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1609-04-28.A Groslot

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Molto illustre signor colendissimo

Il plico del signor *Castrino che portò quella di Vostra Signoria delli 17 marzo, non mi fu reso se non un giorno doppo partito il corriero di hoggi quindici, se bene haveva ricevuto lettere da diversi in tempo; non so per qual causa quel sol piego hebbe cattiva fortuna; questo fu causa che non li scrissi con lo spazzo passato.
Nel soggietto della questione che va attorno in questi tempi4, io resto con ammiratione per qual causa quelli che tengono per certa l'affirmativa et vegono nelle Scritture che l'avvenimento del Signore disperderà quella tirannide, non se ne contentino aspettando quel tempo, ma lo voglino prevenire, non ricevendo per sé l'ammonitione che Christo nostro Signore fece a san Pietro, quando con le armi pretese impedir il divino decreto della morte sua. Ma nessun documento può fare che l'huomo non vogli fondar suoi rispetti più nelli mezzi humani che nelli divini; sino il padre Ignazio, capo delli giesuiti, come raccontano nella sua Vita, alle volte fondava tanto sopra li rispetti humani, come se alcun divino non ve ne fosse; tanto dice il padre Maggio5.
Le cose successe al signor patriarca6 sono state molto considerabili; et dopo ne sono successe di altrettanto gravi et alla giornata ne vanno succedendo; et questa Republica serve la sua dignità costantemente. È stato proveduto contro alcuni confessori che ponevano per scrupolo a chi tiene le scritture favorevoli alla Republica nell'occasione passate, con ragionevole severità, et quasi per parentesi che quel frate di San Bastiano7 che già un anno fu licentiato per questo, et dimandò d'essere ascoltato et si presentò sottoponendosi al giudizio, si ritrova ancora sequestrato nella sua cella per priggione.
Il padre maestro *Fulgentio ha predicato in quella maniera a punto che Vostra Signoria l'udì già dui anni. Ha patito grand'oppositione da questo noncio, il quale ha fatto anco di ciò querimonia, dicendo che non si poteva dir che la dottrina fosse cattiva, ma però che non conveniva aspettar che il predicator si dichiarasse heretico. Et il pontefice, querelandosi dell'istesso, ha detto che quel predicar la Scrittura ha del sospettoso et chi vorrà star attaccato alla Scrittura ruinerà la fede catolica. L'audienza che ha frequentato quella predica è stata numerosa et fiorita, essendosi truovati sino seicento alla volta della nobiltà. Egli ha parlato dicendo sempre la verità et provandola per le Scritture, senza riprendere mai alcuno, et sopra tutto ha atteso a riprendere quella ignoranza che vuol rimettersi al saper altrui et non intendere il suo dovere. Non si può offendere li giesuiti più mortalmente, quali non hanno altro fondamento che la publica ignoranza.
Intorno quel che Vostra Signoria m'adimanda della mitra, le posso parlar con certezza. Porta il pontefice romano due sorti di mitra: una con le dua punte, in tutto simile a quelle de' vescovi, et di questa sola usa nelle messe et altri uffitij divini, l'altra, tonda con le tre corone, come Vostra Signoria ne averà veduto il ritratto, questa porta nelle processioni fuori della chiesa, ma non mai nelli ufficij divini. Quella è antica, come a Vostra Signoria è noto, questa non eccede trecento anni. Io son stato in sacristia del pontefice più et più volte, et ho havuto in mano tutte le mitre et tutti li regna mundi (ché con questo nome chiamano quelle tonde, restando il nome di mitra alle cornute solamente), et averto Vostra Signoria che non vi è lettera di sorte alcuna sopra nessuna di esse; certamente chi lo dice non ha veduto.
L'ufficio8 che vien fatto col signor *Casaubona mi par a punto quello che fece la volpe d'Esopo con le altre, dopo haver perduto la coda alla trappola.
La tregua9 delli Stati, finalmente, ci ha liberati della pena che l'aspettatione porta seco. Io non so mo' dove la potenza spagnola si volterà; non son lontano da credere che quella natione pensa far meglio il proprio profitto con una pace totale. Vero è che Dio ch'opone le cose spesso contro il dissegno degli huomini; sii fatta la sua santa voluntà.
Intorno le machinationi contro la mia vita, poiché non vi sono stati se non trattati et pratiche, et non si è venuto ad alcuna esecutione, non è manco conveniente passar a pena corporale. Per ancora non è finito il negotio ma io faccio et ho fatto ogni opera (et mi riuscirà) acciò si metti ogni cosa in silentio, volendo star sotto la protettione divina, conviene seguir li comandamenti di quella.
Ho ricevuto da monsignor Castrino, insieme con quelle di Vostra Signoria delli 30 marzo, alquanti quinterni scritti di Ordinazioni de' giesuiti. Vego ch'è stato sottratto quanto si è potuto. Non ho ancora ben compreso tutto il contento, ma, se ben scorgo, vi sarà qualche cosa dentro che mi servirà. Ne tengo obligo al detto signore, ma maggiore a Vostra Signoria, d'onde si spicca principalmente il beneficio.
Mi dice monsignor *Asselineau che Vostra Signoria desidera un delli ritratti del Vicedeo, farò ogni diligenza per pescarne uno, se sarà possibile10. Pochi giorni sono che monsignor Castrino me ne ricercò uno, et feci moto per tutta questa città, né mai ne truovai, salvo che uno solo, quale era carissimo al padrone et glielo levai per forza. Sto in speranza che uno, qual s'è trattenuto in Roma li doi anni prossimi, sij per portarne almeno una copia, il che se sarà, gliela levarò onninamente, per desiderio di servir Vostra Signoria.
L'aviso della tregua seguita non ha alterato punto li pensieri di qui. Siamo certi che se li rispetti delli Spagnoli ricercheranno che si muovi in Italia, il papa, quando ben molto lo procurasse, non sarebbe bastante a fermarli, ma se li rispetti loro ricercheranno quiete, il papa, con tutta la sua potenza, non basterà a farli muovere un passo. Siamo chiariti per le cose passate, quanto conto tengano in sostanza di quello che in apparenza riveriscono. Noi siamo in uno stato di cose che possiamo dir le litanie di monsignor di Bourg11 : Sancte Turca, libera nos.
Dio faccia che li Sviceri in fine non vengano a qualche dissensione civile ! Vego che li Spagnoli hanno grand'ingresso tra loro et li giesuiti gran dominio. [Questo è un punto scabroso, perché se due simili nationi s'impossesseranno dell'affetto degli Sviceri, non potranno in Europa seguire che continue rivolutioni et l'Italia ne potrebbe piangere amaramente, ma nissuna foglia d'albero si muove senza la volontà del Signor Iddio, a cui bisogna rimettere le nostre volontà][12] .
Finirò, per non esser più longamente noioso a Vostra Signoria, al quale bascio la mano.
Di Vinezia, il 28 aprile 1609.

