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1611-08-12.A Hotman J

Molto illustre signor colendissimo
Resto con admiratione che tutte le lettere di Vostra Signoria mi siano rese et quelle che io scrissi a lei capitino male, con tutto che io le consegni in mano di quei medesimi che mi rendono le sue. Vado credendo che anco la presente sia per perdersi, con tutto ciò non voglio restar di aventurarla. Sento grandissimo piacere che ella habbia ricuperato la sanità, sicome mi scrive per la sua delli 16 luglio. Della infirmità precedente, non havendo inteso cosa alcuna, son stato essente del dispiacere che haverei havuto.
Darò ricapito per lo primo spazzo alla direttiva a Constantinopoli, per dove -sempre che li piacerà inviarmi lettere- sarano sicuramente et fidelmente mandate. Il signor de Champigny1, ambasciator di Francia, sta per partire la settimana seguente, se ben del cambio non vi è aviso ancora quando si debbi muovere.
Le cose di Germania, se ben in se stesse molto importanti, nondimeno qua danno poca materia a ragionamenti, non sapendosi dove siano per terminare, atteso che li pensieri di Cesare, principal cardine, non si possono giudicar con ragione2.
Li occhi di tutti sono volti alla Franza, della quale altri temono et altri sperano, secondo li varij affetti. Nel tempo passato in Italia siamo stati in grande espettatione per le arme del duca di Savoia, le quali -se ben adesso non sono intieramente rinfodrate, anzi tuttavia sono mosse et rimosse- non sono però considerate come quelle che senza appoggio non possono far cosa di peso et restano senza speranza di alcun sustentamento.
La Italia gode una pace così profonda che non solo si tiene per durabile, ma per perpetua. Et se bene l'arciduca3 propone alli Stati4 di convertir la tregua in pace, non si teme punto, ma ciò s'interpreta che sia per attender alla Germania, overo per qualche infirmità interna, che per ancora non si scuopra. Pare gran risolutione che il re di Spagna habbia fatto prete il suo terzogenito5 et non può esser se non di gran consequenza, o per essaltation o per depressione, dello stato ecclesiastico che per me son incerto a qual di doi terminerà. Potrebbe l'essempio spagnolo esser immitato da Francia nella persona d'uno delli fratelli del re6 et sarebbe evenimento molto considerabile, massime se questi si facessero cardinali et passassero in Italia, come potrebbe facilmente avvenire allo Spagnolo, che sarebbe molto ben appoggiato havendo il regno di Napoli a fronte, et il ducato di Milano a spalle.
Piaccia a Dio ordinar che il tutto succedi a sua gloria, il qual anco prego che tenendo Vostra Signoria in sua custodia, li doni ogni bene presente et futuro, con che facendo fine gli bascio la mano, senza estendermi ad allongar maggiormente questa lettera per timore, che non li avvenga quello che alle passate.
Di Venetia li 12 agosto 1611
Di Vostra Signoria molto illustre

Affettionatissimo servitore
f. Paulo da Venetia

 

 

1. Voir Notices biographiques : Jean *Bochard, sieur de Champigny.
2. Allusion à peine voilée aux extravagances de l'empereur Rodolphe II.
3. Voir Notices biographiques : Albert VII *Habsbourg.
4. Ce terme traduit les Staten generaal ou Etats généraux qui sont l'expression de la souveraineté des Provinces-Unies, créées en 1579 par l'union d'Utrecht, et qui vont perdurer jusqu'en 1795. Sous la plume de Sarpi, c'est un équivalent à la Hollande anti-espagnole.
5. Le troisième fils de Philippe II d'Espagne, Ferdinando (1609-1641) est dédié à la carrière ecclésiastique : cardinal-évêque de Tolède dès 1619, puis gouverneur des Pays-Bas espagnols.
6. Le jeune Louis XIII a alors deux frères : Nicolas, qui va mourir le 17 novembre 1611, et Gaston d'Orléans qui n'embrassera jamais la carrière ecclésiastique.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 663, f. 190v.

Editions précédentes
  • Inédit