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1610-08-17.A Castrino

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Molto illustre signor colendissimo
Crescono quotidianamente gl'oblighi miei verso Vostra Signoria poiché per favorirmi prende tanti incommodi; non confido mai di esser sufficiente a pagarne parte alcuna ma ben riconosco l'obligatione, et le ne rendo gratie, poiché non posso far maggior cosa.
Mi è stata carissima la instruttione che mi dà per la sua ultima et sopra tutto la ringratio del giudicio che mi partecipa intorno alle cose di costì. Non si sa in Italia quel che debbi essere Spagna olim in Milano4 ; seguono in fare la armata et il duca parimente; tuttavia non restano di trattar insieme et, quel che ci dà gran maraveglia, è che di Francia si scriva che la regina insiste in agiutare il duca. Ma da Turrino vien che Digueres5 ha disarmato; dice il duca di mandare il figlio in Spagna et che Bulion6 il conseglia ma fra Paulo tiene che siano parole dette per metter gelosia et non per effettuarle. Il verno terminerà tutte queste difficultà.
Li Spagnoli attendono alle feste, havendo maritato il duca di Lerma7 frescamente, il che è più che maritar il re. Li vicerè di Napoli, nuovo et vecchio8, sono passati a disgusti per li titoli et li loro parenti per la stessa causa alle armi. In Milano ancora quel Castellano è in differentia con li altri Spagnoli del conseglio et fanno proclami publici l'una parte contro l'altra, argumenti di poca stima del re. Non haverebbono fatto tal cose vivendo Philippo II.
Le più importanti nuove che habbiamo sono le feste che fanno li padri giesuiti per tutto per la beatificatione del padre Ignatio; è vecchia la comedia che hanno fatto in Sciviglia, facendo comparer la imagine di rilevo di statura humana, vestito di terzo pello9 con un Jesus nel petto fatto di diamanti et perle, con undeci pagi, li institutori delle altre religioni. Ma in Praga hanno fatto frescamente per questo effetto un sollennissimo convito, dove hanno invitato l'elettore di Magonza, l'arciduca Leopoldo10, l'ambasciator spagnuolo et molti nobili catholici che tutti hanno fatto devotissimi brindisi al beato Ignatio. In Roma, in Napoli, in Milano et negl'altri luochi d'Italia hanno fatto sontuosi apparati delle chiese loro per questo fine; ma di un gran successo resto maravigliato: si ritrovava nel loro collegio di Praga un padre Alessandro Aio11 scocesse, già bandito da Parigi. Questo all'arrivar dell'assassinamento del re trasparlò publicamente in approbatione dell'assassinio et lode dell'assassino; in questi ultimi giorni, cioè in fine di luglio, egli è morto in pochi giorni per dolori di stomaco et effusione di sangue per l'orina et immediate doppo è comparso un ordine del padre generale che egli dovesse esser mandato sotto buona custodia prigione a Roma. Non si vede la causa d'un riscontro così opportuno, ben credo, che vi sia assai dell'artificio et pur che non comenzino ad arrogarsi ius vite et necis12. Li lascieremo fare, pregando Dio che presto giongano al colmo, acciò si affreti anco il precipitio.
Ho letto la scrittura dell'abbate13, la qual mi ha dato gusto et fatto maravegliare come egli non habbia temuto di esser depinto all'inferno, ma non è possibile che le cose restino in questi termini; è necessario o che essi vincano tutti, o che restino vinti. Sopra la morte del re non ho veduto altra cosa, se non quelle che Vostra Signoria sa, le quali par anco a me che vengano stimate troppo, perché di tal soggeto converebbe parlar non con le basse forme che questi nostri hanno usato, ma con concetti di Lucano14 et anco con più sublimi.
Il *Ciotti non è anco partito di Sicilia et è incerto quando sia per tornare. Di Ferrara, mai ho avuto risposta ma per il seguente spazzo io li voglio saper dir alcuna cosa, perché farò parlar a quel speciale et a qualche altra persona, da' quali intenderò lo stato di quel gentil'huomo et ne darò conto a Vostra Signoria. Se ella scriverà a monsignor dell'Isle, la prego far li miei basciamani, con dirli che io non li scriverò fino che non ho aviso del suo ritorno15.
La pregherò anco dire al presidente *di Thou che io perseverò nella deliberatione, la qual si effettuerà in fine di questo mese.
Sono molti giorni che non ho inteso niente del signor d'Harlay Dolot16, Vostra Signoria mi farà gratia de dirmi una parola intorno alla sanità sua; nel rimanente vivo con desiderio di non esser sempre servitor inutile di Vostra Signoria, alla quale per fine di questa bascio la mano. Fra Paulo.
Di Venetia, il dì 17 agosto 1610
Di Vostra Signoria molto illustre

