1611-01-01.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Scrissi a Vostra Signoria per l'ultimo corriere sotto il dì 21 decembre, non essendo ancora giunto l'ordinario di costì; il quale arrivò otto giorni doppo et mi portò quella di Vostra Signoria delli 23 novembre. Et hieri giunse l'altro che mi portò l'ultima sua delli 8 decembre. Questa m'ha significato il buon recapito della mia delli 28 settembre che pensavamo perduta, di che ho sentito gran piacere, se bene ramemorando il contenuto di essa, non mi pareva che vi fosse dentro particolare di gran momento.
Non pensavo di doverle scrivere per questo spazzo, credendo che il corrier il quale parte di qui non fosse per trovar in Parigi il signor ambasciator *Foscarini ma, fatto meglior conto, giudico che lo potrebbe anco ritrovare. Anderò non di meno più sobrio per questo dubio.
Le dirò prima delle cose d'Italia, che ogni giorno ci assicuriamo più della pace et già si dà principio a licentiar le genti. Ci resta pregar Dio che la pace non ci riesca più dannosa della guerra, come diverse apparenze dimostrano che debba esser. Quando Spagna fosse occupata in Italia, non potrebbe attendere a coltivare le semenze et piante nascenti in Francia. Torino voleva guerra ma è mancata dalla regina di Francia. Credo bene per ottime ragioni, conoscendo il suo male interno, del mandar il figlio in Spagna4 fu consiglio di Bulion5 et questo lo dico a Vostra Signoria per certo.
Quello che è successo intorno l'Arresto contra il libro del cardinale Bellarmino, ha dato estremo orgoglio al papa et a' giesuiti, et debolezza qui. Con tutto ciò, io non stimo tanto male ma ben credo che siamo prossimi ad una gran crisi, restando incerto se terminerà in convalescenza o in morte.
Si verifica la presa o compra della Rocchia6 fatta dagli Spagnoli; cosa che non so vedere se sarà loro utile o dannosa, perché potrebbe loro esser di gran spesa et di molta occupatione il mantenerla.
Hora venendo a risponder a quelle di Vostra Signoria, primieramente resto con molto dispiacere, vedendo che la sua colica l'afflige così lungo tempo, et vado dubitando che li studij o qualche altra occupatione di mente7 la fomentino; et però prego Vostra Signoria ad anteponer ad ogni altra cosa la sanità et a non volere per cose accidentali trascurar l'essentiali.
Mi scrive *Castrino d'haver inviatomi per la fiera di Francfort l'Apologia8 di *Richeome et la Lettura di Cuiacio9 ; di che rendo molte grazie a Vostra Signoria, con un poco di vergogna che a tante obligationi non possa io dare una minima sattisfatione, corrispondendo almeno in minima parte a tanti favori che mi fa.
Sono fatte nella materia de' giesuiti molte belle scritture in Francia, delle quali tutte ne ho havuto copia, per gratia di Castrino et d'altri amici. Sono anco tutte state lette qui con gusto et frutto. Il Tocsin10 mostra compitissima eruditione nell'authore, tocca di bei passi et con molta libertà et giudicio, et imita molto Plutarco, nel far paralleli. I quali quando sono tratti da historia, sono di molta instruttione, ma quando da favola, servono a diletto. Ho veduto una Epistola scritta da Duai11, la quale ha molti bei particolari; io però ci desidarerei più il decoro et la esplicatione di alcune circonstantie necessarie.
Quanto al continuare la nostra communicatione, a Vostra Signoria sarà facile perché mi capiteranno sicure tutte le lettere che anderanno in mano di *Barbarigo; ma le mie a Vostra Signoria sentiranno difficoltà perché io non so come egli le potrà far capitar costà per via sicura. Dell'ambasciator nuovo12 non convien far assegnamento, per esser papista, non per inganno ma per malicia. Sto pur con speranza di qualche buona apertura che sia portata da tante occasioni che sono in campo; senza che, quantunque le lettere fossero tutte in ciffra, non sono sicure, potendo capitar in mano di chi habbia forza di commandar l'interpretatione. Con tutto ciò, il primo otio che mi trovo haver, vado pensando di comporne una che habbia del facile et abondante.
Non posso esser più lungo, se bene haverei un mondo di cose da discorrere con esso lei, non assicurandomi del buon recapito della presente; per il ché farò fine baciandoli riverentemente la mano.
Di Venetia, 1 genaro 161113