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1610-09-28.A Castrino

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Ho ricevuto con augumento di obligo quelle di Vostra Signoria delli 7 e delli 8 ma insieme con dolore, ch'io non vaglia in servitio suo, prendendo ella tanti incommodi per causa mia. Non posso se non pregare Dio che per sua bontà esso gli doni la ricompensa.

Habbiamo havuto l'avviso dell'acquisto di Giugliers4 e da tutti si attribuisce la principal lode di quella impresa al conte Mauritio5, e veramente bisogna confessare che non vi è altrettanta virtù e risolutione in Europa quanta nelli Stati6. è ben parsa maraviglia che le genti francesi essendo state le ultime ad arrivare siano anco state prime a partire, e con tanta fretta. Ma io credo che alcuno era attorno Giugliers, il qual però non desiderava che fosse acquistato ed, insomma, pochi papisti sono boni. Accostandosi al verno sarà facil cosa che si raffredino anco li romori di guerra, ma non so se potranno essere estinti.
E quanto si aspetta all'Italia, io tengo per così dubbio il successo che non mi dà l'animo di pendere più a sperar la pace che al temere la guerra; anzi, tengo che li medesimi interessati siano incerti altrettanto quanto li privati; sanno bene quello che vorrebbono ma non quello che riuscirà essendo le cose tanto scompigliate che chi le maneggia, le intende meno degli altri: Spagna -se potrà- vorrà pace; Savoia -se potrà- vorrà guerra; li preti se bene hanno il medesimo desiderio che li primi, nondimeno havendo l'istessi interessi con loro, faranno l'istessa risolutione; la Republica se ben spera pace, non insiste molto. Crescono nondimeno così le provisioni del duca come quelle di Milano. Vivono li soldati nel Milanese a spese de' popoli ed è certo che la spesa monta a 220 mila scudi al mese. Non s'intende però che di Spagna, pensino a maggior provisione che di 400 mila scudi, li quali disegnano madare insieme co 'l contestabile di Castiglia7 che viene per governator di Milano e capitano dell'essercito con tanta auttorità quanta haveva il conte de Fuentes8. Questo soggetto è huomo di molta prudenza nelle cose politiche mai in guerra non hebbe molto buona fortuna in Franca Contea, dove una volta la maneggiò.
In Germania, sono accomodate le differenze tra l'imperatore e Mattias perché Cesare -protestato dalli suggetti- si è accommodato alla necessità e sarà essempio per verificare la sentenza di Livio : regum maiestatem difficilius a summis ad media reduci quam a mediis ad ima precipitari. Ma la lega ecclesiastica9 che era ridotta a Monaco ha fatto una risolutione che non è da preti e Tedeschi, havendo deliberato di assoldare 15 mila fanti e 3 mila cavalli, se ben li Spagnoli di questo numero pagheranno il quinto, cioè 3 mila fanti e mille cavalli. Non spero troppo che la conferenza di Colonia possa terminare in pace, per l'interessi del duca di Sassonia10, qual si vede tanto innamorato nella sua pretensione che per ottenerla non restarà di valersi anco delli aiuti spagnoli, senza che li commissarij imperiali e la dieta di Praga ve ne sono alcuni più atti a seminare la guerra, dove fosse pace. Ma tutto è in mano di Dio, al quale piacerà forse contra la espettatione ridurre ogni cosa in pace, come lo prego che faccia, se è bene della santa Chiesa.
L'arrivo di tanti ambasciatori straorinarij costì potrà muover materia di discorsi e di opere. Il duca di Feria11 seminerà il diacatholicon12, né quello d'Inghilterra potrà far tanto di bene per la freddezza del paese e del padrone. Ho havuto molto caro di sapere —con tutti li soi particolari— quello che è stato trattato nel Parlamento, nella causa de' gesuiti; li quali però io tengo che quantunque fossero perditori, vinceranno perché finalmente riceveranno la conditione di assoggetirsi alli statuti dell'università; di che però non ne faranno niente ed il solito loro è di entrare con ogni conditione perché hanno ben essi l'arte di farsi padroni di quelli che li haveranno legati con regole. Qui si contentarebbono di venire a vogare per galeotti con i ferri a' piedi perché, entrati, saprebbono bene e sciogliersi loro e legar gli altri. Non è maraviglia che procedino con tanta petulantia in Francia, anco in Roma ne usano parte. Havevano eretto nella lor chiesa una compagnia di sbirri solamente (li quali sono in quella città in gran numero) sotto pretesto d'insegnar loro la dottrina christiana ed essercitij spiritualli, e se n'erano fatti così presto padroni che il governatore e la corte non potevano più maneggiarli, onde per querela che esso governatore ne fece col papa, la compagnia è stata disfatta.
Ho letto con gusto l'Anticotone13 il quale però haverei voluto in qualche parte più pungente poiché non è vitio la immodestia contra petulanti e non è dubbio alcuno che la libertà francese in scrivere contra li disordini, che nascono per favore delli potenti, fa di molto bene aprendo gli occhi a quelli che sono di bona natura e non perspicace ed impedisce che la materia non si corrompi tutta. Dubito solamente che stimandosi essi onnipotenti non si mettino in rabbia per le contradittioni che le vengono fatte e non diano in qualche precipitio perché sono di tanta audacia che non guarderanno a rovinar sé stessi per vendicarsi delle offese che par loro ricevere.
Io scrissi già a Ferrara14 per intendere dell'essere dell'amico ma non seppi dimandare particolare alcuno; per il che ano non hebbi se non risposta generale. Hora che Vostra Signoria mi ha significato li particolari che desidera sapere, dimani che partono le lettere per quella città, io scriverò e farò opera di essere ragguagliato a pieno. Di questo bene accerto Vostra Signoria che, a mia contemplatione, quello che porta la lettera in là diede l'ultima che Vostra Signoria mi mandò in mano propria ed, al ritorno, mi ha portato relatione i haverlo fatto. Io non so credere in questo particolare altro se non che quel signore -per essere in quella città— dubbita come debbia essere intesa la corrispondenza con Castrino e con fra Paulo. Stia sicura che delli particolari che desidera sapere gliene darò piena certezza.
La prego far le mie scambievoli raccomandationi alli signori Bochelo e Giustelo. Del codice di quest'ultimo15 io ho ben da dimandare risolutione di alcune cose, non per dubbio che io vi habbia dentro ma per intendere li mezzi di persuadere chi è di contraria opinione. Haverei molto piacere di essere informato che qua non habbiamo intiera cognitione se alle 13 centurie incominciate e finite, vivendo Matthia Illirico16, sono stati aggionte le rimanenti e, se alle vecchie è stata fatta additione alcuna, ed in che stima sia quell'opera costì. Quando torni commodo a Vostra Signoria darmene un puoco di relatione. Lo riceverò a gratia.
La nuova che Vostra Signoria mi ha dato della mutatione del presidente Toù m'ha così stordito e mi ha fatto restare in ambiguo di diverse cose, se bene io voglio dir con Seneca : convien più tosto chiamare l'ebrietà virtù che Caton vitioso. Però non si può scusare il vitio mio di annoiar Vostra Signoria così longamente. Farò fine baciandoli la mano.
Di Venetia li 28 di settembre 1610


