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1610-02-16.A Castrino

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Molto illustre signor colendissimo

Per questo corriero ricevo tutto insieme due di Vostra Signoria delli 18 et l'altra delli 26 genaro; per servar l'ordine de quali nel rispondere io le dirò quanto al libro4 di presidente di *Thou che l'ambasciator ha scritto alla Republica quanto favoritamente sia stato possibile. Per ancora da Roma non hanno mandato cosa alcuna né fatta alcuna instantia, ma già la dispositione è fermata di non voler far altro et Fra Paulo con gl'amici s'è adoperato il quale ha anco fatto con librarii che ne sij tenuto uno in mostra sempre da tutti acciò a punto questi contrarij restino affrontati5. Non posso capire la causa perché il re tiene tanto conto di giesuiti. Io vorrei saperne il giudicio di signor Castrino perché è forza che sij fatto da lui che non è persona simplice, con qualche gran misterio. Io resto anco con stupore, come Selleri6, il qual intendo esser maestro dottissimo nell'adulatione, si habbia lasciato portare a scuoprirsi contro signor de Sully. Io saprò volentieri se le cose passeranno più inani.
Il *Ciotti non è ancora di ritorno. Io serbarò la lettera che va per Ferrara, conforme a quanto Vostra Signoria commanda, et subito venuto glie la consignerò, acciò la recapiti nel muodo che ella ordina.
Le semenze delli meloni di Chioza et delli cauli fiori, io li haverei mandati per questo corriero, se non fosse stato per non mettermi a pericolo di mandarli cosa che non fosse riuscita: dico quanto alli cauli fiori, perché se il seme non è dell'anno immediate precedente et nato nel proprio paese di Soria o Cipro, non produce; et io non voglio mandarli se non cosa che sij certo haver queste due qualità necessarie che la maggior parte, anzi tutti, li venditori de simil merce ingannano; né bisogna haverli da loro ma da persone che le faccian venir per proprio uso.
Vengo alla seconda littera. La nuova che il Turco sij in campagna in Ongaria fu falsa et, se ben vien fatto ufficij da Spagna et papisti che quella guerra si rompa; li Turchi sono risoluti di non farne altro. Qua si tiene che le cose di Clèves7 terminerano senza guerra, perché quando una parte è risoluta di non volerla in modo alcuno et ciedere affatto, non è possibile che segua. Così si tiene che farà l'imperatore et tutta casa sua perché il re resterà libero, del quale è opinione che non vole guerra.
Io mi rideva quando si diceva che il Dancer8 portava in Franza millioni di scudi; così veggo esser riuscito; ma se giesuiti hanno predicator in Parigi, come è possibile che il re sij mal satisfatto delle cose passate ? Aspetto con gran desiderio di saper almeno l'argumento del libro di padre *Coton, di quello di cardinal di Perron9 non tengo nissun conto, mi basta conoscer l'huomo. Mi maraveglio bene del conseglio di re di voler si tratti della religione, parendomi che doverebbe procurarne silentio. Qui si parla che monsignor di Ladigera10 si farà catholico. Geneva ha gran ragione di dubitare et di fare, come fa, havendo da far con doi, de quali si può poco fidare. Qualche fanti et cavalli si vanno riducendo in Asti da che alcuni argumentano guerra in Italia ma non ne credo niente, vedendo che Milano non ci pensa.
Non da dirli di nuovo, se non che, già dieci giorni in Roma, andarono doi notarij con vinti birri la notte al monastero di San Pietro Montorio, habitatione di quel fra Fulgentio cordelliero11 che già 18 mesi andò à Roma con salvocondutto, et levorono della sua camera le scritture, denari et altre cose, non havendolo trovato lui che era in un altro monastero chiamato Ara Celi dove andorono immediate et lo presero et condussero preggione in Torre di Nona in secreta, dove ancora sta, la causa si dice perché si sij doluto del papa. Hanno sparso fama d'haverli ritrovato un ritratto d'una sua favorita, che dicono esser in Venetia; cosa che non vien creduta. È ben certo che de qua immediate questi ministri del pontefice hanno mandato a Roma le informationi secrete prese contro di lui già nelli tempi della controversia. La opinione è che la sua vita non debbi haver buon fine. Io prego Vostra Signoria dar parte di questo aviso al signor dell'Isle12, il quale l'ha conosciuto qui.
Non li sarò di tedio per questo spazzo, ma facendo fine li bascio la mano, pregandola render testimonio della mia servitù alli singori il presidente *Thou, *Gilot, *Servino et *Casabuona.
Mi par che Vostra Signoria mi accenni non so che di littera del signor Gilot mandatami, di cui non ho ricevuto cosa alcuna, il che sij per aviso.
Di Vinetia, il 16 febraro 1610
Di Vostra Signoria molto illustre

