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1612-09-25.A Groslot

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Molto illustre signor colendissimo
Scrissi a Vostra Signoria ultimamente sotto il dì 11 di questo. Col presente ordinario, ho ricevuto la sua delli 4 dell’istesso, insieme con la raccolta delli privilegi de’ giesuiti3 , li quali io credo haver manoscritti tutti. Confronterò questo essemplar stampato col mio et, in caso che havessi alcuna pezza di più, la manderò.
Con queste medesime, ho ricevuto la disputa politica4 della quale, havendo trascorso alcuni capi, veggo che l’autore ha de buone opinioni et lo stimo. Solo mi pare che quella materia non dovesse esser trattata con così pochi argomenti ma ricercasse maggior confirmatione et confutatione. Io credo che, dagl’altri libri che ha piaciuto al signor *Gillot di participarmi, io sii per cavar profitto perché la negotiatione di quel concilio di Pisa, ne’ suoi tempi, fu di molto momento. Io prego Vostra Signoria far li dovuti ringratiamenti a quel signore, al quale ho tanti oblighi, che non potrò corrispondere in minima parte.
Aspetto di veder la risposta del figlio di Barclai5 , credendo -anzi essendo certo- di trovarci dentro de belle argutie. Il libro della medesima materia, stampato a Heidelberg6 , non è comparso in questo paese ma venerdì scriverò a Francfort, che di là mi sarà mandato più comodamente. Poiché li giesuiti si faticano, operando d’acquistar il dominio di Francia, anzi di Europa, et che non si vede modo al presente di farli oppositione, è bene almeno con le scritture instruir la posterità accioché, mutata la malitia de’ tempi presenti, possino essi acquistar la libertà, se in questi nostri sarà perduta. La quale però voglio anco sperare che non haveranno forza di opprimere totalmente et, forse anco, piacerà a Dio che questi principij sveglino quelli a chi appartiene et che si rimedij anco al male già fatto. Starò aspettando la relatione che Vostra Signoria mi promette, sopra il libro senza pari che si tratta di metter in luce.
Io ho sentito con dispiacer così grande dell’incontro avvenuto a *Richer7 , come se fosse occorso a me stesso 8 .Quella privatione del sindicato non nuoce solamente a lui ma ancora alla causa. Io ne son stato sempre in gran timore et credo che quel signor doverà haver inanzi gl’occhi l’essempio dell’abbate di Bois9 , il che non li dico senza ragione et senza qualche inditio.

Haveva già inteso la dichiaratione del re della Gran Bretagna, molto savia et comendata. M’è piacciuto d’haverla veduta formale et ringratio Vostra Signoria così di quella come dell’altre pezze che li è piaciuto mandarmi.
Di nuovo, un cardinale ha dato aviso all’ambasciator della Republica in Roma che è stato maneggiato una pratica contro la vita del padre Paulo10 , cosa che ha dato qualche disgusto al senato.
Quanto al negotio di monsignor *De Thou, passò il successo in questa guisa. Havendo il padre conferito con il signor *Nani il suo pensiero, inclinato a mandar le Memorie11 sue a monsignor Di Thou come cosa anco di honore per la Republica, et dimandatogli conseglio, rispose che non era cosa da consegliare ma da esequire: fosse dato a lui che ne haverebbe fatto l’officio. Il padre così fece; ma poi il signor Nani, o per dubio che li venisse in mente o perché propose la cosa in collegio, si deliberò soprasedere, onde quello non le portò et il padre restò legato di non poter far altra resolutione. Ecco quello che è passato. Al presente, desideroso che monsignor di Thou et il signor *de l’Isle siano serviti, ho pensato un temperamento, il qual credo sarà facile et senza che il padre resti interessato12 . Era in questa città, con l’ambasciator d’Inghilterra *Wotton, un ministro, persona singolare. Egli, havendo letto le sudette cose, pregò il padre di copia, in fine si contentò il padre che le copiasse, non in italiano -come erano- ma in inglese, et hebbe li suoi rispetti perché pensasse poter far così et non altrimente. Nell’allegata, si scrive ad esso ministro che ne faccia parte di tutto a monsignor di Thou. Sarà facile trovar in che terra egli habiti, informandosi da Wotton. Credo che monsignor di Thou sarà sodisfatto et il padre senza pericolo ma la scrittura è lunga non meno d’un quinterno di carta13 .
Le considerationi che mi fa Vostra Signoria intorno li bisogni della Republica sono vere et vedute. La necessità che vi sarebbe di lega, massime con le province unite, è notissima, ma io non posso senza estrema impatientia vedere che, essendo il mondo diviso in due parti, solo Republica stia da sé. Non è la causa timor di Spagna, ma certo interesse et poca intelligenza. Chi volesse effettuare questa buon’opera, non bisognerebbe cominciar da qua, ma dall’introdur una ambasciaria mutua : che, fatto questo, io haverei l’altro come fatto. Ma un certo sossiego, che non posso dir altro, è causa che chi doverebbe parlarne non ne parla. Il signor *Foscarini so che ne hebbe delle propositioni ma, dovendo andar in Inghilterra, penso che li suoi interessi ricercassero che differisse la trattatione al ritorno. Fece un errore perché al presente non è più atto per ciò. Aspettar che *Barbarigo sia in Francia è cosa lunga. Quello che vi è non è buono14 , io non saprei per hora dove voltarmi ma di ciò ne scriverò più lungamente con l’ordinario seguente, dopo haverci pensato et conferito.
Di nuovo, non habbiamo altra cosa se non che gli Uscocchi15 , dopo haver restituito il conte di Veggia (come credo già haverli scritto16 ), per il che si teneva le differenze per composte, hanno fatto un’incursione sopra il Stato della Republica et menato via quantità d’animali, havendo perciò dato danno di forsi 10 mila scudi. Onde li nostri hanno fatto un’altra incursione molto maggiore et penetrato ne i Stati dell’arciduca per forsi venti miglia, havendo abbrucciato et fatto danno che si stima ascendere a non manco di 100 mila scudi, se ben non sono rifatti di quel tanto che è stato preso a loro. Una parte e l’altra a tutti i confini sta su le guardie, si stima però che le cose si componeranno.
Piaccia a Dio che tutto quello che succede torni a sua gloria. Il qual prego che doni a Vostra Signoria tutte le sue gratie et, con questo fine, li bascio la mano, desiderando che per nome mio faccia affettuosissime racomandationi a monsignor di Thou et a monsignor *Leschassier.
[Di Vinetia] li 25 settembre 1612