Il libro di Bellarmino17 è prohibito qui. Dico a monsignor Leschassier.

 

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Voir Notices historiques : la crise deJuliers-Clèves.
5. Voir Notices biographiques : Maurice de *Nassau.
6. Ce terme traduit les Staten generaal ou Etats généraux qui sont l'expression de la souveraineté des Provinces-Unies, créées en 1579 par l'union d'Utrecht, et qui vont perdurer jusqu'en 1795. Sous la plume de Sarpi, c'est un équivalent à la Hollande anti-espagnole.
7. Voir Notices biographiques : Juan *Fernandez de Velesco y Tovar.
8. Voir Notices biographiques : Pedro *Henriquez de Guzman de Acevedo y Toledo.
9. Voir Notices historiques : ligue deMayence.
10. Voir Notices biographiques : Christian II *Wettin.
11. Voir Notices biographiques : Gomez *Suarez de Figueroa y Cordoba.
12. Voir Notices bibliographiques : ▪Satyre ménippée de la vertu du Catholicon d'Espagne.
13. Voir Notices bibliographiques : ▪Anticoton ou réfutation de la lettre déclaratoire du père Coton. Dans une lettre du 11 décembre 1610 au cardinal-neveu, le nonce à Venise informe que l'Anticoton a été traduit en italien et publié par le libraire Meietti avec une fausse adresse de Lyon, il en espère alors la rapide interdiction. Toutefois ses courriers successifs montrent qu'il a des difficultés à s'opposer au procureur Nicolò *Contarini (ASVat, Nunz. Venezia, 40, f. 707, f.714-715 et f.718-719).
14. Le frère de Francesco Castrino, Ercole, est médecin à Ferrare et Sarpi tente de lui faire passer des lettres.
15. Christophe Justel (1580-1649), Codex canonum ecclesiæ universas a Justiniano imperatore confirmatus, … nunc primum restituit ex graæcis codicibus editis et mss. collegit et emendavit, latinum fecit et notis illustravit, Parisii, Beys, 1610.
16. Matthias Flacius Illyricus (1520-1575), Ecclesiastica historia, integram ecclesiæ Christi ideam … secundum singulas centurias perspicuo ordine complectens … ex … historicis, patribus et aliis scriptoribus congesta, per aliquot studiosos et pios viros in urbe Magdeburgica, Basilæ, J. Oporinum, 1559-1574.
17. Roberto Bellarmino, Tractatus de potestate summi pontificis in rebus temporalibus adversus Guill. Barclaium, Romæ, Zanetti, 1610. Cet ouvrage se veut une réponse à William Barclay mais il va provoquer plusieurs répliques : l'une du Parlement de Paris et l'autre de David Wängler. Il a été immédiatement interdit à Venise et le nonce écrit à ce propos : Li librari hanno havuto ordine da questi signori di non ricevere, né vendere il libro del signor cardinale Bellarmino … ciò si è determinato per la relatione che frate Paolo, sevita, ne ha fatta in collegio doppo haverne visto uno che da Roma ha fatto venire Domenico da Molino et subito datolo a detto frate a rivedere ; lettre du 16 octobre 1610 au cardinal-neveu : ASVat, Nunz. Venezia, 40b, f. 167.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur Chiffrement
  • partiellement chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 162r-168v.

Editions précédentes
  • A. Bianchi-Giovini, 1833, lettre XXIII, p. 126-135 (incomplète),

  • F.-L. Polidori, 1863, II, lettre CLIV, p. 131-135,

  • M. Busnelli, 1931, lettre XLV, p. 103-105,

  • P. Savio, 1940, lettre XVII, p. 61-70.