1608-11-25.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Ho ricevuto insieme le due di Vostra Signoria delli 17 et delli 30 ottobre, sì come ella ha previsto che doveva succedere; alle quale rispondendo a passo a passo, dirò prima, quanto al libro De studiis jesuitarum4, che essendo essi sottilissimi maestri in mal fare, è cosa credibile che le arti loro sijno varie, come varie le regioni dove trattano: per il che, se bene rispetto alla loro conversatione in Italia si possi credere che non passino tanto oltre nel mal fare, tuttavia li tengo per huomini che, se il loro bisogno portarà, sijno atti a far cose peggiori ancora. Ma se l'autore del libretto confirmarà quanto dice con riscontri che facciano apparire la verità manifesta, sarà beneficio universale.
Ho ricevuto li Plaidoiers5 di Dollé, Mesnil et Arnauld, che mi sono stati gratissimi non havendoli più veduti. Le franc et véritable discours6 l'ho veduto et l'ho appresso di me di già; sì come anco le suppliche delli giesuiti fatte al re et l'Apologia di *Richeome7 che mi pare a punto una risposta dell'oracolo per la sua ambiguità et altre loro difese. Resto molto obligato a Vostra Signoria per tante fatiche fatte a mio beneficio et mi duole non valere per ricompensare qualche particella. Credo che il libro di Elia Assemulero8, per quanto intendo, sij assai grande et pertanto difficile da passar qua: non vorrei che Vostra Signoria se ne pigliasse troppo fatica. Quello dell'Anglese9 è ben degno (come giudico) per quale si usi qualche diligenza. L'Apologia per Castel10 bisogna bene che sij una impertinenza: so che di là non si può imparar cosa buona; né io dimandava se difende il fatto o vero il diritto, salvo che per sapere sin dove gionge la temerità di questi nuovi santi. Mi piace di saper l'autore, se bene non dubito, che dalli giesuiti venga il principio del moto. Da monsignor *Aleaume, non vorrei favore con tanto suo incomodo, copiar di sua mano l'Astronomicon celeste11, so che sarebbe fattura di molto tempo et di molta noia, essendo opera dove intervengono numeri et figure. Non mi convien in modo alcuno che per mia causa quel signore faccia così grande et noiosa fatica, et consumi tanto tempo che so per le occupationi sue esserli prezioso. Io ricevo il favore per compíto, vedendo sola la volontà, che sarei assai impertinente quando accettassi l'effetto con tanto incomodo di persona qual debbo riverire et alla quale vorrei dar parte del mio tempo, che so sarebbe meglio usato che da me, non che levarli il suo. Prego Vostra Signoria ringratiarlo affettuosamente per mio nome et pregarlo insieme a farmi gratia solo di quello che può far copiare per mano altrui et restar di occupare sé stesso nel rimanente.
L'assemblea tenuta costì ha operato molto col conservare le cose senza deterioramento: non si può in questi tempi far cosa di meglio. L'ellettione delli doi deputati mostra che delli sei sijno stati accaparrati li megliori, purché ciò non sij fatto a studio per questa volta, acciò riesca più facile altrimenti un'altra. Ma per tanto passeranno li doi anni et forse lo stato delle cose sarà megliore.
Dopo la partita di Vostra Signoria, ho ricevuto sempre lettere di monsignor *Castrino, il quale mostra nello scriver suo esser persona di sapere et giudicio esquisito et io tengo molto obbligo a Vostra Signoria, oltre tanti altri, per havermi fatto conoscere un tal gentilhuomo.
Delle cose nostre et vostre, dirò in una parola che quel che succede, tutto a favore dell'impietà, non ci debbe dar gran maraviglia, perché è predetto dallo Spirito divino et si effettua per adempire quella santa providenza: dobbiamo compatire a chi è cieco, se bene per sua colpa acciecato. Ho osservato in tutte le cose mondane che nissuna cosa più precipita nel pericolo, quanto la troppa gran sete di allontanarsi da quello. Credo che il nostro male sij questo et ne temo qualche sinistro successo, la troppa prudenza riscontra in uno con l'imprudenza stessa. Odo Vostra Signoria dire che ciò tocchi anco a noi et lo confesso. Dico nondimeno che noi questa causa fa restar dal bene ma non induce al male et opera più in voi, quali spinge alla ruina et propria et degli amici. Se succede che facciate anco questo anno altretanto male quanto faceste già duo, io resterò attonito; ma confido a Dio che non succederà. Le cose di qui vanno molto male perché li avversarij ci tengono svegliati alquanto et meglioreremo di sanità, se continueranno facendo così. Da qualche tempo in qua ci è più tosto avanzo.
