1611-05-10.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
La presente sarà per risposta di quella di Vostra Signoria delli 13 aprile, la quale ho ricevuto per l'ordinaria via di *Barbarigo4.
Sono più giorni che io ho sentito con dispiacere la caduta di *Castrino, di viaggio del qual per queste parti io non ho inteso niente, ma potrebbe esser vero, per qualche dissegno che havesse d'ottener alcuna cosa da un fratello che ha in Ferrara; il che -se è- mi dispiacerebbe, essendo io certo che non otterrà cosa alcuna per esser quel tale mancipio de' giesuiti. Io non vorrei già che entrasse in pensiero d'andar personalmente in quel luoco, reputandolo cosa di gran pericolo. Se sarà veduto qui, io non mancherò di servirlo dovunque potrò. Se ben questo luoco è più da far cader persone che da adrizzar caduti.
Da monsignor *Asselineau ho ricevuto la Censura della Sorbona, scritta a mano, la qual mostra bene qualche debolezza nelli autori ma pur questo principio di dispiacere, scaldandosi, potrà anco invighorir li spiriti deboli. Ho inteso quello che ritarda la replica dell'▪Anticotone, desideratissima qui, et che in qualunque tempo venirà opportuna.
Quanto al capo di che Vostra Signoria mi scrive, già promosso in Spagna quanto s'aspetta al fatto, le dirò che nel 1585 per questa causa fu chiamato a Roma un frate di Gomeranda, jacobin, che muoveva la contentione in Spagna et pensavano prima di castigarlo. Ma, meglio consegliati, pensarono di farlo tacere con premii et honori, et perciò fu fatto maestro del sacro palatio5. Con questo, il padre6 ha conversato strettamente in quel tempo perché si ritrovava esso ancora in Roma; era huomo di buone lettere, per quel genere, ma del rimanente gran papista. Quanto alla dottrina, bisognerà stabilir bene che cosa, secondo la fede della Chiesa romana, sia essential ad un ordine regolare et poi mostrar che sia tutto altramente ne' giesuiti. Ma questo punto non lo maneggerà bene se non persona ben versata nella theologia scolastica; ma ogni tale che vi applichi ben l'animo et habbia quella bolla di Gregorio XIII (1584, VIII Kal. junij)7 metterà in campo un travaglio di che non si sbrigheranno con facilità. Questo mo' non sarebbe cosa da far correre per Italia, per esser direttamente opposita al concilio di Trento et al papa, ma in Sorbona potrebbe far qualche grand'effetto et in questo non si ha da guardar alla verità in sé stessa ma a quanto è creduto da' papisti; ché non si cerca una medicina in sé stessa solutiva ma che solva il corpo che vogliamo medicare.
L'editto del re di Spagna contro la Monarchia di Sicilia scritta da Baronio, conclude più di quello che pare perché, avendo scritto quel particolare con tanta passione, non può aver scritto il resto con sincerità. Et, se ben pare una condanna di cinquanta fogli, è però una censura di tutta l'opera di dodici tomi et della persona et delli costumi dell'autore. La causa della dilatione a far tal editto sei anni doppo, per mio parere, è stata la vita del re di Francia, non volendo essi dar occasione al papa di ricorrere a quel re, come si vede adesso, che se havesse luoco dove ricorrere si getterebbe in ogni soccorso, né ha il re pretesto di muoversi per religione. Io son certificato per molte buone relationi che li Spagnoli pensano diligentemente a quel dissegno romano di farsi monarchi di tutto il mondo, sotto pretesto di religione, et stanno attenti ad ogni andamento. Rendo gratie a Vostra Signoria che habbia mandato copia a Monsignor *Leschassier, il quale io stimo quanto la sua virtù merita et ho ricevuto da lui molte buone instruttioni, né vi è persona con chi tenessi più volontieri corrispondenza che con lui et con monsignor *Gillot, et mi dispiace la partita del signor *Foscarini per esser privato per tal causa della corrispondenza di questi due gentilhuomini. Ho studiato molto per ritrovar strada di riattaccarla, vedendo che io perdo assai, ma non la so inventare. Prego ben Vostra Signoria, se li venirà occasione di scriver ad alcuna persona da bene in quelle parti, mi faccia la gratia di far presentar loro un basciamano per mio nome.
