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1609-10-10.A Foscarini

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Quella di Vostra Eccellenza delli 3, narrandomi il modo come li padri gesuiti acquistano in questo mondo e fanno acquistare agli altri in cielo, senza diminutione anzi augumento in questa vita, mi fa vedere che le cose vanno in circolo e quello che è ito in dissuetudine conviene che torni in usanza.
Già 500 anni in Francia, quelle Chiese usavano un contratto chiamato precario con li laici, in quale il laico cedeva liberamente alla Chiesa la sua possessione ed ella dava a lui da godere durante la sua vita, benché rendessero il triplo. E se l'huomo da bene haveva affetto al suo particolare, si contentavano anco —donandolo egli liberamente alla Chiesa— darle da godere l'istesso durante la sua vita con altri beni che rendessero il duplo, sì che ogni un poteva triplicar le sue entrate vivendo ed anco farsi amici qui reciperent in æterna tabernacula4. Modo molto più utile che investir su la vita perché questo non fa se non duplicare in terra, senza acquisto in cielo, e quello triplicava in terra centuplicando in cielo. Mi è stato grato intendere come li buoni padri, restitutori dell'antichità, ritornano in uso li buoni costumi vecchi. Intendo per buona via che vi sij costì stretti trattati di cacciarli di Germania, con che con difficoltà essi potranno difendersi, e persona molto saputa mi dà termine dui anni.
Vengo avvisato che havendo li Boemi in gran parte disarmato, anco l'imperatore ha in gran parte mancato dagli accordi, onde pare che di nuovo voglino armarsi. Il prencipe di Analt5 partì al certo ma (gran cosa) che di Germania vengono lettere contrarie : altre che ha ottenuto tutto quello che ha richiesto, altre che non ha ottenuto niente.
Ho da buon luogo che il lantgravio di Assia6 è andato per persuadere il duca di Sassonia7 a favorire li prencipi nella causa di Clèves8, con promessa di dechiararsi della unione loro, se il duca ricuserà.
Qua si sussura che in Valenza e qualche altri luoghi di Spagna vi sij moto di mori; Vostra Eccellenza lo debbe saper meglio costì.
Ma alle cose nostre, bisogna che la parentela tra l'amico nostro di Francia e quello di Turino9 sia ita in fumo, insieme con tutte le canzoni10. L'ambasciator11 Mocenigo12 tratta in tal maniera che il papa è descritto da lui ed incominciato a predicare da ecclesiastici e creduto da buoni senatori, il maggior amico del mondo. Il nuncio13 ha ricevuto in dono un ramino14 e bacile d'argento indorato, due secchielle d'argento con le calzette ed un tapeto pretioso dal procuratore Antonio *Priuli, e cento zecchini per uno a dui suoi principali, che farà in Roma15 ; ha ricevuto un tal servitiale16 in corpo che lo purgherà forse sopra quello che il medico17 disegna.
Le dirò di nuovo che il re d'Inghilterra ha fondato un colleggio di un preposito, dodici theologi e due historici, de quali la cura debba essere di scrivere a difesa della religione sua, e queste persone debbano essere scritte dal re le più letterate del regno. Io ho veduto la copia dell'instruttione regia, sì che haveremo libri a gran numero.
Vostra Eccellenza haverà inteso l'accidente occorso all'abbate Marcantonio Cornaro18 e la resolutione del conseglio di X sopra quel caso. Non so se a Roma dirannno o taceranno : l'uno e l'latro sarà arduo per loro. Certo è che il nuncio *Gessi haveva speranza che non fosse proceduto in questo caso, fondato non sopra il clericato ma sopra la famiglia19, pur non è successo.
Mi sovviene un altro avviso d'Inghilterra e così confusamente scrivo come le cose mi sovvengono. Sono molti mesi che il re ha procurato havere nelle mani un capucino che stava ascoso, finalmente l'ha pure havuto, con molto contento, e l'ha fatto mettere in prigione, in luogo molto riposto e secreto20.
Di Venetia, li 10 di ottobre 1609

 

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour btenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Luc, 16,19.
5. Voir Notices biographiques : Christian I von *Anhalt.
6. Ludwig V von Hesse-Darmstad (1577-1626) est l'époux de Magdalena, fille de l'électeur de Brandebourg.
7. Voir Notices biographiques : Christian II *Wettin.
8. Voir Notices historiques : la crise de •Juliers-Clèves.
9. Voir Notices biographiques : Gregorio *Barbarigo.
10. Derrière ce mot, il faut reconnaître une allusion aux lettres qui passent par Turin, afin d'arriver en France.
11. Dans l'ensemble des lettres à Foscarini, le déchiffreur-copiste a transcrit ambasciador(e) mais les lettres autographes de Sarpi nous permettent de restituer ambasciator(e).
12. Giovanni Mocenigo est ambassadeur vénitien à Rome.
13. Voir Notices biographiques : Berlingerio *Gessi.
14. Aiguière de cuivre dans laquelle on conserve l'eau chaude pour le lavement des mains.
15. L'affaire de la •Vangadizza vient de se résoudre, en septembre 1609, au bénéfice de Matteo *Priuli, ce qui justifie les libéralités de son père, Antonio *Priuli, envers le nonce apostolique à Venise.
16. Il s'agit d'un clystère.
17. Ici, Pietro Savio lit medesimo.
18. Voir Notices biographiques : Marcantonio *Corner.
19. Sarpi établit ici un distinguo implicite entre le cas de Scipione *Saraceno (abbé de Nervesa dont les frasques ont été le catalyseur de l'affaire de l'interdit) et celui de l'abbé *Corner. En effet, il souligne l'importance de la famille Corner au sein du patriciat vénitien, d'où la ferme intention du conseil des Dix de ne pas faire sortir cette affaire de sa juridiction. Pietro Savio rappelle la lettre du nonce *Gessi à Scipione *Borghese, du 17 octobre 1609, où l'envoyé pontifical décrit sa démarche d'en appeler également au tribunal ecclésiastique mais sans trop d'insistance : Ho lasciato il collegio perché ivi è il doge [Leonardo *Donà] che in questo proposito dice impertinenze, e perché la causa è in mano di capi di X a' quali anco ho stimato meglio non mandare l'auditore né il segretario, acciò non habbia occasione Nicolò *Contarini, che come capo più vecchio parla, di entrare nel rispondergli nelli concetti di fra Paolo servita et di *Marsilio (ASVat, Nunziature Venezia, 40a, f. 89-90).
20. Pendant l'Interdit de 1606, l'ordre capucin s'est rangé du côté de Rome et a voulu mettre en application l'interdiction de célébrer les sacrements, malgré l'opposition des autorités ducales ; à Palmanova (en province de Udine), neuf capucins qui n'ont pas voulu célébrer la messe ont été condamnés à la pendaison. Le jour de leur exécution, en juin 1606, alors qu'ils marchaient à l'échafaud en chantant le Te Deum, l'intervention d'une escouade de soldats a permis de les libérer et ils se sont enfuis sur les terres autrichiennes, toutes proches, et l'un d'entre eux est passé en Angleterre où il a été finalement arrêté. En son temps, cet événement a fait craindre que la Sérénissime République ne bascule dans les guerres de religion, d'où une grande inquiétude. Voir également la lettre 1609-10-13 à Castrino.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur Chiffrement
  • partiellement chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 89r-92v.

Editions précédentes
  • A. Bianchi-Giovini, 1833, lettre XV, p. 82-85,

  • F-L. Polidori, 1863, I, lettre XCVI, p. 313-318,

  • P. Savio, 1937, lettre XXII, p. 288-291.