1609-09-15.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Da quella di Vostra Signoria delli 18 agosto, vego che le cose di Clèves4 vanno a via d'esser ridotte nell'arbitrio del re, dove pare che tutti li negotij del mondo si riferiscano. Dio li doni gratia di componere li moti di Germania, come ha composti quelli d'Italia. Già il negotio dell'abbacia5 è finito et, se qualche reliqua delle cose passate rimane, tutto terminerà in bene per opera di sua maestà et delli dua ministri che ha, uno a Roma et l'altro in questa città6.
Io resto con ammiratione come li Spagnuoli taciano: procedono con somma modestia et stanno a vedere. Udij una volta narrare l'astuzia del lupo, che se è per assaltare un mulo, nel principio sta un poco lontano et lo lascia tirare sin che si stanchi. D'una tal cosa dubito et se gl'huomini procedono con le solite maniere, credo haverne buona ragione, se anco è Dio che vogli mutar le cose, conviene in questo caso dire di non saper più oltre. Quanto al successor di Champigny7, intendo da altra parte che egli continuerà ancora per cinque anni et certo nessun potrebbe fare il servitio del re meglio che lui.
La via di Bergamo per haver libri non è troppo buona, per quella mi sono state inviate le raccolte di monsignor Gillot8 et di monsignor Bochello9 et per ancora non le ho ricevute. Quella di mare ancora non è troppo buona, attesi li rispetti di sanità, per quali le robbe vanno al lazaretto et passano per diverse mani et occhi. Credo che di questo per hora sij necessario soprassedere, aspettando meglior commodità et occasione.
Io vego un periodo et rivolta di ruota molto favorevole alli giesuiti. Non vi basti d'haverli padroni in Francia, che li volete in Italia. Dio vi dij lume di conoscere quanto male fate a gl'altri et peggio a voi stessi, et non molto bene ad essi padri; poiché, se già furono aborriti come troppo spagnoli, cominciaranno ad esserlo come troppo francesi. Son transcorso nello scrivere, supplico Vostra Signoria di perdonarmi che se la partita del corriero non instasse, io vorrei riscriver la presente per trattar con più pertinenza.
Non so se haverà inteso il grand'incendio di Constantinopoli, dove un schiavo, per vindicarsi contro il suo padrone, ha posto fuoco in casa, il quale da quella passato in altre è così aumentato, c'ha brusciato tre miglia di terreno, tutto habitato, et il danno, senza hiperbole, è di tre milioni di valuta.
Dell'ambasciatore persiano andato a Roma per ricevere la benedittione del papa a nome del suo re10 et basciarli li piedi, credo che Vostra Signoria haverà già havuto nuova. Egli non ha altro negotio, se non sollecitare la guerra contro il Turco; ma la stagione non lo dà. Il mondo è volto alla pace, la qual prego Dio che doni anco alle conscienze nostre et cumuli Vostra Signoria delli suoi santi doni. Alla quale per fine di questa, bascio la mano
Di Vinetia, il 15 settembre 1609