Aller au contenu principal

1610-01-05.A Foscarini

2       3

[Il primo giorno di quest'anno, ho sentito allegrezza grandissima perché il senato ha fatto qualche honore al merito di Vostra Eccellenza, con la elettione favorita di savio di terraferma, la quale non tanto stimo in sè stessa quanto per essere con superiorità a quelli che toccano il ciel co 'l dito. Veramente Vostra Eccellenza finirà cotesta sua ambasciaria con quella lode che la sua diligenza merita. Discorreva l'altro giorno con persona molto versata, qual mi [ha detto]4 che agli altri avviene, senza che le sij ascritto a colpa, di dovere alle volte ritrattare qualche cosa, con tutto che nello scrivere vadino parchi, ma a lei la sua diligenza ha donato di scriver molto e l'accuratezza di non metter piedi a fallo mai. Credo che presto [altri andrà]5 in luogo suo e che il successore sarà il cavalier Giustiniano6, perché li altri che pretendevano si retirano. Il tempo che resta a Vostra Eccellenza sarà pieno di molte trattationi e consigli ed il tempo del viaggio per ritornare di molte fattioni; onde ella haverà materia di sigillare il suo carico. Ma veniamo alle cose nostre.
Mi piace che l'ambasciator7 d'Olanda8, quale disegnava tornare per Alemagna, sij stato astretto voltare a Francia dove il signor Foscarini potrà vederlo ed appuntare anco meglio le cose che doverà trattare al suo ritorno in Olanda. Quell'amicitia sarà molto utile, ma bisognerebbe astringerla bene. L'ambasciator venetiano che anderà là è ottimo soggetto, di buona mente et intelligente, e spero che farà officio ottimo. Desiderarei però che l'altro ambasciatore della stessa cosa, qual va in Inghilterra9, ritornassse per di là e vedesse oculatamente perché in Venetia harebbe gran fede. è necessario restringersi e, massime, con persone de' quali non si habbia gelosia.
Le cose col papa passano quietissime. Del prete impiccato10 ha parlato con somma modestia; solo facendo dire al nuncio che della cosa fatta non poteva dir altro ma pregava che non avvenisse molto spesso; al che il nostro principe rispose con molta prudenza e decoro dicendo: credete che a tal cose ci veniamo sempre con dolore, ma non possiamo -per il loco dove Dio ne ha posti- restar di fare la giustizia. A che obmutuit il buon romano. Ma queste dimostrationi sono tutte cose violenti; se gli venisse commodo, farebbono peggio che mai ed adormentano quei del senato, quali adesso tutti allegri dicono: non havessimo mai miglior papa.
Se le novità del prencipe di Condé non fanno prendere qualche risolutione al re di Francia, tutto sarà fumo11.
Nel signor duca di Savoja credo vi sijno pensieri di Milano ed altri12 ma però avantaggiosi; è però stupore come stij tanto tempo quieto.]13
Intorno le cose del mondo, io credevo già che le cose di Clèves14 dovessero passare in parole ma le veggo già uscite a fatti; in che, se procederanno innanzi, non è possibile che non tirino seco tutta la Germania. Li principi della lega di Halla15 doveranno ridursi: poco possono fare senza l'aiuto delle città, le quali solamente hanno denari. Ma si dice che tutte sijno così poco sapute delle cose del mondo che non si può persuader loro che la sua gente possa essere sturbata; mancamento universale delle republiche.

