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1610-10-12.A Groslot

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Molto illustre signor colendissimo
Per il corriero che partì di qua hoggi a 15, risposi alle due di Vostra Signoria delli 2 et 3 settembre che vennero insieme con una, direttiva al signor *Molino. Per questo corriero ho ricevuto quella delli 15, la quale con ogni ragion incomincia dall'ammonire la mia negligentia che mai ha saputo scriver a Vostra Signoria se non in risposta; il qual peccato io non posso negare né debbo iscusare, ma dir solamente che per l'avvenire mi correggerò.
L'ultima sua, sì come è un vero ritratto delle cose di costì così mi ha mosso le lacrime, perché osservando che non passano meglio qui, né in Germania, mi persuado esser divina volontà che ancora viviamo sotto il giogo. Ma se così è sua gloria, dobbiamo et conformarci alla sua volontà et renderli grazie. Quanto s'aspetta a costì, se la regina haverà tanta virtù (il che io non credo) che possi sostentare quell'assoluto governo, farà miracoli, almeno per quanto tocca a cose humane; ma se altramente, aspetto che in breve sia fatta una lega con ruina del regno.
Li nostri hanno perduto il zelo, perché il papa procede con ogni mansuetudine come anco perché adesso, per quella via, non si ascende: indicio manifesto che il passato non era da Dio; perché anco non è da maravigliarsi se è restato senza effetto. Si aggiunge bene che, dubitando qualche cosa da' Turchi, pare che bisogni trattenersi col papa et con Spagna; et così Dio si lascia in dietro. Non veggo altro rimedio per conservare o nutrire quel poco che resta, se non venendo molti agenti di príncipi reformati, et massime da Grisoni, perché questi farebbono l'essercizio in italiano.
Li giesuiti, benché assenti, non fanno manco male qui che costì, con lettere et instrumento di preti et frati confessori: li quali non mi maraviglio se possedino costì la regina, perché l'adulatione è mezzo potente per haver la gratia, massime de' deboli. Ho letto la Remonstranza presentata per nome dell'università, molto bella scrittura et degna di monsignor *Leschassier, se è sua. [Ma poco speranza ho che produca effetto poiché sino monsignor *di Thou è per loro et il primo presidente4 si ritira]5. Quel particolare che non si sia trovato avvocato per l'università —se non comandato— può ben esser documento che la potenza delli padri giesuiti è insuperabile. Io mi son riso dell'offerta di sottoporsi alli statuti dell'università perché essi, quando ricercano ingresso in qualche luoco, non restano di fare qual si voglia promessa, havendo arte di salvarsi del mendacio con le equivocationi et riservationi mentali et, quel che importa più, di surmontar quelli che li haveranno obbligati et sforzarli a lodare, non che a contentarsi che non osservino niente. Mi par di vedere la Francia in breve tutta giesuita.