Ma, tornando a Baronio, la corte romana ha fatto querimonia in Spagna dell'editto et ha ricevuto risposta molto grave et dura8. Nella congregatione dell'Inquisitione tuttavia vi pensano ma credo che sarà difficile ritrovar quello che vorrebbono.
Io reputo vertamente che la Francia haverà bisogno del governo di Suilly, il qual sarà conosciuto in assenza più che in presenza. Rendo gratie a Vostra Signoria dell'aviso che mi dà in questo particolare, il qual mi è grato.
Io tengo per cosa certa che non sarà niente di male per Geneva, ma se il duca di Savoia sia pazzo o savio, non glielo posso dire; si vedono indicij et di questo et di quello. Io concludo che la sapientia et la pazzia siano attaccate per le code, et che non si possi venir all'estremo d'uno senza dar nel principio dell'altro. Ma forse che il tutto è opera di Dio, che vuol insieme far il bene, et mostrar la difficoltà che vi è di farlo per mezzi humani.
Sono stato attonito et quasi senza poter credere che *Espernon ricerchi li reformati: dico bene che gran fatto sarebbe crederlo. Ho sentito con dispiacere la ritirata del primo presidente di Harlay, la quale non dirò esser tanto quanto la morte del re ma, per mio concetto, tra tutti li infortunij occorsi doppo quella, questo è il maggiore. Non posso sperar bene di Verdun, essendo stato favorito dal papa et da giesuiti, che sanno bene quello che fanno et conoscono l'interno degli huomini9. Affermo a Vostra Signoria per cosa vera che a persona che si doleva delli moti et confusioni di Germania, egli rispose con allegrezza che le cose di là sarebbono terminate in bene, et che per certo la guerra sarebbe in Francia. Io non posso dir a Vostra Signoria se vi fosse discorso più particolare, perché la persona con chi il papa hebbe tal ragionamento ha scritto questo, et non più oltre. Tengo bene che se Vostra Signoria ricercherà, troverà esser vero che il nuntio ha offerto alla regina aggiuto del papa et di Spagna, volendo far guerra alli hugonotti.
Del Francese preso in Roma in habito di giesuito, non si sa quello che sia successo, doppo che fu posto in prigione.
Mi dispiace grandemente la ritirata di monsignor *di Thou ma scorgo di là insieme qualche gran male futuro al gregge che resterà senza guardia. Potrebbe esser che esso Thou havesse ancora le Memorie10, di che Vostra Signoria mi parla, per via di Inghilterra, ma non voglio prometter niente, acciò non m'avvenga di ingannarmi, come per il passato. Già elle sono in quel luoco, se piacerà a Dio, trapasseranno anco costà.
Aspetto con molto desiderio qualche frutto dell'assemblea de' reformati11 et, con questo, farò fine.
Le dirò ancora, se ben le ho dato pur troppo lungo tedio, intorno la cifra che le mandai per la precedente, et quando vi fosse qualche special parola la quale potesse dar cognitione di che negotio si parla, quella si potrà metter in ciffra della nostra presente come, in occasione di qualche particolare, quando il nome di papa, overo giesuiti, o Villeroy, o altri tale, fosse per scoprire alcuna cosa. Et se il nome non fosse nella cifra et restasse pericolo di scoprimento, si potrà mettere un nuovo carattere, come sarebbe f.59 et esplicarlo da basso come dicendo f.59 sarà 92, 69, 68, 54, 62, 92, 32, 4512 che per questa strada credo haveremo maniera d'intenderci facilmente et sicuramente.
Le rendo mille saluti per parte di padre maestro Fulgenzio13 et altretanti per nome del signor *Molino, il quale non desidera altro che servirla (se ben non tanto quanto io però) con molto affetto. Qui faccio fine e gli bascio riverentemenete la mano.
Di Ferrara, li 10 maggio 1611.