 

Affettuosissimo servitore
Antonio Loschi

 

 

Già alcuni giorni, fu ucciso appresso di Viterbo da alquanti mascherati il conte Alberto Scotto, cosa sentita dal pontefice molto male, perché anco mandò un commissario per far inquisitione et processo; ma doppo cardinale Farnese parlò a papa con minaccie, onde tutto è messo in silentio, perché autore fu duca di Parma. Si vede che papa caglia con tutti13.
È gran cosa che ambasciator di Francia in Turchia usi ogni efficacia per voler là li giesuiti se ben essi sono risoluti di no. Non la finirà sin che alcuno d'essi non sia impalato. Intendo che si fanno alcune belle et buone provisioni per riforma dell'academia di Parisi, se succederà cosa degna di immitatione, riceverò singolar favore che piaccia a Vostra Signoria darmene un poco di raguaglio.

 

 

1. Les éléments chiffrés sont en gras.
2. La BnF conserve une copie de cette lettre : ms Italien 2061, f. 73r-77r.
3. Pli incomplet, l'adresse manque.
4. Voir Notices bibliographiques : ▪Historia sui temporis.
5. Allusion au fait que l'inscription à l'Index de l'Historia de Jacques de Thou a été affichée dans toutes les librairies de Venise sur instance de Sarpi, afin de braver le pape. Faisant explicite référence à cette lettre à Castrino, Pierre *De l'Estoile rapporte : Par lettres de Fra Paolo, escrites dudit Venize à un mien ami, qu'il m'a fait voir, le dernier de ce mois, depuis la censure faite à Romme de l'Histoire de M. le président De Thou, on l'a affichée à toutes les portes des boutiques des libraires de Venize, comme si par là on eust voulu braver et contrepéter la censure de nostre saint-père le pape (Mémoires-journaux, Paris, Didier, 1857, p. 561).
6. Voir Notices biographiques : Nicolas Bruslart de *Sillery.
7. Voir Notices historiques : la crise de •Juliers-Clèves.
8. Voir lettre 1610-01-05 à Castrino.
9. Voir Notices biographiques : Jacques *Davy du Perron.
10. Voir Notices biographiques : François de *Bonne, duc de Lesdiguières.
11. Voir Notices biographiques : Fulgenzio *Manfredi.
12. Voir Notices biographiques : Jérôme *Groslot de l'Isle.
13. Cagliar vient de l'espagnol callar, se taire. Sarpi est bien informé car il est partie prenante dans cette tragique affaire. Alberto Scotti (1558-1609) est un vassal de Ranuccio I Farnèse, duc de Parme et Plaisance, qui lui reproche de ne pas résider dans son fief. Scotti décide d'en appeler aux juristes de Padoue qui rédigent un consulto en date du 13 novembre 1609 qui est soumis à Paolo Sarpi, pour avis. Voir consulto 83 du 13 novembre 1609 : Sopra un conseglio dell'eccellentissimo collegio de' giurisconsulti di Padova a favor del conte A. Scoto ; in C. Pin (éd.), Sarpi. Consulti, I, tome II, p. 907-914. Celui-ci en a approuvé les conclusions qui reconnaissent à Scotti le droit d'en appeler au pape comme son suzerain supérieur. En janvier 1610, Scotti se rend à Rome mais, dès son entrée sur les terres pontificales, à Viterbe, il est assassiné par les sicaires du duc. Voir Corrado Pin, « Ranuccio I Farnese e il conte Alberto Scotti di Gragnano. Appunti su senato veneziano, collegio dei giuristi dello studio di Padova, Paolo Sarpi e Paolo V. Testimoni di un assassinio di Stato », in Bollettino storico piacentino, anno XCV, gennaio-giugno 2000, fasc. I, p. 137-148.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
  • Marco Fanzano

Chiffrement
  • partiellement chiffrée1

Signature
  • Antonio Loshi m48

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 111, f. 34r-v2.

Editions précédentes
  • M. Busnelli, 1931, II, lettre XXXII, p. 76-78,

  • M. Busnelli, 1986, lettre XXII, p. 128-131.