirò, di nuovo, che quell'altro Fulgentio cordelliero10 (il quale ha ripreso li vizij della corte romana, come Vostra Signoria sa, et da loro è stato perseguitato questi dua anni) finalmente, sedotto da loro, partì di qua il dì 8 di questo, furtivamente, inviato verso Roma, dove presto giongerà, et essi piglieranno in spalla la pecora smarita et faranno la festa in forma. Le persuasioni sono state fatte con doble di Spagna11, che sono state viste in buon numero. Che cosa sarà dunque impenetrabile a queste, che hanno penetrato la povertà, la nudità et lo sprezzo del mondo ? Vostra Signoria tenga per fermo che in Italia sono molti hipocriti, et non si maravigli (come fa nella sua) che veduto il lume habbino chiusi gli occhi, ché li hanno sempre havuti chiusi al vero ed aperti all'interesse. Et quando mostravano di veder, meno vedevano. Il pensier romano è d'haver tutti ad uno ad uno12 : et di me, si lasciano intendere che mi haveranno morto, ma questo non si farà senza Dio, et forse li farò più danno morto che vivo.
Intendo che quelli della Religione faranno la loro congregatione. Quando sarà tempo, desidero saper le cose trattate. Et qui facendo fine di scrivere, ma non di riverir Vostra Signoria, le bascio la mano, pregandola far le mie humili raccomandationi alli signori miei il presidente di Thou13, *Gillot e *Casaubona.
Di Venetia, il 26 agosto 1608
Di Vostra Signoria molto illustre
divotissimo servitore
fra Paolo di Venetia