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1612-02-14. A Groslot

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Molto illustre signor colendissimo
Sì come io sentij sommo dispiacere per la nuova dell’indispositione di Vostra Signoria, così mi son rallegrato molto vedendo la sua delli 16 genaro, et particolarmente perché ella mi fa mentione solamente d’haver sentito l’indispositione della gotta et non mi dice cosa alcuna di nefritica, che mi dava maggior travaglio. Vedo ancora il carattere di questa presente simile a gl’altri consueti, che mi dà speranza che la mano ritornerà allo stato di prima, come prego la divina Maestà che vogli concedergliene la gratia. Ricevei al tempo suo quella delli 7 decembre, come credo haverli significato.
La lite dei giesuiti et l’arresto prononciato in quella3 , un mese è che dà da ragionar assai, et principalmente per due ragioni. L’una perché ne sono venuti diversi essemplari et tutti di varie forme. La seconda perché par interlocutorio et non definitivo, onde vien dubitato che, per le solite arti, in fine siano per restar superiori. La prima difficoltà mi è stata risoluta da Vostra Signoria, ma in maniera che m’accresce la seconda, perché chi ha potuto far alterar il prononciato, molto più potrà far riuscir a suo disegno quello che si doverà prononciare. Ma sia quello che si voglia, mi par però gran passo che si sia apertamente parlato contro di loro et che debbia uscir in stampa l’attione; cosa che tanto desidero, quanto dubito che per qualche arte non sia impedita. Ma come et per che causa il principe et li duoi vescovi siano intervenuti nel giudicio4 , è cosa che sommamente desidero sapere, riputando che in questo particolare sia gran parte del misterio.
La resolution di demolir Borgo in Brescia5 , saputa qui già molti giorni, è stimata cosa di gran consequentia et, per me, debbo dire che nissuna delle cose occorrenti nelli governi di Stato presenti mi par meno intelligibile. Et la depositione di monsignor de *Sillery mostra che le cose non possono restar nella quiete presente et mi par gran prudentia de’ reformati il lasciar che gli altri comincino la giostra et restar fuori di interessi. Et il differir ancora le loro dimande mi par che sij certificarsi tanto più di riportar sodisfattione.
Per passar alle cose di qua, è necessario che per qualche giorni le dimande di Spagna dormino perché, essendo morto l’imperatore, il papa et il re di Spagna hanno interesse di star uniti per li rispetti comuni. Si vede ben chiaro che o veramente Matthias6 sarà eletto imperator presto, overo si darà in un lungo et difficile interregno. Ma io credo che succederà il primo et tutto per colpa principale di Inghilterra, quale è più dottor che re. Io sono ben certificato che il papa, il qual suol esser assai negligente et non pigliarsi pensiero di tutto quello che succede di là da’ monti, a questo pensa et è molto afflitto et credo che lo spaventi più la infamia di perder una tanta pretensione, che nissun’altra cosa.
La differentia tra Spagna et Savoia, per la quale il re haveva licentiato li ambasciatori del duca7 , era creduto che si dovesse accommodare dando qualche sodisfattione al duca. Ma non par che la cosa sia ancora in buon camino, perché di ciò non si vede principio; anzi, in contrario, nuovamente il duca ha richiamato li suoi ambasciatori. Con tutto ciò, io credo bene che questa differentia non partorirà alteratione di cose. 
L’abbate di Bois8 non fu messo in monasterio alcuno ma nelle prigioni dell’Inquisitione et fu impiccato nella maniera che io scrissi a Vostra Signoria9 . Tutta Roma lo sa ma la corte dell’ambasciator di Francia dice che fu un altro, con riso però di chi lo ode.
Monsignor *Asselineau m’ha mostrato il capitolo della lettera di Vostra Signoria, dove narra la cosa di Castrino10 ; la qual è vera ma è vecchia di più d’un anno, et il padre11 ne fu avisato all’hora, et per tanto cessò di scriverli. Non sa però se quelle lettere siano state mandate in Roma. Questo già non è vero, che di là siano andate in Vinetia, né meno che per ciò sia avvenuto alcun male, né esso padre crede che, se ben fosse mandate, potessero partorir niente. Nondimeno, stimando ogni cosa come si conviene, cessò all’hora di scrivere, con proposito di non scriver mai più.
Io son risoluto in me medesimo di non haver famigliarità alcuna con l’ambasciator di Francia, per li rispetti saputi da Vostra Signoria et per altri12 .
Rendo grazia a Vostra Signoria per la lettera che mi ha mandato per mostrar al *Gussoni. Per quella strada continueremo la communicatione nostra et, quando egli anderà in Turino, darò ordine che *Barbarigo li dia instruttione del modo che dovrà tenere. Vostra Signoria lo potrà haver per gentil’huomo di bontà et ingenuità, se ben non della capacità di Barbarigo, et communicar con esso lui tutte le cose, eccetto di Evangelio, se non in quanto queste fussero congiunte con quelle di Stato et di governo. È necessario che quest’anno Barbarigo sia destinato costì overo in Spagna: esso et un gran papista haveranno l’uno un luoco et l’altro l’altro. Senza dubio, io credo che Francia toccherà a Barbarigo perché egli più lo desidera, et l’altro più desidera l’altro. Ma il futuro è in mano di Dio.