Vostra Eccellenza mi ha fatto restare attonito, dicendomi che Cottone16 facci un'opera17 del […]18 di unir le due religioni, perché non vi è dottrina più contraria alla gesuitica ed alla romana. Quando che si possa fare unione, è trovar temperamento medio: il solo argomento è odioso a Roma di sentire. E senza dubbio over Cottone, sotto titolo di unione, trattarà tal distruttione della riformata, o vero si romperà con quei di Roma.
Del libro di Bellarmino19 non si parla più. è sepolto in altissimo silentio20 ma così meritava per la sua insipidezza.
Ho piacere che le cose di lettere (se ben, come aliene, non possono sul saldo nuocere) sijno poste in silentio perché, se bene si ribatte le obiectioni, le persone però credono quel che vogliono, ed è utile non haver mai bisogno di far difesa, ma più tosto prevenire che non si dica. Con tutto ciò, fra Paolo ha, già alcuni mesi, preso partito di non scrivere ad alcun eretico di sua mano e lo serva e serverà: temperamento medio tra il ritirarsi affatto -cosa che il signor Foscarini non consigliava- ed il continuare. Insomma, fra Paolo stima ogni cosa perché sa la malignità delli nemici e la debolezza dell'orecchie del collegio.
Il fine di questa sarà con dire che il signor Foscarino ha fatto un'opera degna a ridur quel negotio olandese a così buoni termini, resta che faccia altrettanto per il negocio d'Alemagna. E' morto il signor Giovan Battista Borghese, fratello del papa, e certo che egli era il timon del pontificato21, onde è necessario che quel governo muti. Staremo a vedere quel che sarà.
Io prego Dio che doni ogni felicità a Vostra Eccellenza
Li 5 di gennaro 1610

 

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. C'est nous qui comblons un manque du manuscrit.
5. C'est nous qui comblons un manque du manuscrit.
6. Voir Notices biographiques : Giorgio *Giustiniani.
7. Dans l'ensemble des lettres à Foscarini, le déchiffreur-copiste a transcrit ambasciador(e) mais les lettres autographes de Sarpi nous permettent de restituer ambasciator(e).
8. Voir Notices biographiques : Cornelis van *Myle.
9. Voir Notices biographiques : Francesco *Contarini.
10. Sarpi a déjà évoqué le cas de ce curé originaire des Marches qui a commis plusieurs vols avec violence dans la région des Gambarare ; voir ses lettres 1609-12-18 et 1609-12-25 à Priuli, 1609-12-25 à Foscarini où il s'interroge sur les conséquences de cette exécution sur les relations entre la République et Rome. Cette préoccupation a certainement animé le doge ou Almorò Zane, du conseil des Dix, dans leurs réponses au nonce Berlingerio *Gessi.
11. Le roi Henri IV s'étant fort épris de la très jeune Charlotte de Montmorency, épouse du prince Henri II de *Condé, celui-ci s'est enfui en l'emmenant à Bruxelles, à la cour des archiducs Isabelle et Albert. Ce fait divers n'a alors pas contribué à l'amélioration des relations franco-espagnoles.
12. Voir Notices historiques : les affaires du duc de •Savoie.
13. Passage absent des éditions Bianchi-Giovini et Polidori.
14. Voir Notices historiques : La crise de •Juliers-Clèves.
15. Voir Notices historiques : la ligue de •Halle.
16. Voir Notices biographiques : Pierre *Coton.
17. Pierre Coton, Institution catholique, où est déclarée et confirmée la vérité de la foy, contre les hérésies et superstitions de ce temps. Divisé en quatre livres qui servent d'antidote aux quatre de « l'Institution » de Jean Calvin, Paris, C. Chappelet, 1610 ; 16122 ; 16243.
18. Manque dans le manuscrit.
19. Roberto Bellarmino (1542-1621) SJ, Apologia Roberti Bellarmini pro responsione sua ad librum Jacobi Magnæ Britanniæ regis, cujus titulus est "Triplici nodo triplex cuneus" …, Romæ, Bartolomeo Zanetti, 1609.
20. Sur instance de l'ambassadeur anglais à Venise, sir Henry Wotton, l'ouvrage de Bellarmin a été interdit par le sénat et, dans un mouvement égal, le même traitement a été réservé à l'ouvrage royal.
21. Giovanni Battista Borghese est né en 1554 et mort le 26 décembre 1609. Depuis l'élection de son frère au trône de Saint-Pierre, il cumule les charges rentables et les pensions : il est gouverneur du château Saint-Ange, préfet de Rome (5 juin 1605) et gouverneur du Borgo vaticano (novembre 1605), c'est-à-dire qu'il assure l'ordre et la défense. Sur sa richesse matérielle, voir lettre 1609-07-21 à Christoph von Dohna.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur Chiffrement
  • partiellement chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 20v-24v.

Editions précédentes
  • A. Bianchi-Giovini, 1833, lettre XVIII, p. 94-96 (incomplète),

  • F-L. Polidori, 1863, II, lettre CXIX, p. 1-3 (incomplète),

  • P. Savio, 1937, lettre XXVII, p. 311-314.