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1608-11-02.A Castrino

All'illustre signor mio colendissimo monsignor2

Monsieur,

Il corriero, havendo lasciato il piego del signor ambasciatore in Lione, m'ha fatto ricevere quella di Vostra Signoria delli 8 ottobre solo il 9 del presente, 15 giorni doppo il dovere, privandomi del piacere che sento leggendo le sue. Io mi sono sempre riso, da 18 mesi in qua, quando s'è detto che li Spagnoli fossero per concedere la sopranità alli Stati3, facendo con loro la pace. Molto più rido al presente che sijno per concederla facendo la tregua4. Non si tratta per loro la sola cessione di Zelanda et Olanda con le altre Provincie Unite, ma ancora di tutti li altri Stati di Germania inferiore, et de' Valoni, i quali quando vedessero che li Stati uniti con la guerra as'havessero liberato dalla sogiettione, come non sarebbono senza giuditio, se non li imitassero ? Et bell'esempio sarebbe per loro che li Olandesi et confederati, per far guerra contro il prencipe havessero acquistato la libertà, et essi per fare guerra a favor del prencipe una maggior servitù, né potrebbono li Spagnoli tenerli per forza, essendo le città et fortezza di Artois et altri paesi in mano delli popoli, et le guarnigioni dipendenti da loro. Ho sempre creduto che meno li Holandesi vi havessero speranza et che il trattato di pace sij stato, principiato et continuato per pretesto di riposo de ambo la parti et che adesso sij in campo quello della tregua per l'istesso rispetto o per qualch'altro simile, nessun intende qua la causa perché il presidente Janin5 s'affatichi tanto in questo negotio, et veramente è cosa che il tempo solo la può chiarire, non essendo verisimile che quel signore di tanto giudicio speri che la proposta si possa effettuare. Li avisi che noi habbiamo dalla Haga, seben posteriori alle lettere di Vostra Signoria, sono conformi a quello che ella scrive. Ma in questo, quelli di Vostra Signoria avanzano che sono particolarizati et mi fanno intendere benissimo le divisioni che nascono in quella reggione. Dio non voglia che que' popoli si separino di consegli, come le cose accennano, ché senza dubio ruineranno. Dio soprasta ad ogni conseglio et dissegno humano, et spesso per mezo di noi stessi conduce le cose a termine contrario al dissegnato da noi, come mostrano li moti di Germania, dove li padri6, buoni pescatori, hanno intorbidato l'acque per altri et vorrebbono adesso essere a principiare.
Io non vorrei che Vostra Signoria usasse né fretta né fatica intorno a provedere li libri et scritture de' quali trattai con monsignor dell'Isle7 ma il tutto facesse con opportunità, il che anco scrivo al sudetto signore. Il certo timore delli secreti artificij et arcani di quella Compagnia mi fa cercar di provedermi alla diffesa, per quale credo dover esser utile non solo la cognitione delli arcani loro et dissegni, ma ancora delle attioni le quali credo sijno in cotesto regno molte et grandi et di consequenza. Havrei molto caro di sapere se in Pariggi esercitano l'insegnare et che copia di scholari hanno et di che qualità8 ; il simile anco quanto al collegio della Flesche9 et delli altri che tengono nel regno; et se alla giornata fanno qualche atto memorando, mi sarà molto caro haverne parte.
Vostra Signoria mi nomina il figlio di quel grand'Ottomano10, benissimo conosciuto da me, non solo per il Brutum fulmen11, ma molto più per altre opere dottissime di giurisprudenza, al quale figlio io son servitor di longo tempo, havendo veduto alcune scritture nelli tempi turbati di cotesto regno, che li dicevano sue et mostrano bene la heredità paterna, et ultimamente per raggionamenti havuti di lui col signor *Biondo et per un libreto12 che mi diede dal quale scorgo il pio animo di cotesto signore et l'inclinatione che tiene alla concordia. Io li resto ubligato molto per l'affettuosa benevolenza, che mi porta, et desidero con ogni intensione d'affetto d'esser conservato nella sua buona gratia, pregandolo darmi qualche occasione dove possi implicarmi in farli cosa grata. Il Brutum fulmen fu et è molto stimato in queste parti per il che ne venero molti esemplari, et io ne ho uno che mi è carissimo, rendo però molte gratie a quel signore per la cortese offerta, la qual riceverrei con molta gratitudine quando già non l'havessi; ma havendone uno non è bene che si privi del suo.
Mi nomina Vostra Signoria il ritratto in rame del re della Gran Bretagna et mi pare che dica mandarmelo, non so se habbia ben inteso, ma per questo spazzo non l'ho ricevuto. Prego Vostra Signoria far li miei basciamani al signor Ottomano et rendermi con l'intercessione sua degno della gratia di lui.
In Italia non habbiamo di nuovo, salvo il matrimonio tra l'arciduchessa sorella della regina di Spagna et il principe di Fiorenza13 celebrato con concorso grande della nobiltà italiana.
Dell'armata spagnuola non possiamo dir altro doppo che si è partita per non esser ancora gionta a Napoli quella parte che debbe svernar in quel regno. Il silentio tenuto dalli Spagnuoli in questa parte dà inditio che non sij per venir molto all'ordine. Ma di Costantinopoli le nuove sono molto importanti poiché il Transilvano et il Vallaco si sono accomodati sotto li Turchi con le conditioni che erano inanzi la prima ribellione di servire quell'imperio contra qualonque. Il Bassà ritornando di Soria ha rotto et disfatto li ribelli che erano in Caramania14 et quelli di Natolia vedendosi venir incontro un esercito vittorioso et a spalle un altro che viene da Costantinopoli si sono disciolti et fugiti alle montagne dove anco sono seguitati senza speranza che più si possino ridur insieme.
Sono anco arrivati ambasciatori del Persiano a dimandar la pace la quale ancora si dà per conclusa con li Ongari, laonde le cose di quell'imperio, che erano da alcuni stimate in deggiettione, si veggono nello stato suo et ci metterebbe gran timore quando l'haver intermesso già molti anni le armate maritime (le potenti dico come solevano fare) non ci rendesse sicuri che l'anno seguente non potranno per mare far impresa notabile.
Le cose di Germania s'avisano nell'istesso stato: quell'imperio è tardo al moto et non facile alla quiete, onde se non si sopiscano questi principij, di là si può temere qualche nuovità.
Non ho havuto tempo di avisare queste cose a monsignor dell'Isle nelle lettere che le scrivo, prego Vostra Signoria fargliene parte et qui fermandomi di molestarla più longamente. Le bascio la mano et insieme al signor *Hotmano.
Di Vinetia, il dì 2 novembre 1608
Di Vostra Signoria