Affettuosissimo servitore
Pietro Giusto

 

 

 

1. Les éléments déchiffrés sont en gras.
2. La BnF conserve une copie de cette lettre : ms Italien 2061, f. 97v-100v.
3. Le pli est incomplet.
4. La mort récente, le 22 juillet 1610, du gouverneur de Milan, Pedro *Henriquez de Acevedo, laisse la ville en proie à l'appétit des Piémontais, soutenus par la France depuis le traité de Brosolo, du 25 avril 1610.
5. Voir Notices biographiques : François *Bonne, duc de Lesdiguières, voir lettre 1610-02-06 à Castrino.
6. Claude de Bullion (1569-1640) est issu d'une riche famille marchande de Mâcon. Conseiller d'Etat sous Henri IV puis surintendant des finances et conseiller au Parlement de Paris sous Louis XIII. La croissance de sa fortune est contemporaine du triomphe de Richelieu qui lui confie la gestion des finances du royaume.
7. Voir Notices biographiques : Francisco *Gomez de Sandoval y Rojas, duc de Lerme, est favori du roi Philippe III jusqu'en 1618 quand l'opposition de la reine Marguerite triomphe de lui. Après son veuvage, il sollicite de Rome le chapeau cardinalice qui lui est accordé en 1618.
8. Voir Notices biographiques : Juan Alfonso *Pimentel, vice-roi de avril 1603 à 1610, et Pedro *Fernandez de Castro, vice-roi de 1610 à 1616.
9. De l'espagnol terciopelo, velours.
10. Voir Notices biographiques : Leopold V de *Habsbourg.
11. Alexander Hay ou Hayus. Voir la précédente lettre à Castrino du 1610-08-03.
12. Dans le droit romain, la ius vitæ ac necis est la loi qui autorise un maître à tuer son esclave.
13. Dom Jean *Du Bois-Olivier, abbé de Beaulieu, Aux bons François (Libelle contre les jésuites à l'occasion de la mort de Henri IV), [s.l.], [s.n.], [s.d.], 22 p. Texte prononcé en l'église Saint-Eustache. Le nom de l'abbé célestin *Du Bois-Olivier est parfois prononcé comme auteur de l'▪Anticoton.
14. Dans sa Pharsale, Marucus Annaeus Lucanus (39-65) a décrit l'épopée de César jusqu'à son assassinat.
15. Pour des raisons de sécurité, Sarpi évite d'envoyer du courrier à Groslot car il le croit en cure pour sa maladie de la pierre ; voir lettre 1610-09-14 à Groslot.
16. Voir Notices biographiques : Charles *Harlay de Dolot.

Type scripteur
  • Autographe

Scripteur
  • Paolo Sarpi

Chiffrement
  • partiellement chiffrée1

Signature
  • Pietro Giusto

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 111, f. 44r-v2.

Editions précédentes
  • M. Busnelli, 1931, II, lettre XLII, p. 98-100,

  • M. Busnelli, 1986, lettre XXIX, p. 150-153.