1609-06-09.A Foscarini
Non è meraviglia se li Stati4, che hora partono dalla guerra5, conoscano quanto importi l'essere collegati con li principi vicini e potenti; per il che si sijno facilmente indotti alla conclusione di confederatione co 'l re di Francia e sijno anco per farne un'altra co 'l re d'Inghilterra. Ma chi non sa che cosa è guerra crede che lo star solo e la neutralità sij causa delle prosperità e che mai non manchi tempo per confederarsi. Temo che tanta confidenza non partorisca qualche gran male. Il mondo non è in stato che possino convenir tutti, come già cent'anni, ma pur potrebbe essere che chi si vede sprezzato possi, nelli bisogni, sentir piacere che gusti li travagli che li merita; ma sij questo rimesso a Dio.
Pare che li Spagnoli pensino molto a godere li frutti della pace, e però sijno per ricevere più presto concordia in Clèves6 che guerra tra pretendenti. Il signor duca di Lerma7, se bene non pretende il regno di Spagna, l'ha nondimeno in fatti. Manda adesso un suo nepote a Napoli e l'altro a Roma8, li quali essendo fratelli bisogna ben credere che saranno uniti. Al papa non piacque il mandar a Roma ed ha fatto dir a detto duca di Lerma che non sarà di suo gusto; il qual Lerma ha risposto che perciò lo manda, il che non farebbe, quando credesse che s'intendesse con esso lui.
Credo che nel contratto di matrimonio tra il duca di Savoia e il re di Francia9, nessun di essi pensino all'effetto ma ad ingannarsi l'un l'altro. Il re di Francia non reputa che sij buona spesa ricevere la possessione di Milano10 per così gran stima ed ho, da buon luogo, che se egli haverà mai pensiero di far compra, la farà in ogni altro luogo, ma quanto a quell'altro re di Francia, cioè il Feramosca 11, è poco da fidarsi, se ben mostra d'amare. Vero è che sarebbe molto utile a Venetiani qualche dichiaratione speciale di restringimento con lui, ancora che non tanto piacerà quanto si potrebbe sperare.
Di Sciampignì12, Nicolò *Contarini li scrive a pieno come si governi impertinentemente; mo io gli ne dirò una solenne. Pochi giorni sono, egli mandò a dire a fra Paolo che nel papa era una gran dispositione di fare amicitia con quei del senato ed a questo non ostava se non la causa di esso fra Paolo13 ; però che bisognava in ogni modo che egli pensasse al componerla. Rispose fra Paolo al messo che egli non poteva, né voleva, udir tali ragionamenti e, senza ordine di sua serenità, si trattasse con lui. Mandò a replicar Sciampignì che ciò lo sapeva benissimo ma, volendo trattar questa compositione, prima che parlar con sua serenità, haveva voluto farlo sapere a fra Paolo, a punto con un concetto di chirurgo, che quando una piaga è incurabile, è legata e coperta sì che l'infermo la sente poco. Il volerla scoprire non havendo sufficiente medicamento per guarirla, è un irritarla ed offendere l'infermo: che egli ci pensasse bene et avvertisse che in luogo di far cosa grata al papa, non le facesse offesa mortale.
Non è un mese che *Brèves14 et esso Sciampignì dicevano haver commissione di non s'ingerir più ma, poi che questo nuovo ambasciator15 della Republica16 è andato a Roma, tutti dui si son messi a dar tanta molestia che non si può dir di più. Il qual nuovo ambasciator non è dubbio che già un pezzo ha convenuto con loro e col nuncio e con li nostri ecclesiastici di ottener, con inganni e fintioni, quello ce non si può all'aperta. Le quali arti, se non saranno ben bene vedute dalli contrarii a preti o politici, restaranno senza alcun dubbio ingannati, essendo la maggior parte di quei del collegio, chi per affetto chi per intelligenza, pronti a ricever l'inganni.
Quanto alli heretici francesi, io li distinguo: quelli che stanno alla casa propria, li ho per huomini di buona intentione e di buon core; quelli che sono intorno al re di Francia, io non li ho né per heretici né per cattolici, ma per così cattivi come i cardinali.
Quanto ad uno ambasciatore all'imperatore: il Giustiniano17 non dimanda, restano li dui Priuli18, sarebbe bene che non concorressero insieme ma la volontà non si può persuadere. Io credo però che Francesco sarà anteposto, se bene ambedue meritano.
Volendo chiuder quello mi manda a dir Sciampignì che tutte le cose trattate con Savoia sono a monte perché egli si è dichiarato spagnolo, dopo che il cardinale Aldobrandino19 è ricevuto e che il papa è molto sdegnato col re di Spagna per quelle cause, e che bisognarebbe accomodarsi con lui adesso, io tengo tutti questi per artificij di Brèves et dell'ambasciator Mocenigo.
E qui fo fine.
Di Venetia, li 9 giugno 1609