Affettionatissimo servitore
F. Paulo di Vinetia

 

1. La BnF conserve une copie de cette lettre : ms Italien 2061, f. 4r-8r.
2. Le nom est illisible. Par ailleurs, au dos du pli, une main anonyme a noté : Fra Paolo.
3. Ce terme traduit les Staten generaal ou Etats généraux qui sont l'expression de la souveraineté des Provinces-Unies, créées en 1579 par l'union d'Utrecht, et qui vont perdurer jusqu'en 1795. Sous la plume de Sarpi, c'est un équivalent à la Hollande anti-espagnole.
4. Voir Notices historiques : la •trêve de Douze-Ans.
5. Voir Notices biographiques : Pierre *Jeannin.
6. Il s'agit des jésuites.
7. Voir Notices biographiques : Jérôme *Groslot de l'Isle.
8. Quand il aura cette information, Sarpi la commentera dans sa lettre 1609-02-17 à Groslot.
9. Après leur expulsion en 1594, les jésuites sont réhabilités par le roi sur intervention de son ami Fouquet de la Varenne, seigneur de La Flèche. L'édit de Rouen du 3 septembre 1603 autorise le retour en France de la Compagnie de Jésus qui récupère ses treize établissements d'enseignement. Allant plus loin, Henri IV cède son château royal ou Château Neuf de La Flèche pour que les jésuites y créent un collège qui porterait le nom de Collège du roi Henri IV et qui, outre le programme traditionnel des humanités, devait constituer une véritable université, avec enseignement du droit, de la médecine, de la philosophie et de la théologie.
10. Voir Notices biographiques : Jean *Hotman (1552-1636) fils de François *Hotman (1524-1590).
11. Ouvrage paru anonyme, Brutum fulmen papae Sixti V adversus Henricum,... regem Navarrae et... Henricum Borbonium, principem Condaeum, una cum protestatione multiplicis nullitatis, Lione, Prætsius, 1586, 234-14 p. et table.
12. Jean *Hotman, Deux advis par souhait pour la paix de l'Eglise et du royaume, publié ensuite dans les Opuscules françoises, Paris, Vve M. Guillemot, 1616 et 1617.
13. Le prince héritier du Grand-duché de Toscane, Cosme de Médicis (1590-1609-1621), épouse en 1608 Marie Madeleine d'Autriche (1589-1631), sœur de la reine d'Espagne.
14. La Caramanie ou émirat de Karaman a été annexé par les Turcs ottomans en 1483. Ce territoire montagneux contrôle le passage vers la Syrie, d'où la richesse de ses revenus douaniers.

Type scripteur
  • Autographe

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • F. Paulo da Venetia

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 111, f. 8r-9v1.

Editions précédentes
  • M. Busnelli, 1931, II, lettre II, p. 5-8,

  • M. Busnelli, 1986, lettre II, p. 62-66.