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1613-05-31.A Hotman J

Molto illustre signor colendissimo
Rendo molte gratie a Vostra Signoria per l’ultima sua delli 4 maggio, doppo la ricevuta della quale ho ricercato diligentemente, se alcuno di questi litterati havesse cognitione d’altro scrittore nella materia di ambasciaria o di ambasciatore, oltra li nominati da Vostra Signoria. Et non solo non ho trovato alcuno che ne sapesse più, ma ancora ho dato notitia col suo cathalogo di alcuni che non erano nominati qui. Per conto delli antichi Greci -segnati sotto il numero 1 et 2- non ci è maggior cognitione che quanto è saputo da lei. Il trattato De legato pontificio, in Academia veneta1 si ritrova parimente, et è più tosto una declamatione che altro. Hermolao Barbaro, De legato si ritrova parimente et è un principio di trattatione non perfetta2 . Agostin Valerio, vescovo di Verona et cardinale morto già pochi anni, ha composto diversi trattatelli3 , però né io né altri qua habbiamo cognitione di questo De officio legati, può esser che de alcun’altro Vostra Signoria habbia nota, poiché dice quello esser stato ambasciator in Candia per la Signoria; il che non è avvenuto a questo, il quale non ha havuto carico alcuno nella Republica. Non è anco costume di mandar alcuno in Candia con titolo d’ambasciator: può ben essere che alcuno delli titoli con che la republica manda in Candia sia stato transcritto in lingua latina Legatus, di onde Vostra Signoria habbia riportato il nome ambasciatore. Li dirò per cosa certa appresso che nessuno de casa Valeria è stato vescovo di Verona, se non il sopranominato et quello che al presente vive et si chiama Alberto4 . Questo tanto posso dire a Vostra Signoria; se li sarà in piacere di haver alcuna cosa di quello, che si ritrova qui, io sarò pronto per procurar che sia servita.
Io crederei che le difficultà tra li pretendenti in cotesti principati potesse aprire qualche guerra, quando due raggioni non mi persuadessero il contrario, l’una che senza Spagnoli non si può aprire et li loro interessi non la comportano, l’altra che la fatalità di Europa vuole che ella sia soggiogata con loro et non col ferro. Haverà inteso già Vostra Signoria l’apertura della guerra mossa dal duca di Savoia a quel di Mantova per il Monferrato et la occupatione di Trino, Alba et Moncalvo a favor di Savoia. Nel principio della guerra la Republica et il duca di Toscana si sono dechiarati per Mantoa et già dalla Republica sono stati mandati soldati et danari5 et da Fiorenza sono in viaggio altri aiuti. Ogn’un credeva che di Francia per molti rispetti il duca di Mantoa dovesse esser aiutato potentemente, ma l’evento mostra che con altre raggioni è governato quel regno di quelle che erano credute qui. Spagnoli dicono volersi intromettere et è creduto che lo debbino fare et non senza loro guadagno. Generalmente vien dubitato che questa scintilla possi accender un gran fuoco, io però tengo fermamente che sarà estinta senza haver fatto altro effetto che scoprire l’animo de’ principi, quali tutti fuor che il duca di Savoia, si scuoprono inclinati alla quiete. Egli solo reputa di far meglio il fatto suo nelle turbe. La quiete però è desiderata diversamente: il pontefice l’antepone alla libertà d’Italia, gl’altri Italiani antepongono la libertà alla pace, li Spagnoli pensano più facilmente accrescer coll’arte et col maneggio, che colla forza.
Doppo tanti romori di apparati turcheschi, quel principe è tornato a Constantinopoli et è fama che non si farà guerra in occidente, dicendosi anco che tuttavia siano novi motivi a’ confini di Persia. Questa mutatione di cose mi fa suspicare che i pensieri de’ Turchi né siano intesi adesso, né siano stati intesi per lo passato.

Piaccia a Dio che le cose succedino bene per la christianità, alla quale forsi sarebbe utile con qualche moto esterno esser liberata dalle innumerabili interne diffidenze, quali col continuare inaspriscono et diventano più immediabili.
Intorno al governo delle cose ecclesiastiche di coteste regioni, io teneva che in questi ultimi anni li giesuiti havessero parte principale et mi son maravigliato vedendo l’estratto mandatomi da lei, per quale pare che non tanto per i tempi già molto passati, ma anco nelli prossimi quei principi habbiano havuto qualche gelosia dell’augmento ecclesiastico. La Germania in questa materia ha fatto così grande et così disordinata mutatione, che gl’essempij di quella possono esser di poca utilità, et massime alle cose d’Italia dove per haver il papato prossimo i rispetti et le maniere sono tanto differenti che restano incomparabili.
Rendo molte gratie a Vostra Signoria della cortese offerta, haverò consideratione sopra li particolari et occorrendo alcuna cosa la pregherò del favore. Ella m’ha fatto rimaner pieno d’ammiratione, dicendomi che il luogotenente di Brandeburg costì sia catholico: la prego avisarmi della causa perché quel principe non si vaglia di persona della sua religione et quello come si diporta quando li interressi della religion del patrone et della sua sono contrarij. Io prego Dio che doni ogni prosperità a Vostra Singoria et li bascio la mano.
Di Venetia questo di 31 maggio 1613
Di Vostra Signoria molto illustre

Affettionatissimo servitore
f. Paulo da Venetia

  • 1A propos de cet ouvrage, E. A. Cicogna écrit dans Delle inscrizioni veneziane, vol. 2, p. 138 : Un libro veggo nell’Academia impresso l’anno 1558 che per la simiglianza della materia, e per non conoscerne l’autore potrebbe essere attribuita al nostro Riccio, ed è De legato pontificio. In Academia veneta. Ma sebben questo libro non sia di Leon Battista Alberti, come malamente credette il Renouard nel catalogo degli Aldini all’anno 1558 e sebbene non sia di Rafaele Cillenio, il quale non ne è che l’editore, nondimeno io non so acriverlo né anche al nostro Riccio, perché si conosce che l’autore era forestiero e non veneziano dal tenore delle prime espressioni (Cum his proximis mensibus summus pontifex me ad regem nostrum legatum mittere decreverit).
    Dans le volume 3 des Annales de l’imprimerie des Alde [Paris, Renouard, 1812], l’auteur fait la description des quatre feuillets de la préface de Raffaele Cillenio à Antoine Perrenot, futur cardinal de Granvelle, et des dix-neuf feuillets du bref traité dont l’auteur n’est pas connu (p. 67).
  • 2Ermolao Barbaro  (1454-1493) a été chargé par le sénat vénitien de négociations auprès des empereurs de son temps, cet humaniste en a tiré l’ouvrage où il a théorisé son expérience : De officio legati (1490). Ce bref traité inachevé a été annoté et publié par Vittore Branca, en 1959.
  • 3La bibliographie de Agostino Valier (1531-1606) compte plus de deux cents traités.
  • 4Alberto Valier a succédé à Agostino le 23 mai 1606 jusqu’à sa mort, le 1er septembre 1630.
  • 5Pour plus de détails sur cette aide vénitienne au duc de Savoie, voir la lettre 1613-01-29 à Groslot.

Type scripteur
  • Copie

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • f. Paulo da Venetia

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 663, f. 198r-199r

Editions précédentes
  • Inédit