Nel mio particolare, molto son occupato in una vanità che è di guardarmi et ne ho poca colpa, imperocché io rimetterei facilmente il tutto in Dio, quando le prediche fattemi dagli altri non mi sforzassero a pensarci. Ma è cosa grande che venghi tentato sino di penetrarmi in camera: stupisco la diligenza et l'accuratezza. Già quindici giorni, in Roma, la corte andò nel palazzo delli Colonna a prendere il Poma12, qual si difese et ne successe la morte d'un birro et ferite d'altri, et insieme fu esso Poma ferito nel ventre et un suo figlio nella coscia. Stanno hora prigioni, parlandosi variamente. Io non posso intendere questi misterij: è necessario che qui sij occulta qualche arte, né so veder quale.
In quello che mi dice dell'instruttione del Delfino, delli quattro nominati, non dirò delli doi intermedij de' quali non ho informatione, ma il primo credo che sappia poco, il quarto troppo; né credo mai che li giesuiti, senza quali non si verrà a tanta deliberatione, sijno per consentire. Pare che troppo si tardi, mentre che il tempo scorre, ad una cosa di tanto momento quale è dar forma a chi doverà portare una tanta mole.
Non so se Vostra Signoria sappia che a Roma hanno deliberato et scritto a tutti li inquisitori per Italia, che sijno avvertiti se capiti cosa alcuna scritta fuori contro Baronio13 et attendino che in Italia non sij scritto: anzi, così religiosamente vogliono sostentare la riputatione di questo scrittore, che non permettono divulgarsi certi discorsi fatti in Spagna per difendere che san Giacomo habbia predicato in quelle regioni. Sarà quell'autore diffeso con griffe et con denti et dove non valerà l'arte, implicheranno in difesa la forza, anzi la rabbia. Non consigliarei alcuno a trattar tal argomento, ma più tosto a dire le cose stesse sopra altro soggietto per instruir quelli che sanno che è vano lo scrivere per li sedutti: conviene più attendere al modo di insinuarsi a farli leggere che ad altra cosa. Ma in tutte le cose l'occasione è il principale et fuori di quella tutto si fa non solo infruttuosamente, ma anco con perdita. Quando Dio ci mostra l'opportunità, dobbiamo credere esser sua volontà che s'adoperiamo, quando no, che siamo aspettando con silentio il tempo del suo beneplacito.
Quel registro delli giesuiti è stato tanto desiderato che prima di poter tornare in mano del padrone ha camminato per molte altre: come egli lo ricupera, io lo haverò et Vostra Signoria ne riceverà parte. La prego scusare la tardanza.
Ho inteso l'indicibil danno che cotesto fiume ha causato14 et insieme ho saputo che se bene Vostra Signoria non è stata esente, però non l'ha sentito grande. Ne ringrazio la Maestà divina, che, se ci flagella, non ci mortifica. Spero che donerà a Vostra Signoria anco maggior gratie, sì come la prego continuamente.
Li avisi che di Ongaria ci vengono, portano nuove non molto a proposito per la grandezza di Mattias, il quale se haverà quel regno, ciò sarà più di nome che altrimenti. Già sono risoluti di eleggere il palatino, prima vogliono che le fortezze habbino capitanio et presidio ongaro, che li ecclesiastici sijno esclusi dal governo politico, che li giesuiti escano dal regno et, quello che più che tutto importa, essere protettori dell'Austria. Bisogna ben dire che quantunque delli moti eccitati da queste furie alcuno riesce a loro voto, molti anco li tornano tutti in capo. Se la cosa di Donavvert sarà vera, che qua per ancora non ci è questo avviso, essa ancora susciterà qualche altro inconveniente.
