1608-12-09.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Li discorsi che Vostra Signoria mi fa nella sua delli 13 novembre intorno il giubileo, sì come procedono dall'ottimo suo affetto verso il bene di questa Repubblica, così sono verissimi. Non ha dubio alcuno il fine esser stato per dar una confirma alli loro adherenti et per acquistarne et appresso per procurar di acquistare quanto si può le scritture et libri che non piacciono loro; né vi è dubio che alcuna di queste cose non li sij venuta fatta. Li confessori conspiranti con giesuiti hanno ottenuto da qualche persona leggiera le cose scritte a favore della Republica nelle occurrenze passate, qualche Bibie volgari et altri libri perseguitati da loro; il male però non è stato tanto grande quanto le persone prudenti dubitavano.
Occorse questo particolare: che un senatore, assai semplice, il quale tenava grand'amicizia con Antonio *Quirino4, fu ributtato dal confessore, per ricusar d'abbrusciare il suo libro5. Il conseglio de' Dieci comandò che il frate immediate partisse da Vinetia et fra doi giorni dallo Stato, come partì. Et ridotto in Mantova, supplicò di voler mostrare la sua innocenza: li fu concesso salvocondotto di presentarsi alle prigioni; si presentò et fu rimesso, doppo udito, in carcere del suo monasterio, dove sta ancora6. Ci occorrono delle cose avverse ma anco alcune prospere. Doppo la compositione, sono stati imprigionati più di trentasei ecclesiastici, de' quali alcuni vi restano ancora, altri sono posti in galera, altri sbanditi. Non si fa quanto si doverebbe et potrebbe, ma si fa bene molto più di quello che comporta la presente debolezza del nostro corpo. Non vede Vostra Signoria quello ch'è avvenuto alli Stati, quando hanno admessa trattatione ? A quelli che sono savij et ben intentionati, convien procedere con molta destrezza, né guardare solo che medicina ricerca il male, ma più tosto qual può sopportar la debol complessione dell'infermo. A me pare che si faccia miracoli. Del malanimo del papa ogn'un è chiaro, ma non tutti hanno in sospetto le cose di Spagna, et molti anco le tengono per ocupate altrove.
Quanto al mio particolare a cui mi esorta invigilare, non manco, di quanto però si può senza superflua sollecitudine. Quella secreta prigionia del Poma7 mi fa pensare che qualche occolta machina sij maneggiata. Tentano questi romaneschi con tutte le arti di acquistare li nostri ecclesiastici che si sono mostrati servitori del principe. Non son esente io, se bene so di buon luoco che non sperano d'havermi, salvo che con li pugnali. Hanno acquistato l'arcidiacono8, quale era vicario patriarchale nel tempo delle controversie; a' 3 del presente se n'è partito fuggitivo per Roma. Quanto alla persona, l'acquisto è leggerissimo, ma per riputatione publica molto dispiace. A fra Fulgentio9 non fu troppo pensato perché egli non era ministro publico né stipendiato, a quello, nelle occasioni passate fu comunicato qualche cosa pubblica et fu condotto al servizio. Certo è che per sovertirlo sono state adoperate minacce et promesse, et più quelle che queste. Il buon vecchio ama la vita, di perdere la quale l'hanno accertato col mio esempio, ma egli haveva in questa città, tra la provisione pubblica et altri guadagni che li somministravano alcuni ufficij, ducati settecento; vederemo che cosa haverà a Roma. Sino al presente, li fuggitivi sono stati frati che in Roma sono trattenuti nelli monasteri; questo non so come sarà trattato. Dio faccia che prosperi, se bene l'attione fatta da lui è molto infame.
L'aviso che il re d'Inghilterra sij per aggiutar li Stati non si verificherà, anzi tutto in contrario, egli è risoluto di abandonarli a fatto. Quella maestà è molto diligente nelle materie di lettere; s'intende che venga fatta risposta al libro che, sotto nome di Matteo Torti10, è stato scritto dal Bellarmino et altri gesuiti, contro quello che uscì d'Inghilterra, ▪Triplici nodo. Et nelle cose sustanziali, credo sarà ben difeso il primo trattato, non però in tutto, essendovi delle cose contrarie alla verità dell'historia. Ma questi giesuiti la vogliono con tutti: hanno stampato un libro, Cathalogus illustrium virorum Societatis Jesu, mettono il nome di tutte le loro case et collegi, et anco di quelli che havevano nello Stato di Vinetia, et questi li hanno segnati con l'asterisco et scritto sotto l'asterisco: notata nondum recuperata sunt. Ce lo dicono mo' nel volto che vogliono tornarci ? Sono molto arditi ma forse Dio sarà per noi, et io lo spero.