Io, doppo haver reso molte gratie a Vostra Signoria che con tutta l’indispositione habbia voluto prender fatica di scrivermi, et così lungamente, la pregherà sopra tutte le cose haver cura della sua sanità et a me, quando si trovi o impedita o occupata, differir lo scrivere et non allongar mai più di quello che comporta il suo comodo. Et qui facendo fine, li bascio la mano.
Di Vinetia, il 14 febraro 161213

Hieri morì don Giovanni *Marsilio, per quello ch’io credo molto ben conosciuto da Vostra Signoria, essendo stato in letto circa dieci giorni con strani accidenti. Li medici dicono che sia morto di veleno; di che io, non sapendo inanzi, altro non dico per hora. Hanno ben alcuni preti fatto ufficio con esso lui che ritrattasse le cose scritte, et egli è sempre restato costante dicendo haver scritto per la verità et voler morir con quella fede. Monsignor *Asselineau l’ha molte volte visitato e potrà scriver più particolari della sua infirmità, [perché io non ho possuto né ho voluto per varii rispetti ricercarne il fondo. Credo che se non fosse per ragion di Stato, si trovarebbono diversi che saltarebbono da questo fosso di Roma nella cima della Riforma; ma chi teme una cosa, chi un’altra. Dio però par che goda la più minima parte de’ pensieri umani. So ch’ella mi intende senza passar più oltre. Mi confermo suo, come fanno ancora gli altri amici]14 .

  • 1La BnF conserve une autre copie [Italien 1440, p. 473-481] : De la bibliothèque de Mr le P. Bouhier, B44, MDCCXXI. On notera l’erreur de date.
  • 2La copie ne comprend pas l’adresse.
  • 3Sarpi fait certainement allusion à la requête présentée par les jésuites pour obtenir le droit d’enseigner et l’arrêt du Parlement de Paris du 22 décembre 1612.
  • 4Sarpi fait ici allusion au prince de Condé et aux évêques de Beauvais, René Potier, et de Noyon, Charles de Balsac.
  • 5Bourg-en-Bresse est une petite ville située au nord-est de Lyon, cédée au royaume de France en 1601, par le duc de Savoie.
  • 6Voir Notices biographiques : Mathias de *Habsbourg.
  • 7Voir lettre 1612-01-03 à Groslot.
  • 8Voir Notices biographiques : Jean Du Bois-Olivier.
  • 9Voir lettres 1611-12-06 et 1611-11-22 à Groslot.
  • 10Sarpi fait ici allusion à la saisie de sa correspondance avec Castrino par les agents du nonce apostolique à Paris, Roberto Ubaldini.
  • 11Sarpi parle de lui-même à la troisième personne par mesure de sécurité.
  • 12Voir Notices biographiques : Charles Bruslart de Léhon était notoirement philo-espagnol.
  • 13Pour les éditeurs scientifiques Leti et Fontanini, cette lettre date du 18 février 1612.
  • 14Passage absent du manuscrit Dupuy 766.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
  • Jacques Dupuy

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 766, f. 32v1

Editions précédentes
  • G. Leti, 1673, lettre LXXXI, p. 441-447,

  • G. Fontanini, 1803, lettre LXXXI, p. 396-400,

  • F-L. Polidori, 1863, II, lettre CXCVIII, p. 278-283,

  • M. Busnelli, 1931, I, lettre LXXXI, p. 214-217.