1610-03-16.A Groslot
1610-03-16.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Quella di Vostra Signoria delli 17 febraro mostra con quanta accuratezza ella essamini le cose humane, et quanto sia acuto il suo giudicio in penetrarle. Io veramente, conforme a quello che ella giudica, sarei di parer quasi risoluto che non dovesse esser guerra, poiché non è dubio esser abhorrita da chi ha in poter il farla o no; ma perché Dio conduce spesso gl'huomini a fine contrario al loro dissegno, per questa causa resto con qualche sospensione.
Li medesimi avisi della buona dispositione de' principi di Germania ad intendersi insieme, sono anco qua et tenuti per certi. Nondimeno, ancora la maggior parte reputa che si debbi venir a conclusione delle cose di Giuliers4 senza guerra, et questo perché li Spagnoli non voglino et gl'altri Austriaci senza loro non possino implicarvisi et sempre che una parte vuol cedere, l'altra è constretta a cessar dalla guerra.
Il cardinal Delfino5 è venuto a Vinezia più per i affari particolari di casa sua, che per altro. Ch'egli sij per muover parola a loro favore, Vostra Signoria non lo credi, perché né egli lo farebbe, né alli padri riuscirebbe in alcun conto. Dio guardi che s'entrasse in pensiero di confermare il loro bando, perché questo sarebbe un metter in dubio la ferma validità del già fatto, il quale è con tanta solennità et strettezza che chi pensasse aggiongerne di maggiore, la diminuirebbe. Per ancora di loro non è stato parlato. È vero che spesse volte hanno tentato di entrare nello Stato di Urbino, et ultimamente due anni sono, et quel duca6 non ha consentito loro l'ingresso, se ben li ha honorati eccessivamente, né di ciò allega altra causa, se non che li popoli suoi sono poveri et non potrebbono sostener quella spesa. Il che non è falso, perché quei popoli sono delli più poveri d'Italia et, se li padri siano di molta o poca spesa, Vostra Signoria lo sa. Io sto con grandissima attenzione a vedere se la guerra si rompesse tra noi et li loro amici, come essi si porterebbono con noi et come noi con loro.
Sino al presente, ho creduto che il principe di *Condé havesse qualche fondamento della sua attione, io credo tutto il contrario et non li pronostico così poca mala ventura, come già a Carlo della medesima casa. Se il marchese di Cœuvre7 sarà fatto marescial, si potrà dire: primum, species digna est imperio.
Credo che Vostra Signoria haverà ricevuta la cifra, la qual però io non adopererò prima che ne habbi da lei l'aviso certo. Quel che li manderà la presente8, le dirà anco qualche cosa di quel che li scrivo.
Il signor Dominico *Molino et il padre maestro Fulgentio9 li basciano la mano. Di quel altro Fulgentio10, non si parla più et credo che per lui il mondo sarà presto finito. Quell'altro Marc'Antonio11, che partì di qua quando Vostra Signoria vi si ritrovava, è in malissimo stato, per non havere di che vivere et per il timore che il mal d'altri l'insegna havere. Prego Dio che li doni patienza, il quale anco prego che doni a Vostra Signoria ogni contento di spirito et grazia di veder qualche reformatione delli nostri abusi, li quali sono della natura di che dice Hippocrate: Quæ pharmacum non curat, ferrum curat.
Li bascio la mano; insieme con la primiera venirà la risposta del gentil'huomo anglese12 a quella che mandò Vostra Signoria. Quel Vicenzo *Zucconi, agente di Mantoa, è mandato dal suo padrone per negotij a Praga.
Di Vinetia, il 16 marzo 1610