1611-09-27.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Incomincierò a rispondere a quella di Vostra Signoria delli 25 agosto dall'ultima particola, che tocca la continuatione della nostra corrispondenza, con dirli che nissuna cosa maggiormente desidero; per il che anco vi ho pensato assai et puntualmente ho ricevuto l'occasione rappresentatami, della quale ho scritto a Vostra Signoria per il corriero di hoggi quindici. Attenderò una sua risposta, la quale, se sarà in approbatione del mio pensiero, haveremo stabilito questo punto per qualche anno, se non ci nascesse per providentia divina una maggior opportunità. La quale mi pare veder approssimarsi, cioè che il signor *Barbarigo venga ambasciatore costì, che non tanto per il sudetto rispetto, quanto per molti altri più importanti, mi sarebbe carissimo. Però non voglio, sotto la speranza del maggior bene, lasciar il certo, se ben minore.
È molto desiderato qui l'▪Anticotone: ogn'uno aspetta fatica molto degna, per il gusto che si ha havuto della prima. Non può esser che il libro4 di monsignor *Servin non sia cosa utile, per li particolari che Vostra Signoria scrive a monsignor *Asselineau. Dell'Antigesuita5 non habbiamo ancora udito nessuna nuova, mi pare che altre volte uscisse un tale di Germania, ma cosa assai donzenale. Finalmente, tempo sarebbe di lasciar le parole et attendere a' fatti; di che però non veggo l'opportunità; et le parole sono, come prudentemente dice Vostra Signoria, le maledicenze nel seminar del basilico: ma chi non può valersi d'altro è scusato. Non si può scusar il re d'Inghilterra che si val di quest'arma potendo adoperarne di megliori, se bene volesse astenersi dalle taglienti. Una cosa mi ferma l'animo che non si può veder il fine del bene, se non nel tempo del divino beneplacito.
Nel negotio di Ceneda fu fatto atto notabilissimo di possessione. Si credeva che il papa contrapesasse con un altro, overo rompesse: neutrum fecit. Solo ha messo le ragioni del titolo in negozio; resta vivo il nostro di possessione. Quando vorrà sopportar ogni cosa, non si può contendere. Del prigione dell'inquisitione non dice niente. Hora nuovamente è posto prigione un teatino per causa di confessione: anco questo lo tolera; attende solo a fare denari per casa sua. Qui, vedendo tanta viltà, molti buoni dicono che non è bene abbassarlo tanto, et restano di fare quello che farebbono se credessero che resistesse. Anco la negligenza li porta utilità. Spagna ogni giorno gliene fa alcuna, così che finalmente derivino con gran flemma; dubito che là le sopiscano in Roma et la pazienza loro farà che tutti si fermeranno6. Essi così addormentano il mondo.
Intendo che si tratta strettamente matrimonio tra il principe di Galles et l'infanta di Spagna. Li giesuiti hanno fatto allegrezza per le cose di Francia. Li Spagnoli hanno messo mano sopra un altro luogo de' Genoesi, et si tace. Li Ragusei hanno il vescovo di Stagno7 in prigione per seditione: credo che il papa lascierà correre.
Non crederò che mai da Italia venga nessun bene, se in Germania non nasce. Le cose passate hanno più tosta causato desolatione, che riformatione.
Qui io non sarò più longo ma per fine di questa, a Vostra Signoria bascio la mano.
Di Vinetia, li 27 settembre 1611
[Il padre maestro Fulgentio8 desidera con particolar ansia il libro sopracennato dell'Antigiesuita. Per me, son sempre di quel sentimento che, se non è qualche cosa di rado, non mi curo veder nulla, avendo assai libri in Venetia da studiare, senza farne venire di fuori. Pure dipendo dalli suoi consigli, avvertendo che una sola copia basterà per tutti insieme, et qui di nuovo le bascio la mano]9.