Non m'avvedeva che passo li termini dell'honesto in occuparla, però farò fine et li bascio la mano, il che fa anco maestro Fulgentio15.
Di Vinetia, il 25 novembre 1608
1. Le nom et la signature du copiste, Jacques *Dupuy, apparaissent sur la page de titre du manuscrit.
2. La BnF conserve une autre copie [Italien 1440, p. 99-108] : De la bibliothèque de Mr le P. Bouhier, B44, MDCCXXI.
3. La copie ne comprend pas l'adresse.
4. Jacob *Gretser, Relatio de studiis jesuitarum abstrusioribus, Nunc in gratiam prædicantium luteranorum, Ingolstadt, Adam Sartorius, 1609.
5. Louis Dollé, Plaidoié … pour les curez de la ville de Paris … contre les Jésuites, Paris, Mamert Patisson, 1595. Baptiste du Mesnil (1517-1569), Plaidoié de feu M. l'advocat Du Mesnel, en la cause de l'université de Paris et des Jésuites, Paris, Abel L'Angelier, 1594. Antoine Arnauld (1560-1619), Plaidoyé de M. Antoine Arnauld, advocat en parlement, et cy devant conseiller et procureur general de la defunte royne mere des roys, pour l'Université de Paris, demanderesse, contre les Jesuites, defendeurs. Des 12 et 13 juillet 1594, Paris, par M. Patisson, 1594, in-8°.
6. Antoine Arnauld, Le Franc et veritable discours au roy, sur le restablissement qui luy est demandé pour les Jesuites, [s.l.], [s.n.], [s.d.], 123 p., in-8.
7. Louis *Richeome, Expostulatio apologetica ad Henricum IV,... pro Societate Jesu infamosum libellum qui "Ingenua et vera oratio" et in alterum qui "Catechismus Jesuitarum" inscribitur, tum a R. P. Lud. Richeomo,... gallice data, tum a P. Andrea Valladerio,... latine facta, Lugduni, H. Cardon, 1606, pièces limin., 628 p. et la table, in-8°.
8. Elias *Hasenmüller, Historia jesuitici ordinis, in qua de societatis jesuitarum authore, nomine, gradibus … tractatur, Francofurti, J. Spies, 1593.
9. Cité à plusieurs reprises dans ses lettres à Groslot et à Castrino, il s'agit de l'ouvrage ▪De modo agendi Jesuitarum.
10. Jean *Boucher (1548-1644), curé de Saint-Benoît, Apologie pour Iehan Chastel parisien, execute a mort, et pour les peres et escholliers, de la Société de Iesus, bannis du Royaume de France. Contre l'arrest de Parlement, donné contre eux a Paris, le 29 Decembre, 1594, [s.l.], [s.n.], 1595, in-8°.
11. Il s'agit de l'Harmonicon cœleste de François *Viète.
12. Rodolfo Poma est ce marchand vénitien qui a organisé l'•attentat de Santa Fosca.
13. Le cardinal César Baronius est décédé à Rome, le 30 juin 1607.
14. Il s'agit des crues de la Loire, sur une île de laquelle se situe le château de l'Isle, appartenant à Jérôme *Groslot. Pierre *De l'Estoile : En ce mois, la rivière de Loire desborda, et comme elle est impétueuses, ravagea en forme de torrent tout ce qu'elle rencontra, noya un grand païs en Sologne et fist un dommage et dégast indicible, emmenant jusques à quelques maisons et ceux qui estoient dedans, perdant un grand nombre de bestial et autres biens. Ce ravage dura vingt-quatre heures, et survinst tout à ung instant, sans qu'on y pensast aucunement. Sans les levées qui se rompirent, la ville de Tours s'en alloit submergée et perdue, et celle de Blois couroit grande fortune; et quant au dommage, celui des levées et torsis, seul, à qui les voudroit réparer, cousteroit un million d'or, qui est la ransson d'un roy (Mémoires-journaux, Paris, Didier, 1857, p. 480).
15. Voir Notices biographiques : Fulgenzio *Micanzio.