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1610-11-09.A Groslot

[Al molto illustre signor colendissimo
Il signor dell'Isle]3

Molto illustre signor colendissimo
Le lettere mie del precedente dispaccio, per l'assentia del signor ambasciator *Foscarini, non saranno capitate a Vostra Signoria nel tempo ordinario. Spero però che non saranno smarite; in quelle le diedi conto d'haver ricevuto le sue delli 29 settembre, sì come per lo spazzo presente ho ricevuto le ultime, che sono delli 11 ottobre.
Se noi vogliamo pigliar le cose passate per argomento dell'avvenire, havendo veduto cotesto regno in pessimo stato et miracolosamente salvato, dobbiamo sperare che al presente o vero si conserverà nel buono dove si truova o, se pur declinasse, più facilmente sarà restituito. Temo ben l'andata di *Espernon a Roma et mi ricordo, perché era là all'hora, del molto male che fece Nevers vecchio quando vi andò.
Osservo li andamenti di *Condé et mi par che mirano a seguir gl'essempi de' suoi maggiori, et ho qualche speranza che in fine possi farsi reformato. Dirò ben che lo farà, se sarà savio, come si può credere sarà, havendo conseglio di Buillion4 ; et forse da Dio benedetto vien permesso cotesti legieri discorsi, per cavarne di gran bene. Li rumori et gelosie tra li grandi sono accidenti inseparabili ad un Stato che si ritrovi senza principe vigilantissimo et stimatissimo, ma che Concini entri in questi pensieri mi par cosa tanto estraordinaria che non posso finir di maravigliarmene.
La decaduta di Suilly mi duole, essendoli restato affettionato per la sua costanza nella religione et finalmente credo che non siano tanto cattivi li consigli di *Villeroy et *Jeannin: più temo *Sillery come adulatore et li giesuiti come Spagnoli. *Thou è appresso di me in così gran concetto, che più tosto dirò esser buona l'imbriaghezza, che Caton cattivo. Sto con estremo desiderio aspettando quello che succederà nel litigio dell'università con giesuiti, principalmente poiché sarà indicio della buona o cattiva speranza; et perché è necessario che siano fatte de belle arrenghe in questo proposito, le quali saranno per certo simili, da ambe le parti, alle scritture uscite. All'▪Anticotone et alla Arrenga delle Butirere5 non si farà mai risposta che vaglia; et se io fossi amico del padre *Cotone, io lo consiglierei a non pubblicar altra risposta per non tirarsi adosso maggior tempesta. Ma che può fare padre Paulo che non fosse portar una picciola candela nella luce del sole ? Il che non sia detto per negare, ma, mostrata l'insufficientia, per aspettare commandamento che non superi le forze.
Per dir a Vostra Signoria alcuna cosa di Italia, ogni giorno più siamo incerti se sarà guerra. Li Spagnoli vanno sempre più implicandosi et interessando l'honore: et indubitatamente, se si ritirano sono svergognati et daranno animo alli Italiani di ardir ogni cosa contra loro. Con tutto ciò faranno tutto per fuggir la guerra, senza rispetto di honore. Il duca di Savoia non ha altro fine che fare guerra: tiene per certo che il figlio non farà niente in Spagna: egli vorrebbe attacarla, ma la regina6 li promette per difesa, non per offesa, onde egli fa tutto il possibile per esser attacato. Vinetia desidera quiete, perché è proprio della moltitudine, ma li savii vorrebbono guerra. Non si maraviglierà Vostra Signoria che il zelo sia cessato perché haveva fine mondano et è cessato doppo che il papa tace et lascia correr tutto, sì che mai (dico senza hiperbole) alcun de' suoi comportò tanto, et però alla Republica piace lo stato presente.
Io mi trovo in gran perplesssità del muodo come sarà continuata la nostra communicatione di lettere, se quella di Turino non sarà buona, et stupisco della causa perché monsignor *Castrino non habbia dato quella di Vostra Signoria al signor *Foscarini. Io scriverò al signor *Barbarigo il cattivo incontro che ha havuto la prima sua et ne la scusarò, ma per questo non credo che Vostra Signoria doverà restar di trovar qualche altra via di far dar in Parigi al corriero lettere direttive a lui. Particolarmente, il signor Domenico *Molino resta con molto dispiacere che quella communicatione non s'introduca, sperandone egli di là molti beni. Egli bascia la mano di Vostra Signoria, il che fa ancora il padre maestro Fulgentio7 ed io con maggior affetto di loro.
Per dirli alcuna delle nuove d'Italia: la gente di Milano invernarà et già sono in parte preparati, in parte si preparano li allogiamenti. Hanno di nuovo dato li archibugi alli Allemanni che sino ad hora non havevano havuto. Il contestabile8 che s'aspetta per governatore di quel Stato et armi, conduce seco 2 mila Spagnoli (nudi però, secondo il solito di quelle nazione), a quali a Milano si provede di vestir.
Tentavano li Spagnoli di fortificarsi in La Mora9, terra che possedono pro indiviso col duca di Savoia, per il che egli ha mandato gente a Chierasco, là vicino. Ma in Correggio, che è tra Mantoa, Ferrara et Modena, la guarnison spagnola si è impatronita della fortezza. Li ministri di Spagna in Italia tutti riprendono il fatto et dicono che si renderà; il capitanio però, a farlo, vuole ordine di Spagna.
Il marchese di Castiglione, della casa di Mantoa10, che si trova ambasciator cesareo in Spagna, tratta di vender la sua terra a quel re la qual, essendo situata tra Brescia et Mantoa, in luogo opportuno dà che pensare a tutti, eccetto a chi tocca.
Il pontefice incomincia a provedere a queste cose, havendo dato l'arcivescovato di Bologna di rendita di 15 mila scudi al suo nepote.
La Germania non sta meglio, dove l'imperatore non ha meno sospetti gli amici che li nemici et le diffidentie sono assai grandi. Si tiene che quelle tra Palatini si componeranno et che Neuburg cederà la tutela. La lega ecclesiastica11 sollecitamente si provede: però la vicinità del verno potrebbe far riuscir le cose in fumo, il che Dio voglia, quando sia secondo il suo santo beneplacito, il quale prego che conservi Vostra Signoria in buona sanità, alla quale, facendo fine, bascio la mano.
Di Venetia, li 9 novembre 1610
Di Vostra Signoria molto illustre