L'▪Anticotone è una bella scrittura molto soda che mi rende l'autore molto admirabile; alla quale non so se con molta facilità un altro possa giongere. Senza dubbio il padre [Paulo]6, per quel che mi dice, non si promette tanto; et troppo piena è la Francia di soggietti potenti et dotti, massime reformati, che egli possi ardire di puoter haver luoco in così illustre numero, senza che l'avvertimento di quell'antico è da esser tenuto nella memoria : non esse scribendum in eum qui potest proscribere7. Però, in tutte le cose humane si pesa il bene et il male; né è prudentia —per una leggier cosa come quella che potrebbe far esso padre— perder l'occasione di qualche megliore. Si come egli mi dice che non curerebbe niente per fare qualche cosa di buono et dove valesse.
Ma poiché siamo in questo proposito, le dirò che finalmente —con estrema opera— ho acquistato un essemplare stampato in Roma delle loro ▪Constitutioni dell'anno 1570. Di che li dirò prima che, inanzi di vederle, non sapeva dir che cosa fossero giesuiti, perché il toccar le loro attioni riceve risposta con dire son abusi de' privati che non tirano in consequenza l'universale, ma l'instituto è quello che mostra qual sia il commune. Poi li aggiongerò che se sino al 1570, quando non erano niente et quando non havevano fatto alcuna impresa, si scorge la mala semenza, chi potesse vedere le susseguenti, da all'hora sino al presente, potrebbe ben scrivere qualche cosa bella et utile al mondo. Considerando gli andamenti di questi padri, da trenta anni in qua, io veggo che sempre si sono posti unitamente ad una impresa particolare; se ben si tratta in una sola regione, adesso metteranno tutto lo sforzo suo in Francia, per veder di spontare et farsene patroni. Et ardisco di dire che le cose mostrano tal faccia che per necessità conviene o che ottengono il suo fine, o che rovinino. Dio faccia, se così è sua gloria, che succedi il secondo, perché il primo non può avvenire senza una guerra civile, a che essi metteranno ogni industria. Ho visto una scritttura stampata in Parigi di un miracolo del beato padre loro Ignatio et mi pare cosa bella che gli habbino dato ufficio di far pisciar le putte, come a li altri pari suoi il suo. Ho veduto una scrittura francese d'una damigella G8 (et vado congietturando che sia madamigella di Gournai) a favore di questi padri, ricompensa del miracolo. Et ho creduto che quella sia autore perché nomina et comenda *Badovere. Gran cosa che atheisti e giesuiti s'acoppiano così facilmente !
Il signor *Castrino non ha mai mancato di mandarmi tutte le belle cose che escono in luce costì et, per questa causa, resto molto obligato et a lui et a Vostra Signoria. Intorno a che presi anco ardire nella mia passata di pregar Vostra Signoria per l'Apologia in francese, et non in altra, del padre *Richeome; né al presente saprei che vi fosse altro necessario per li miei usi. Il signor *Molino scriverà per questo spazzo al signor ambasciatore che dia il pacchetto al signor Agostin *Dolce; et se a Vostra Signoria tornasse, fatte senza suo incomodo di trovar alcuna di quelle Apologie, il sudetto signor Agostino overo il signor Anthelmi9, secretario dell'ambasciatore, che torna in qua, me lo porterebbe. Ma il tutto sia senza alcun incommodo di Vostra Signoria, sì perché nessuna cosa mi sarebbe grata con quello, come anco perché il bisogno non merita che sia preso incommodo. Mi pare che Cuiacio10 scrivesse alcune cose in canonico che noi qua in Italia non habbiamo mai veduto: le altre opere sue sono qui frequenti et celebrate et io le leggo con gusto et frutto, che mi fa credere che anco le Canoniche siano altretante degne, se non più. Mi sarebbe molto grato sapere se si trovano, il che potrà Vostra Signoria una volta intendere quando per qualche accidente si troverà a Parigi.
Ho più volte pensato di ampliar la cifra, con note per le sillabe più usate, ma perché non sono le medesime quelle della lingua francese et dell'italiana, non ho saputo come fare. Le più usitate appresso a noi sono quelle che entrano nel declinar i verbi, ma la declinatione francese è tanto diversa che quelle non servono niente. Quanto alla lettera x, per non confonderla con le nulle, il suo carattere potrà essere 22 et così ho notato nella mia cifra.
Aspetto con molto desiderio di sapere quel che haverà fatto il duca di Feria, che non potrà esser se non male, considerato chi è et di dove viene. A Guisa11 ho sempre creduto poco, sì come a tutta la casa sua, et meno credo poiché fa matrimonio con Gioiosa12. Vostra Signoria mi farà singolar favore scrivendomi con qualche minuzia le qualità di quel Barrault13 che va a Roma, et ancora le qualità di quel che viene qui. Espernon14, senza dubio, non farà se non male. Fa ben bisogno a' reformati star con molta avertenza.
In quel che tocca le cose d'Italia, io non posso dire a Vostra Signoria se haveremo guerra o pace. Due cose credo: una, che li Spagnoli faranno ogni cosa per non far guerra, l'altra, che il duca di Savoia farà ogni cosa per farla, a suo vantaggio però. Ma li huomini s'impegnano et, se bene operano ad un fine, molte volte sortiscono il contrario. Potrebbe occorrere che li Spagnoli, fuggendo la guerra, la incontrassero. Al presente, se ben siamo tanto inanzi, restano li medesimi soldati nel ducato di Milano, esausto perciò molto, con pericolo di ruinare, anzi con certezza, se invernaranno; il che noi non sapremo se non per l'evento. Et in Spagna, se bene intendono tanta desolatione, non ne tengono conto, parendoli avanzare per la spesa che fa il duca di Savoia; però lo Stato di questo non è in così mali termini come il loro. Egli, temendo che li Spagnoli, cadute le neve, quando il passo del Delfinato non sarà così facile, possino fare qualche tentativo, ha accresciuto le sue genti con quatro mila Francesi sotto il duca di Nemours, et se ne stanno così. Il principe Filiberto, suo figlio, ha accelerato il suo viaggio in Spagna, dove a quest'hora forsi deve essere. Alcuni dicono che non era così volontà del padre ma che egli ha temuto di non esser richiamato da lui. Et è vero. Spagna ha intelligenza etiandio con figli contra il padre, [politica nuova nell'Italia ma vecchia nella monarchia di Spagna: e per me credo che di questa lezione i giesuiti ne tengono scola ed è sicuro che assolverebbono d'ogni colpa il diavolo, quando questo volesse accordarsi col loro]15. Hora consideri Vostra Signoria quel che si può sperare costì et noi qui.
Ma io son troppo importuno con tanta longhezza, alla quale mi ha trasportato il gusto del parlar con lei, qual doveva però esser moderato et non voler corrispondere all'affetto, come cosa impossibile. Farò fine basciandoli la mano
Di Venetia, lì 12 ottobre 1610.