Mando a Vostra Signoria la lettera17 senza sigillarla accioché veda, se ben non intenderà che cosa li dimandi, che lo dimando però con certezza che la mia volontà sarà essequita. Non resterà altro se non che monsignor di Thou voglia far quel poco di opera che occorrerà, per mezzo di qualche amico, ché credo sarà intieramente sodisfatto. Et io prego lui, insieme con Vostra Signoria, credere che grandissimi rispetti mi movino a far camminar il negotio per questa via.

  • 1La BnF conserve une autre copie [Italien 1440, p. 536-544] : De la bibliothèque de Mr le P. Bouhier, B44, MDCCXXI.
  • 2La copie ne comprend pas l’adresse.
  • 3Compendium privilegiorum et gratiarum societatis Iesu, [Romæ, in collegio ejusdem societatis, 1584], cet ouvrage a connu de très nombreuses éditions.
  • 4Sous le pseudonyme de David Leidhresser, le juriste Didier Hérault (1579-1649) a publié, Super doctrinæ capitibus inter Academiam parisiensem et Societatis Jesu patres controversis dissertatio politica, duobus libri, Argentinæ, sumptibus Baltazari Gesneri, 1612 ; Coloniæ, sumptibus F. Gandavi, 16122.
  • 5John Barclay (1582-1621), Pietas, sive publicæ pro regibus ac principibus et privatæ pro Guilielmo Barclaio parente vindiciæ, adversus Roberti Bellarmini tractatum “De potestate summi pontificis in rebus temporalibus”, Parisiis, P. Metayer, 1612.
  • 6David Wängler dit Pareus (1548-1622), Ad Roberti cardinalis Bellarmini librum “De temporali potestate papæ” commentatio, Heidelbergæ, typis Johannis Lancelloti, 1612.
  • 7Défendant les théories conciliaires et les libertés gallicanes, Edmond Richer a écrit un libelle qui lui a attiré les foudres conjuguées du cardinal du Perron et de Richelieu, au point d’être désaisi de sa fonction de Syndic de la faculté de théologie de Paris. L’affaire Richer ne s’est terminée qu’en 1629, sous le ministère de Richelieu. Il a lui-même a raconté sa version des faits dans Histoire du syndicat d’Edmond Richer et de tout ce qui s’est passé contre lui dans la faculté de théologie de Paris, pour avoir défendu l’ancienne doctrine de l’Ecole de Sorbonne et mis en lumière un petit livre « De la puissance ecclésiastique & politique », incontinent après que le chapitre général des Jacobins fut célébré à Paris, l’an 1611
  • 8Sarpi s’est senti d’autant plus concerné que l’ouvrage de Richer débute ainsi : … m’étant proposé de faire voir l’histoire de ce qui s’est passé contre Edmond Richer durant et depuis son syndicat, je reprendrai ce discours d’un peu plus haut : c’est-à-dire du différend qui survint entre notre Saint Pere Paul V & la République de Venise, l’an 1606. Car Maître Paul Vénitien, religieux de l’ordre des servites, très-docte théologien, ayant lors mis en lumiere deux petits opuscules de Jean Gerson, par lesquels il défendoit puissamment la Seigneuie de Venise contre les censures du pape, le cardinal Bellarmin écrivit injurieusement contre ces deux traités, en grand mépris et oppobre.
  • 9Voir Notices biographiques : Jean Du Bois-Olivier.
  • 10Ce cardinal serait Roberto Bellarmino qui, malgré une vive opposition idéologique, aurait conservé un sentiment d’amitié pour Sarpi, rencontré à Rome dans les années 1585-1589.
  • 11Voir Notices bibliographiques: Histoire de l’Interdit.
  • 12Cette remarque, rapprochée de l’évocation d’un complot contre sa vie, montre que Sarpi se sent menacé ; voir aussi la remarque plus bas qui utilise le terme de pericolo.
  • 13Soit 25 feuillets.
  • 14Voir Notices biographiques : Giorgio Giustiniani.
  • 15Voir Notices historiques : guerre des Uscoques.
  • 16Voir lettre 1612-09-11 à Groslot.
  • 17Allusion à la lettre destinée à William Bedell, alors recteur à Bury St-Edmunds dans le Suffolk.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
  • Jacques Dupuy

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 766, f. 36r-v1

Editions précédentes
  • G. Leti, 1673, lettre XCIV, p. 498-504,

  • G. Fontanini, 1803, lettre XCIV, p. 424-427,

  • F-L. Polidori, 1863, II, lettre CCXIX, p. 341-345,

  • M. Busnelli, 1931, I, lettre XCIV, p. 242-245.