Affettionatissimo servitore

 

 

1. Le nom et la signature du copiste, Jacques *Dupuy, apparaissent sur la page de titre du manuscrit.
2. Le manuscrit BnF Italien 258 contient une autre copie de cette lettre (f. 23r-25r) parfaitement identique, à l'exception de certains passages chiffrés (déchifrage interligne) et d'une pseudo-signature illisible. Il ne nous a pas été possible de préciser la provenance de ce manuscrit sur papier du XVIIe siècle qui n'est pas le travail d'un copiste professionnel. La BnF conserve une troisième copie [Italien 1440, p. 328-335] : De la bibliothèque de Mr le P. Bouhier, B44, MDCCXXI. L'ASVat. conserve en Misc. Arm. 1, 136, f. 228r-229v, une copie partiellement chiffrée.
3. La copie parisienne ne comprend pas l'adresse qui est restituée sur la copie vaticane.
4. Voir Notices biographiques : Henri de *La Tour d'Auvergne, duc de Bouillon.
5. Le Remerciement des beurrières de Paris au sieur de Courbouzon (Niort [i.e. Genève], [s.n.], 1610 ; Sedan, Guion de la Plume, 16102) se veut une réponse au texte de Louis de *Montgommery, sieur de Courbouzon, Fléau d'Aristogiton qui est déjà une réplique à l'▪Anticoton.
6. Voir Notices biographiques : Marie de *Médicis, reine-régente de France.
7. Voir Notices biographiques : Fulgenzio *Micanzio.
8. Voir Notices biographiques : Juan *Fernandez de Velasco, connétable de Castille.
9. La Morra est une localité piémontaise disputée entre la France et l'Espagne, jusqu'en 1631 quand elle entre définitivement dans le duché de Savoie.
10. Francesco Gonzaga (1577-1616) est marquis de Castiglione delle Stiviere de 1593 à 1616. Il est le frère puiné de saint Louis Gonzaga (1568-1591), SJ.
11. Voir Notices historiques : l'•union catholique.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
  • Jacques Dupuy1

Chiffrement
  • partiellement chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 766, f. 23v-24v2.

Editions précédentes
  • G. Leti, 1673, lettre LIII, p. 304-309,

  • G. Fontanini,1803, lettre LIII, p. 333-336,

  • F-L. Polidori, 1863, II, lettre CLIX, p. 155-159,

  • M. Busnelli, 1931, I, lettre LIII, p. 149-152.