1609-05-26.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Se ben l'armata che li Turchi preparano non è di gran consideratione, però è cosa verissima che il papa se ne travaglia. Le cause sono la propria debolezza, il dissegno di spendere in altro che in diffendere li suoi popoli et la qualità del nemico, con cui non vagliono le arti che sanno usare. L'armata turchesca non eccederà cento galere et pur non sarà sprezzabile, atteso che le marine da Capo d'Otranto sino a Roma sono assai aperte.
Le differenze del pontefice con la Republica dormono: pare che tutte sijno in silentio, salvo quella dell'abbacia4 et che perciò non sijno toccate le altre, acciò quella più facilmente si componga. Non posso pronosticar ciò che debbia riuscire: è ben necessario che fra poco le cose o sijno accomodate o in stato incomponibile.
Io son tanto assuefatto ad udire qualche machinatione contro di me, che le sento senza alcun moto d'animo et come cose cotidiane. Io son sicuro che si continuerà così sino alla mia morte, la qual potrebbe essere che succedesse per opera loro; potrebbe anco avvenire che non riuscendo li loro dissegni, si portasse al termine naturale; cose che sono poco differenti. Già son vecchio5 assai, né mi sarà molto grato il prolungare et sottogiacere a maggiori debolezze di corpo o d'animo. Questa ultima non è stata cosa di gran momento, perché non ha passato il trattamento di parole. Nel servizio di Dio io faccio quello che so, ben con timore di far importunamene et perciò impedire il meglio. L'istesso fa il padre *Fulgentio. Non bisogna ingannarsi: ogni cosa s'ha d'aspettare da di sopra.
Le turbationi d'Austria, che parevano composte, si risvegliano et in Boemia ne nascono di maggiori. Il nuovo re Mattias ha imparato d'interpretare le conventioni come altre volte s'è fatto in Francia: non però pare che sij in stato di poter ottener il fine suo et delli giesuiti.
La nuova che il confessore della regina sij mandato di Spagna6, non è anco venuta qui. Io non la posso credere: è di tanto momento che è necessario aspettarne secondi avvisi; ma se sarà vera, ben considera Vostra Signoria che il misterio è sottoccultato et bisogna andarci cauti. Certo è che li Spagnoli non hanno mai voluto confessor giesuita in corte, che la regina impetrò questo suo todesco con le lacrime, che hanno voluto più volte levarlo con diversi titoli d'onore ed utile, che egli è huomo più tosto da poco che altro. Bisogna (s'è vero) che gran cosa ci sii.
Ma del ducato di Clèves7 non aspetto altro, salvo che un notabile impedimento all'unione de' principi germani, poiché due principali case vi hanno competenza. Si vede che non è anco il tempo del beneplacito divino per dar il colpo alla tirannide.
Il pericolo che la città di Geneva ha fugito è stato molto grande8. Non so se verranno impediti perciò altri trattati. Il re di Francia ha gran raggione di non porger orecchi ad ogni persona, poiché dall'un canto viene trattato con lui et dall'altro machinatogli sì fattamente contro: perché l'andar Geneva sotto alcun principe, stimo cosa di molto pregiuditio agl'interessi del re.
Dio voglia che questa pace generale non termini in una general guerra. Vego gran diffidenze tra quelli che altre volte erano unitissimi et tutto si cuopre con la maschera della religione, che è opera per provocar tanto maggiormente l'ira divina. In altri secoli la hipocrisia ha havuto qualche corso ma in questo ella domina sola, esclusa ogni vera pietà. Dio ci habbia misericordia !
Non debbo attediar più Vostra Signoria, il padre Fulgentio9, il signor *Molino et io principalmente, li basciamo la mano.
Di Vinetia, il 26 maggio 1609