 

1. Le nom et la signature du copiste, Jacques *Dupuy, apparaissent sur la page de titre du manuscrit.
2. La BnF conserve une autre copie [Italien 1440, p. 162-169] : De la bibliothèque de Mr le P. Bouhier, B44, MDCCXXI.
3. La copie ne comprend pas l'adresse.
4. Le débat porte sur la question de savoir si le pape est l'antéchrist. Voir lettre à Groslot 1609-02-17.
5. Le jésuite Lorenzo *Magio (1530-1605) de Brescia qui a servi à la cour de France en 1587 et en 1598.
6. Parmi les causes de mécontentement du pontife envers Venise qui ont motivé l'Interdit, il y avait aussi l'affaire de la nomination par le Sénat vénitien de Francesco Vendramin au patriarcat, le 30 juillet 1605. En effet, celui-ci ne s'est pas rendu à Rome pour solliciter l'approbation pontificale de sa nomination. Sur cette question de l'élection des patriarches de Venise, voir Corrado Pin, Paolo Sarpi. I Consulti, Pisa-Roma, Ist. ed. poligrafic internazionali, 2001, vol. I, tomo II, consulto 26 : Sopra il mandar a Roma il patriarca du 26 septembre 1607.
7. Il s'agit de fra Gregorio di San Sebastiano, originaire de Vérone, qui est confesseur à San Biagio. Au moment de la confession d'un sénateur vénitien, le confesseur a voulu s'assurer qu'il ne possédait aucun ouvrage interdit et le sénateur de répondre qu'il détient les ouvrages qui défendent les positions de la République pendant l'Interdit. Malgré l'injonction du confesseur de les détruire, le sénateur affirme vouloir les conserver. Le confesseur a, dès lors, refusé l'absolution et le patricien a menacé de porter plainte devant le conseil des Dix. Immédiatement, le religieux est sorti et a quitté Venise pour se réfugier à Mantoue, le soir même; dès le lendemain, le conseil des Dix a publié son bannissement. Le nonce Berlingiero *Gessi a tenté, mais en vain, de faire plier la république (Lettre du nonce au cardinal Borghese du 20 septembre 1608, ASVat, Fondo Borghese, II, 279, f. 44-47). Le confesseur s'étant présenté un peu plus tard pour défendre sa cause, il a été maintenu aux arrêts dans son couvent.
8. Il s'agit de convaincre *Casaubon de se convertir au catholicisme.
9. Voir Notices historiques : la •trêve de Douze-ans.
10. Voir lettre 1608-07-08 à Groslot.
11. Anne de Bourg (1521-1559) conseiller du Parlement de Paris. Calviniste et défenseur de la tolérance religieuse, il est accusé d'hérésie et exécuté en place de Grève, le 23 décembre 1559.
12. Passage absent dans le manuscrit Dupuy 766 mais restitué d'après les éditions imprimées.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
  • Jacques Dupuy1

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 766, f. 12v-13r 2.

Editions précédentes
  • G. Leti, 1673, lettre XXV, p. 153-159,

  • G. Fontanini, 1803, lettre XXV, p. 262-265,

  • F-L. Polidori, 1863, I, lettre LXVI, p. 224-228,

  • M. Busnelli, 1931, I, lettre XXIV, p. 75-78,

  • G. da Pozzo, 1982, lettre X, p. 585-589.