1609-02-17.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
L'esemplare della Confessione che Vostra Signoria mi manda m'è grato et in particolare per quel 31° articolo4 et, quantunque tanta diligenza sij stata fatta per estinguere il libro, non dubito che non sij per vivere; anzi, questa è la maniera di dar credito ad un'opera et sarà come il successo di Bartolomeo *Borghese (se non è eresia darli tal cognome) che col brusciarlo li hanno dato più fama et più nome.
Nel quesito che Vostra Signoria mi propone, mi sono alcune volte travagliato et sempre che ho considerato le parole di San Giovanni, allegate da lei, mi è paruto che quel nome dovesse esser comune di molti et per antonomasia di uno5, ma se quell'uno fosse per doversi truovar realmente, o pur se fosse una opinione volgare senza fondamento, il luoco mi pareva non a bastanza chiaro, ma capace di ambe le espositioni. Ai Tessalonicensi, pare (se ben non sotto quel nome) che un tal particolare sij prononciato apertamente6. Con tutto ciò non mi basta per risolvermi, imperocché non è a fatto chiaro se quel tale sij un huomo individuo, o una qualità di huomini. In queste ambiguità resto ancora, né ho truovato altra persona che riscontrasse nelli miei pensieri, se non Vostra Signoria; alla quale dirò bene che il moltiplicar articoli di fede et specificar come soggietto di quella cose non specificate, è dar nelli abusi passati. Perché non contentarsi di lasciar in ambiguo quello che vi è stato sino al presente ? Sentij dire una volta (et di ciò ne lascio il giudicio alli intelligenti) che sono statuiti li articoli della fede; chi non li riceve, non ha la fede et è infedele; ma chi, oltra quelli crede alcun'altra cosa et la vuole per articolo et perciò si separa dagli altri, quello è settario; onde non vego Vostra Signoria in pericolo di questo poiché ella lascia la materia sospesa. Più tosto hanno da considerarsi quelli che formano l'articolo; non credo però che vorranno separarsi da chi non l'admetterà per certo. In fatti, sottentrano sempre li abusi vecchi et chi ha cacciato il tiranno dalla republica, se ben con buon zelo, offertali la commodità di acquistar dominio, è molta gratia di Dio se sta nelli termini. Di questa materia scriverrei più longamente, quando la longhezza del viaggio non portasse molti accidenti intermedij.
Il *Menino s'è ritirato a Padova et là si trattiene, penso, con qualche vergogna: sì perché havendo il principe honorato sei di 200 ducati per uno all'anno, oltra quello che havevano, egli non è stato nominato; sì perché un gentil'huomo che lo teneva in casa, per questa causa l'ha licenziato.
Ma delli andati a Roma, fra Fulgentio7 si è diportato meglio, perché ostinatamente ha negato di voler ricevere alcuna penitenza publica confessando d'haver fallato, con dire che questo era contro la fede datali, nella quale li promettono che non sarà offeso il suo honore. Ma l'arcidiacono8 ha ricevuto d'andar alle sette chiese9, cioè per tutta Roma, scalzo, con una candela in mano; non ha dubio che questa è una attestatione che le attioni fatte qui sijno state scellerate et habbino meritato castigo. Questo è un huomo molto cattivo, ha detto assai cose false contro l'honor publico et contro li suoi amici, et incita per quanto può il papa et gli altri contro la Repubblica; ma superfluamente, perché volontà non manca loro et forze egli non può somministrargliene. Delli sei che rimangono, oltra me, non ne haveranno alcuno, sì perché adesso stanno molto commodi, come anco perché sono sempre stati assai resoluti; ma di me, con li stili ho qualche dubio, non però con travaglio, sì perché mi rimetto a Dio come anco perché non mi dispiacerà, et so che per lo passato questi tentativi li sono riusciti male.
