1610-02-03.A Castrino
Al molto illustre signor colendissimo, il signor3
Molto illustre signor colendissimo
La lettera di Vostra Signoria delli 29 decembre, che già 15 giorni doveva arrivar qui, è venuta insieme con l'altra delli 12 genaro et ha tardato tanto il corriero, che bisogna scrivere in fretta.
Incomincierò dalla prohibitione de libri, se ben alcuni son vietati ad instanza de giesuiti, altri però son prohibiti non senza qualche loro offesa, come li opuscoli del Mariana4, historico spagnol nominato, censurati solo perché diffende la loro opinione del divino agiuto efficace contro li dominicani. È molto facile in Roma il prohibir un libro et qui in Italia li scrittori sono tanto assuefatti che non ne tengono il conto, come cotesti. Io tengo per cosa certa, et Vostra Signoria lo vederà dall'evento, che non sarà retrattata la prohibitione dell'aresto5, ma sarà ben con qualche arte interposto dilatione alli dissegni di costì, sì che forsi il tutto anderà in oblivione; ma, se questo non sarà et che qualche cosa si faccia, voglio ben pregare Vostra Signoria che mi faccia parte immediate di qualunque cosa sia riuscita, mandandomi, se sarà possibile, copia formale. L'ardimento usato dalli padri giesuiti nelle prediche mostra che habbino maggiori fondamenti che quanto è l'estesa di Francia; altrimenti sarebbe stata gran patia. Io dubito che le radici poste da loro in cotesto regno vivendo l'altro re, coperte doppo di un poco di terra, si siano in questi tempi ingrossate, sì che adesso possino germogliare senza temer l'agricoltore.
Le preparationi alla guerra, de quali Vostra Signoria ne fa mentione, sono molto grandi et le cause di eccitarla maggiori ma son tanto solito a veder l'acqua sino in terra et poi sparir le nuvole che congietturo dover esser così ancora et dover esser causa di fermar ogni motto quella stessa che ha fermato li passati. Potrei ingannarmi, ma chi conosce le proprie debolezze interiori et coperte, fa saviamente a contentarsi di mostre et non venir a fatti che le possino publicare.
Qui è nuova che lo *Spinola sij chiamato in Spagna; questo può esser o per darli carico altrove, o per levarli da quel loco. Spagna rimette denari in Germania assai. Il papa assiste a Leopoldo6, cosa che farà forsi chiarire il re di Francia che ha confidenza d'haverlo per se. Della guerra di Milano vi è qualche cosa di vero, ma tutto sta secondo l'inviamento di Clèves. L'imperatore è perduto affatto. Il papa tratta in buona intelligenza con Venetia ma è arte di Spagna quale ha voluto tonicare il duca di Turrino.
La repentina partita del corriero quando credeva che differisse alcune hore di più, mi fa esser breve per questa volta et dirli con queste sole parole che dal *Villeroi et dal ambasciator del re qui è con querimonia che Fra Paulo comunica con reformati di Francia causa perché non scrive di sua mano. Resto tutto alli servitij di Vostra Signoria, pregando Dio che li doni ogni felicità.
Di Vinetia, il 3 febraro 1610
Di Vostra Signoria molto illustre
Devotissimo servitore
Antonio Bianchi