1611-10-11.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Per il corriero che partì hoggi quindici giorni sono, scrissi a Vostra Signoria, inviando le lettere secondo il solito. Con quello che è ultimamente venuto di Francia, non sono venute lettere da lei: il che li dico solo per aviso, non intendendo però che ella mai prendi incommodo per scrivermi.
Quello che in Italia passa di maggior momento, è il negotio di Sassello4, il quale però io predirei che non fosse per causar novità alcuna, se non fosse che havendo veduto tutti i gran principij rimaner senza effetto, vado stimando possibile che qualche grand'effetto nasca da leggiera causa et, sì come il verisimile non si è effettuato, così possa effettuarsi il non verisimile. Mandarono li Genoesi a far indoglienza col contestabile, governatore di Milano5, per la sudetta causa, dal quale non hebbero buona risposta. Di che andata la nuova a Genoa, vi concitò grandissima sollevatione popolare, nella quale portò molto pericolo la casa dell'ambasciatore spagnolo Vives et sarebbe il pericolo passato a qualche danno se quella signoria non gli havesse mandato guardia. Et alcuni, anco di quelli che sono interessati con Spagna, parlarono liberamente di voler prepor la libertà alli rispetti privati. Quella signoria ha dato ordine di levar tre mila Svizzeri et tre mila Corsi; dicono alcuni per difendersi dal forestiero, altri per prevenire le seditioni. Questo secondo è più verisimile perché conducendo Svizzeri non protestanti, haveranno Spagnoli.
Non so se debbia dire che il matrimonio di Savoia s'intorbidi o no: è andato a Turino un secretario dell'ambasciator Vives per dissuaderlo: perché fare, ha parlato in maniera che non è parsa al duca di Nemours honorevole per sé; per il che un Francese, luogotenente suo, è andato in casa del secretario, armato et ben accompagnato, et l'ha mentito et minacciatolo nella vita, se non revocherà le cose dette. Il secretario si è lamentato col duca che sia violata la raggion delle genti et ha ricercato dichiaratione della sicurtà della persona sua. Il duca ha offerto di farli dar satisfattione ma non s'accordano, volendo l'uno ricever molto et l'altro dar poco. Non manca chi crede, et con buone verisimilitudini, che Savoia habbi fatto fare.
Delle cose dell'assemblea non ho ancora contezza, se ben qui si dicono cose assai, ma tutte a favor de' papisti6.
La cosa con il papa è messa in silentio. Del negotio dell'Inquisitione, che gli scrissi, non ha detto niente. Nuovamente, il nuntio ha richiesto di torturare l'abbate, di cui Vostra Signoria sa quando ella era qui et che fu dato al re et per quel mezo al papa; et è stato negato7.
Le nuove che habbiamo di Germania sono molto considerabili et, se succederà che l'imperator parta di Boemia et che pigli al suo servitio quelli che tratta d'havere, è necessario che si esca dalle parole.
[In questo, veggo le cose molto confuse et stimo quasi impossibile di poterle rimediare, stante il torbido cervello del duca di Savoia, al quale non mancano giri et raggiri per liberarsi dalle sue proposte. Oltre che la fede in lui è arbitraria et di poco fundamento, benché in effetto sia gran cattolico et buon cristiano quanto bisogna]8.
Io non sarò più longo per mancamento di materia, ma ben resterò con desiderio di haver il medesimo luoco nella gratia di Vostra Signoria, alla quale con ogni affetto bascio la mano.
Di Venetia, li 11 ottobre 1611