1608-09-16.A Groslot
Molto illustre signor
Hoggi l'angustia del tempo mi farrà esser breve contro il mio volere. Ho ricevuto per questo spazzo dal signor ambasciator il libretto delli arcani de giesuiti4, il quale non mostrerò se non a persone fidate, l'ho transcorso et mi è parso contenere cose così esorbitanti che resto con qualche dubitatione della verità. Quegl'huomini sono scellerati certo, ma non posso restar senza maraviglia, come tante ribalderie fossero tolerate dal mondo. Al sicuro, di tali noi non habbiamo sentito odore in Italia: forse altrove sono peggiori; ma questo sarebbe con molta vergogna della natione italiana, che non cede a qual'altra si voglia.
Il registro delle lettere passate tra quel gentilhuomo5 et li padri di Ferrara sarà in mia potestà. È cosa assai longa perché è negotio continuato per quattro mesi, con varij et notandi particolari. Come ritorna il mio giovane, che scrive, darò principio a farlo copiare per mandarlo a Vostra Signoria, che è cosa degna, ma un estratto delle cose principali non haverà tanta fede, che con tutti li particolari. Si vederà da ogn'uno la verità apertamente.
Lo stato delle cose di Germania è tale che doverebbono risentirsi, se non fossero come noi. Convien dire che l'ira di Dio sij ancora accesa, poiché si vede tanta cecità nel mondo.
Ho admirato l'artificio spagnolo nel trattare col Christianissimo, che le risposte savie del re, essendo consuete a lui, non mi sono parute nuove. Habbiamo aviso che havendo li ministri di Spagna proposto per risolutione del suo re, la pace con conditione di non navigare alle Indie et di admettere la religione romana per tutto6, sijno stati licenziati dalla trattatione, ma che essi habbino dimandata nuova dilatione et sij stata concessa: per il che anco si sij spedito corriero espresso in Spagna. Temo da questa longa trattatione, perché quei popoli sono troppo aperti et hanno a trattare con nimici troppo artificiosi. Habbiamo anco aviso che andaranno li Spagnoli all'Arachia con tutta l'armata, ma che la truoveranno ben provveduta; et perché essi mandano tal aviso, credo che habbino deliberato il ritorno prima dell'andata.
La richiesta fatta dalli canonisti al clero mi pare una schiocchezza et però temo che non s'introduca: perché quella è una dottrina per corrompere d'avantaggio ancora la Chiesa gallicana, che sola fra le romane serba qualche vestigio dell'antiqua libertà.
Il baron di Dona, cavalliero compitissimo, fu qui et io ho goduto con molto piacere qualche volta la sua conversatione7. Credo che all'arrivo di questa sarà costì: per il che rimando la lettera a Vostra Signoria.
Resto indicibilmente ubligato alla gratia di monsignor *Aleaume, che s'offerisce farmi così gran favore. Prego Vostra Signoria ringratiarlo per mio nome affettuosamente, che io li resterò sempre devoto et desideroso di farli cosa grata. Nel fine della sua lettera, Vostra Signoria fa scusa con me, quale io doverei far con lei, perché scrivo senza nissuna osservatione il mio concetto, come le parlerei a bocca. Ma costumo così, perché a punto le lettere familiari vogliono uscire dall'animo senza affettatione.
Ella haverà inteso la partita di qua di fra Fulgenzio minorita8 et come a Roma sij stato ricevuto con favori grandi. Io confesso di non intendere la loro politica. Può essere che la ragione vogli che così procedino, ma io son cieco per poter vederla9. Vostra Signoria è risalutata dalli signori *Malipiero et *Molino et dal padre maestro Fulgentio10 ; insieme con quali io li bascio la mano.
Di Vinezia, il 16 settembre 1608
MV