1610-06-22.A Castrino
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Non è occorso mai successo nella mia età, del quale più lungamente si parlasse e più universalmente, quanto della morte del re4 ; la quale ben considerata, a lui non è stata importuna il quale ha finito i suoi giorni pieni di gloria e di contento, lasciando di sé infinito desiderio a tutti i buoni; ma bene importuna al regno ed agli amici, quali sopra la vita di lui fondavano gran speranze. Sì come il caso di tanta morte è stato inaspettato, così si poteva credere tanta unione quanta si è veduta nelli grandi, nella nobiltà e nel popolo a stabilire il regno conquassato da tanto caso. Dio faccia che tanta unione sia perpetua perché è da temere quando il papa e i Romani semineranno il diacatholicon del quale [è noto] il bene: certa cosa è che non si può compatire col bene di Francia. Quelli sono perduti se le religioni stanno in concordia, e Francia è perduta senza questa. Non è in necessità di guardarsi da altri più che da loro, e pur sono nelle viscere e di loro può dire Francia : lupum auribus teneo5. Se piacerà a Dio donar tanta gratia alla regina di sapere ben disporre questo particolare, tutto passerà bene; ma è da temere la superstitione feminile.
Non si è trattato come io indovinavo, ma che si farà di Condé6 infetto della pratica di Spagna ? Già il prencipe di Condé partì per le poste verso Fiandra, havuti denari per il viaggio e forse per altro; non ha giudicato Spagna utile trattenerlo, come da poco ma l'hanno aventurato come colpo perduto.
Io stimo molto che il maresciallo di Buglione7 debba havere parte nel conseglio, essendo fama qui di lui che sij certo molto ben fatto ed anco sopra l'eccellente, ma de' ghisardi8 non spero troppo bene. Mi sarebbe troppo grato sapere perché si sij fatto mutatione nella pedagogia del re e che male le sia trovato a Yveteaus9 ; e similmente riceverò molto favore di essere avvisato se alcuna cosa si tratterà de' gesuiti. Non ho ancora veduto il gentilhuomo che Vostra Signoria mi raccomanda; quando verrà in questa città, io non mancherò di renderli quella servitù che debbo a tutti li amici di Vostra Signoria.
Del signor Casabona già ho inteso qualche cosa mentre viveva il re10 ; voglio sperare che, cessata la causa, non vi sarà alcun pericolo dell'effetto e, se egli non vorrà fare di quelle cose dove in vano si pensa, starà dove si ritrova e non cercherà maggior lume che nel sole.
Quanto alle cose del mondo, se ben la guerra di Cleves11 mostra dover terminare presto, nondimeno in Germania restano altre materie di dissentione. La causa di Donavero12 hora entra in campagna. Si tratta anco di suscitare le pretensioni di uno di Brandemburgh sopra Argentina13. Ma tra l'imperatore ed il re Mattias le cose mirano a rottura manifesta, dimandando l'imperatore la restitutione di Moravia e di Austria, ed essendo risoluto l'altro di non renderle, così per non restar senza Stato, come anco per non esser in libertà di far quello che vuole.
Ma qui in Italia stiamo molto titubanti perché, sì come quando viveva il re e che si aspettava di giorno in giorno transito di soldati francesi in Italia, il conte de Fuentes14 se ne stava senza fare alcuna provisione, così -per il contrario- adesso quando non vi è l'occasione di armarsi per difesa, egli lo fa sollecitamente. Fa accelerare la levata de Svizzeri, sollecita il passo di Todeschi di Tirolo15 e batte tamburro in Italia. Alcuni delli capi de' soldati levati in Tirolo, passando per li luoghi de' Grisonij, sono stati da lor impriggionati e potrebbe esser causa di qualche rumore in quelle parti.
Di Costantinopoli non vi è cosa di momento, anderà il bassà con potente essercito contro li Persiani, credo non per altro che per avantaggiarsi nel trattato della pace.
Prima che finir questa lettera, io vorrei intendere lo parere di Vostra Signoria sopra la fataria di Francia che li suoi re debbino morir sotto pretesto di religione e per mano di frati e debba esser governata da una donna di Fiorenza. Ma più desidero sapere se il naturale della regina è superstitione e se è inclinata a mettere affettione e dependere di persone particolari. La curiosità per consolarmi con le speranza o vero prepararmi a sopportar più facilmente e raffrenar la mente.
Di Venetia, 22 di giugno 1610.