La sua delli 8 genaro che doveva venir per il corriero di già 15 giorni, non è stata ricevuta da me all'hora, come li scrissi, né hora, il che li sij per avviso.
Le cose de' Sviceri si sanno qui: non solo che passano tra Lucerna et Basilea per il passementier10, ma ancora tra l'istessa Lucerna et Zuric per un beccaro di quella città imprigionato in Lucerna, et altre differenze tra Friburg et Berna per alcuni bailagi sudditi in comune. Io son del suo parere che non si finirà sin che non succeda qualche discordia armata in quella natione perché discordia d'animo ne vego pur troppo. Io credo che queste cose sijno delli effetti della gran congregatione de' giesuiti, tenuta in Roma ultimamente.
Haveremo qui presto il duca di Nevers, onde vederemo l'edificatione ricevuta dal vidame11, per l'instruttione di Bellarmino. Adesso passa fama che il figliastro12 di monsignor di Suilly, che si ritruova in Roma, si convertirà; ma quando parlano di futuro, so che credere. Non s'intende che si parli più del cattolicismo del sudetto duca, né del marchese suo figlio13.
Mi son spaventato che il numero de' alunni giesuitici sij così grande14, come Vostra Signoria scrive; ma mi consolo perché qua in Italia li suoi allevati li riescono parte amici, parte nimici capitali.
Ho ricevuto l'Istoria giesuitica di *Assemulero et mi è stata molto grata, non ho però truovato in quella quanto pensava. Li Todesci non sono quegli acuti che già nell'età passata. Nel libro ▪De modo agendi, dubito che monsignor *Castrino habbia preso equivocatione et che il truovato da lui sij uno di Giacomo *Gretsero gesuita che scrive apologia contro quello che io ricerco, ma quello l'ho et ne ho scritto al detto monsignore, acciò non lo mandi in vano; sì come anco li scrivo hoggi delle ▪Constituzioni che averti non sijno le Regole.
Ho saputo intieramente l'ufficio fatto da cotesta mala lana15, sì come anco quello che ha trattato il re col papa; ma dirò di più, che qui si tiene li giesuiti esser d'accordo et haver procurato quel vescovato per il padre et hora haver truovato questa quinta essenza per metter speranza nel re che si possino separar da Spagna, cosa alla quale hanno opinione che il re aspiri et habbia havuto in dissegno quando li ricevette. Ma tanto è separabile il giesuita dallo Spagnolo, quanto l'accidente dalla sostanza; al che ci vogliono parole consecratorie.
Io posso ingannarmi, ma non mai persuadermi che segna longa tregua16 ne' Paesi Bassi. Credo bene che continuerà quella febre etica di mesi in mesi, che non sarà né pace, né tregua, né guerra, ma peggio di tutto.
Del re d'Inghilterra, non so far comparatione se non ad Henrico III di Francia che reputava le virtù del privato più eccellenti delle regie, però sprezzava queste et si riduceva alle monastiche. Dio faccia che il fine sij diverso, del che dubito, conoscendo questi gran maestri nelle insidie, tanto che haveranno con questa via guadagnato. Et Dio vogli che quel Blacwel17 non sij d'accordo ! Io non lo giurerei.
Ho inteso l'incontro ricevuto da monsignor Bochello, per il suo libro delle libertà18, in fatti, non tralasciano cosa intentata.
È bene tempo ch'io finisca di dar noia a Vostra Signoria con questa longhezza: farò fine, basciandoli la mano.
Di Vinezia, li 1719 febbraro 1609
Il giudicio che Vostra Signoria molto illustre fa di me dall'evento, gli sarà fatto conoscere sicuro, come anco li mostrarà certo, che versiamo io et quei gran maestri in contradittorio di opinioni, di fede et d'habitudine, havendomi Dio fatta gratia di tanta luce, che conosco l'abominatione. Bascio a Vostra Signoria molto illustre le mani et li resto
Umilissimo servitore.
F. Paulo di Vinetia