Ho ricevuto dalla Haga l'instruttione scordata a studio da Richardot11 in stampa et sì come credo et tengo sij stata lasciata a questo effetto proprio, acciò essi la pubblicassero, così vorrei che non l'havessero fatto. Si doverebbe haver in sospetto ogni atto dell'inimico et, se bene non si veda ragione, operare contro quello che da lui è dissegnato.
Ricevei da monsignor Castrino*, come credo haver scritto a Vostra Signoria, li Plaidoiers, ma non il Franc et véritable discours et giudico che monsignor Castrino l'haverà ritenuto perché alcuni spazzi innanzi, con certa occasione, li scrissi d'haverlo.
Le cose occorse tra Basilea et Lucerna sono cattivi semi et potrebbono pullulare in qualche dissensione tra quella natione: il che Dio non voglia.
La materia da trattare imposta a monsignor de Vignier12 mi pare che consista tutta in espositione della Scrittura divina et osservatione dell'historia et in questo particolare ho veduto de' buoni libri, onde credo di non saper cosa che quel signor non sappia. Particolarmente credo haverà veduto una Espositione dell'Apocalisse, fatta da un Anglese o Scozzese et tradotta in francese, assai buona per moderna. Io raccordarei a quel signore di mettere la correzione della Scrittura divina fatta da Sisto V, opera che esso stesso faceva dopo il desinare. Il ritratto ancora del presente papa, del quale hebbe una copia il baron di *Dona, potrebbe essere che il signor de Vigniers havesse bisogno di qualche informatione d'alcun particolare qui in Italia, Vostra Signoria li offerisca quello che io posso, quando degnarà valersi di me. Quando io havessi cosa che solo potessi dubitare non esser nota a quel signore, la mandarei senza differir punto, perché le cose di qui non sono in stato che possiamo pensar nella vita nostra poter mai scrivere sopra quel soggietto; ma io non saprei dire salvo che cose comuni et meglio note a quel signore, il quale io consigliarei che per fare il suo libro più legibile da ogni sorte di persone, trattasse il solo argomento suo, meschiando quanto meno sij possibile le altre cose controverse, acciò qualche parola che si potesse tralasciare non fosse causa di distornare dalla lezione alcuno che non restasse per l'argomento principale. Haverò carissimo che Vostra Signoria sij noto a quel signore che se li parerà haver bisogno d'informatione di qualche fatto occorso over occorrente qui in Italia o di altra cosa in che possiamo servire, vogli comandar liberamente.
Mi pare che Vostra Signoria usi troppo sollecitudine per me; intorno li libri delli giesuiti, io la prego bene del suo favore ma non voglio sollecitudine, solo quello che li occorre far comodamente.
Nella Relatione, io non faceva se non superficial mentione delle cose passate ne' Grisoni che è uno delli particolari pieno di maggior varietà et curiosità che sij passato. Ha voluto il signor Dominico13 che io lo particolarizzassi et dubito di farlo tanto che il corpo riesca troppo mostruoso con questa parte troppo grande. È ben vero che importa grandemente al tutto, perché l'impedimento posto in quel passo levò l'animo a molti et io, quando considero il tutto insieme senza passione, non posso se non dire esser stato quello che diede il colpo per far l'accomodamento.
Questi ecclesiastici empiono l'Italia di scritture false, a penna, però avvantagiando quanto possono il suo partito, il quale havendo l'evidenza del fatto contraria, quanto più è inalzato, tanto più s'abassa.
Non debbo esser più longamente noioso a Vostra Signoria per il ché faccio fine et li bascio la mano insieme col padre maestro Fulgentio14.
Di Vinetia, il 9 decembre 1608