Pregiatissimo signor mio
Da quel nobile polacco che viene di costà, ho saputo qual sia lo stato della Religione in Francia; ed egli, alla sua volta, quale sia qui il nostro. E non solo l'ha appreso, ma toccato quasi con mano. Voi sempre, la Dio mercè, progredite; e noi facciamo passi retrogradi. Venne meno il coraggio d'una volta, e nelle buone occasioni ci vediamo talmente abbandonati, che né a seminare siam atti, né a coltivar ciò che già erasi seminato. Allorché la meretrice insultava ai nostri sfrontatamente, avemmo insieme la strada aperta al parlare ed all'insegnare: ora costei si è data a far carezze, e di qui l'ozio a che i nostri si sono abbandonati. Abbiamo anche spesso tentato di provocarla; ma fatta più accorta dai passati pericoli, ha deluso i nostri sforzi e premendo l'ira nel petto, non cessa d'ostentare all'esterno i soliti modi lusinghieri. Da ciò la sicurezza dei nostri, il risorto amore dei piaceri e l'avversione ad ogni qualsiasi cambiamento, quand'anche colla certezza del meglio. In mezzo a questa poltronesca pace, nessuna speranza può aversi negli umani consigli; e se alcuna ne resta, si è in Dio solamente. Ma le divine disposizioni sono arcane per noi; e chi queste ignora non dovrebbe in tal fiducia addormentarsi, aspettando il tempo del suo beneplacito. Sarebbe, al mio credere, da tentar piuttosto ogni cosa.
Voi altri Alemanni e Francesi continuate gagliardamente il lavoro, e noi vi ammiriamo e lodiamo; ma i vostri sforzi giganteschi e i forti colpi che scagliate, non molto approdano, come quelli che mirano soltanto ai lembi. Volesse il cielo che poteste drizzar la mira verso il cuore ! a questa Italia, cioè, dov'è la fonte e il principio dell'esistenza del papa e dei giesuiti. Sarebbe da imitar Scipione che, portando la guerra in Africa, costrinse Annibale ad uscire dall'Europa. Fintantoché in alcun luogo dell'Italia le chiese stesse non si riformino, o che la guerra non ischiuda le porte alla libertà, le forze papali rimarranno invulnerate ed intere. Ma come ciò dico secondo il lume dell'intelligenza imana, così ben so essere a tal fine necessario il divino favore. E vedendoci fin qui destituiti d'ogni mondano soccorso, ogni cosa io rimetto alla sua celeste maestà; la quale anche prego di voler sempre assistere e mantener sana e salva la Signoria Vostra, che tanto si affatica a pro della Chiesa.
Venezia, 16 agosto 1611
1. Les Mémoires et correspondance politique de Duplessis-Mornay pour servir à l'histoire de la réformation et des guerres civiles et religieuses en France, sous les règnes de Charles IX, de Henri III, de Henri IV et de Louis XIII, depuis l'an 1571 jusqu'en 1623 ont été réunis et copiés sur son ordre par ses secrétaires René Chalopin et Jules Meslay, dirigés par le fidèle Jean *Daillé. L'ÖNB de Vienne conserve le manuscrit 6189 du fonds Marco Foscarini : Copies de lettres ecrites par le père Paul a Mr Du Plessis Mornay prises sur les originaux par Mr [Jean de *Jaucourt] de Villarnoul, seigneur de la Forest-sur-Seure (Ex fido et probo exemplari descripsi). Cette lettre (n° 27) est aux feuillets 44v-45r.
2. Le volume 368 des Mémoires de l'an MDCVIII-IX et X porte le sous-titre : La négotiation de Venize.
3. Voir Notices biographiques : André *Rey.
4. Littéralement : oisive, inoccupée, paresseuse. On peut lire ici une variante de la sotte paix de Groslot de Lisle à Jacques-Auguste De Thou (2 mai 1607) à propos de la médiation française dans l'affaire de l'Interdit.