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Illustrissimo signore,
Ho letto la sua lettera all'Asselineau, saggia e conforme al mio pensiero. Credevamo fosse vicino il tempo del nostro parto: la speranza è venuta meno con la vita del re; e se con la guerra non si apre un qualche adito alla libertà della coscienza, non osiamo parlare liberamente. Così siamo noi Italiani ! Pochi vogliono agire bene, e coloro che lo desiderano non cercano di farlo se non con sicurezza. Circa lo stato delle cose, che ci è sfuggito dalle mani, non c'è nulla da dire. Bisogna operare partendo dalla situazione presente.
Le cose in Italia si trovano a questo punto. Il re di Spagna si dispone ad armare; il duca di Savoia comincia a difendersi, intende attaccare anche se le forze avversarie fossero presenti o se comparissero le milizie di Francia. La Republica veneta gli ha promesso aiuto per la sua difesa e per questo motivo ha stabilito di cominciare ad armare e ha cominciato a farlo. Nessuno di noi ignora che l'animo della Spagna ci è ostile; non tutti sanno che la mente del papa ci è anche più ostile: i più sono ingannati dalla sua astuzia meretricia. Il re morto ha detto che il papa voleva esser grato al re di Francia, lodare tutti, predicare a tutti il bene d'Italia. Ma poco dopo rivelò ciò che gli stava a cuore circa la guerra da muovere ai riformati.
Molti desiderano un patto coi Germani e con gli Olandesi; due preconcetti tuttavia sembrano opporsi, che è necessario rimuovere: uno che a certuni sembra che col pretesto del patto si venga trascinati a una guerra non necessaria; l'altro poi, che ai superstiziosi sembra una negazione della religione romana, se si stringe coi soli protestanti. Il rimedio per entrambi sarebbe se il re di Francia avesse nel patto il ruolo principale e la regina mostrasse che essa ne è la promotrice. Questo bisogna fare.
Per quanto spetta alle cose di Francia, Venezia ha già ordinato che alla regina sia detto per mezzo dell'ambasciatore ordinario che non si può conservare il regno se non con la pace della religione riformata. Anzi ha aggiunto che il bene di Francia e di Roma sono incompatibili ; perciò considerasse bene l'ambasciatore quelli che gli accadesse di ascoltare. Lo stesso faranno gli ambasciatori straordinari. Ogni cosa sarà fatta bene: dispiace solo che chi è inviato come ambasciatore ordinario è mezzo papista.
Io, illustrissimo signore, prego Dio che faccia progredire in noi la sua gloria e che ricolmi Vostra signoria di tutti i suoi doni.
La saluto
Venezia, 6 luglio 1610.
d'après Giovanni da Pozzo
1. Les Mémoires et correspondance politique de Duplessis-Mornay pour servir à l'histoire de la réformation et des guerres civiles et religieuses en France, sous les règnes de Charles IX, de Henri III, de Henri IV et de Louis XIII, depuis l'an 1571 jusqu'en 1623 ont été réunis et copiés sur son ordre par ses secrétaires René Chalopin et Jules Meslay, dirigés par le fidèle Jean *Daillé. L'ÖNB de Vienne conserve le manuscrit 6189 du fonds Marco Foscarini : Copies de lettres ecrites par le père Paul a Mr Du Plessis Mornay prises sur les originaux par Mr [Jean de *Jaucourt] de Villarnoul, seigneur de la Forest-sur-Seure (Ex fido et probo exemplari descripsi). Cette lettre (n° 25) est au feuillet 42v. 2. Le volume 368 des Mémoires de l'an MDCVIII-IX et X porte le sous-titre : La négotiation de Venize. 3. Contrairement aux deux manuscrits à notre disposition, l'édition Polidori date cette lettre du 16 juillet. 4. Voir Notices biographiques : Pierre *Asselineau. En regard de ce nom, le manuscrit de l'ÖNB porte en marge : Asselinæus bellum parat aditum ad conscientiæ libertatem. 5. Voir Notices biographiques : Philippe III de *Habsburg d'Espagne. 6. Voir Notices historiques : affaires du duc de •Savoie. 7. Sarpi reprend ici une métaphore désormais établie par Dante et Pétrarque pour fustiger l'Eglise romaine. Il l'a également utilisée dans sa lettre 1610-01-05 à Groslot et dans ses lettres 1609-12-08 et 1611-08-16 à Duplessis. 8. Voir Notices biographiques : *ambassadeurs vénitiens. 9. Voir Notices biographiques : Giorgio *Giustiniani.