1611-10-25.A Duplessis
Illustrissimo signore
Ho deliberato di scriver a Vostra Signoria la presente in italiano per meglio esprimere i miei sensi, sì come la prego nel progresso di questa materia (se li piacerà continuarla) scrivermi in francese, perché potrebbono occorrere assai particolari, che in latino sarebbe difficile rappresentare.
Ho letto quanto ella scrive all'Asselineau3. A lui ho risposto con termini generali, essendo bene in simili tal attioni meschiare poche persone. A la proposta4 rispondo: questa Repubblica nissuna cosa desiderò più, alla morte del duca di Ferrara, quanto che quella città restasse in mano di Cesare da Este, per non confinare con preti e li offerse per ciò tutte le sue forze. Ma fu troppo grande il timore e precipitio di lui et efficace la volontà di Dio. Al presente, nissuna cosa abhorrisce [più] la Republica, che il continuare così confinando. Con qualche sua gran spesa, vorrebbe che fosse in mano d'altri, fosse chi si volesse, ma tanto più d'un amico come il duca di Ghuisa, e parente del re d'Inghilterra. Stante questa dispositione, sarebbe facile negotiare qualche conventione, massime che si potrebbe agevolarla con altre scambievoli utilità. Ma se bene in ciò l'affettione della Republica è grande, ne ha però un'altra molto più potente, cioè conservar la pace d'Italia, per il che se durante questa si trattasse quella, si sentirebbe cosa impossibile. Di ciò sia documento a Vostra Signoria che il re di Francia morto non potè ottener pur una parola, che tendesse a quel fine. Ma, mutate le cose, e per altre vie e modi introdotta discordia in Italia, sentirei il negotio per cosa da concludere in un mese. Adunque non occorre a chi non vuole concepir e generar una chimera, trattar del primo, se innanzi non è effettuato il secondo.
A questo, nissuna delle dispositioni presenti può condurre, se non il duca di Savoia, che solo odia la pace5. Chi crede che mai l'Hispano muova discordia in Italia, non ha cognitione di queste cose. Acquistano in un mese di pace quello che non si potrebbe in dieci anni di guerra. Ma il duca per far guerra mi par vadi per mezi contrarij, perché io non ne veggo, se non uno reale, il qual però egli non usa perché forse non lo cognosce et è il dar ingresso ne' suoi Stati alla Religione reformata.
Tutte queste conclusioni Vostra Signoria le habbia per massime. Se sopra queste li pare che si possa fabricare alcuna cosa, resta che comandi: il padre Paulo s'adopererà. E tenga Vostra Signoria per assurdo evidentissimo, ben noto a noi, così pensar di operar presupponendo il contrario. A gli huomini conviene operare con modi humani, favorir pensieri straordinarij è effetto proprio della santa providenza alla quale raccommando etc.
A dì 25 ottobre 1611