 

 

1. Le nom et la signature du copiste, Jacques *Dupuy, apparaissent sur la page de titre du manuscrit.
2. Le manuscrit BnF Italien 258 contient une autre copie de cette lettre (f. 1r-4r) parfaitement identique, à l'exception de certains passages chiffrés (déchiffrage interligne) et d'une pseudo-signature illisible. Il ne nous a pas été possible de préciser la provenance de ce manuscrit sur papier du XVIIe siècle qui n'est pas le travail d'un copiste professionnel. La BnF conserve une troisième copie [Italien 1440, p. 314-324] : De la bibliothèque de Mr le P. Bouhier, B44, MDCCXXI.
3. La copie ne comprend pas l'adresse.
4. Il s'agit de Achille de Harlay.
5. Passage absent des manuscrits Dupuy 766 et Italien 1440 mais présent —chiffré— dans le manuscrit Italien 258.
6. C'est nous qui ajoutons pour plus de clarté.
7. Maxime déjà utilisée dans sa lettre [1610-09-28 à Groslot], voir la note 7.
8. Dans cette atmosphère générale de controverse anti-jésuite, Marie Le Jars de Gournay (1565-1645) veut les défendre en rédigeant son Adieu de l'âme du roy de France et de Navarre Henry le Grand à la royne, avec la défence des pères jésuites, Lyon, J. Poyet, 1610 ; Paris, F. Bourriquant, 1610. La question de la chronologie des parutions de l'Adieu et de l'Anticoton reste pendante : le privilège de l'Adieu est du 21 août 1610 alors que l'Anticoton serait paru le 12 septembre.
9. Antonio Antelmi sera résident vénitien à Milan, à Naples et même à Vienne en 1633.
10. Voir Notices biographiques : Jacques *Cujas.
11. Voir Notices biographiques : Charles I de *Lorraine, duc de Guise.
12. Voir Notices biographiques : François de *Joyeuse.
13. Antoine de Jaubert, comte de Barrault.
14. Voir Notices biographiques : Jean-Louis *Nogaret de La Valette, duc d'Espernon.
15. Passage absent des manuscrits Dupuy 766 et Italien 258.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
  • Jacques Dupuy1

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 766, f. 22v-23r2.

Editions précédentes
  • G. Leti, 1673, lettre LI, p. 290-299,

  • G. Fontanini, 1803, lettre LI, p. 326-331,

  • F-L. Polidori, 1863, II, lettre CLVII, p. 146-152,

  • M. Busnelli, 1931, I, lettre LI, p. 142-147.