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1613-06-13.De Carleton

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Reverendissimo padre mio osservandissimo
Per le inchiuse2 , Vostra Signoria vedrà quanto destramente il duca di Savoia habbia arato col giovenco di Sua Maestà quando mandò il secretario del signor *Wotton alli Genevrini et altri loro vicini per indurgli a favoreggiare li suoi disegni, sotto pretesto che la sua causa era mantenuta da quella maestà3 . Del mezzano voglio dire nulla, tenendolo per sogetto capace di far quanto quel principe lo comanderà; ma la cosa che tratta è d’importanza e che mi fa stupire non havendo io inteso d’Inghilterra qual si voglia dechiaracione o in una banda o in altra. Per questo le prego di volere incomodarsi a leggere queste lettere et di favorirmi del suo giudicio sopra la contenuta.
Non vorrei mancare a cosa alcuna che fusse de servitio di Sua Maestà o della causa commune: però non so se ‘l lasciare correre questo trattato senza contradirlo ci advantaggiarà o più tosto prejudicarà. Perché, sì come in una causa buona e reale mi bastarebbe l’animo di promettere al duca di Savoya4 o qual si voglia amico di Sua Maestà il servitio della sua spada, e per consequenza giudicarei convenevole a dar animo a nostri amici di concorrer anco loro con ogni prontezza, così  dell’altra banda non vorrei che nissun se ne servisse del nome suo a mantenere pretensioni mal fondate, o dell’umbra de’ suoi amici a mascherar disigni, forse contrarij all’interesse loro.
Vostra Signoria mi faccia gratia di quanto prima communicarmi il suo concetto (per alcune righe le quali le rimanderò) intorno a questo negotio, nel quale si ha di considerar quello che sarà buono di risponder al signor cavalier mio corrispondente et anco quello che sopra ciò sarà convenevole di consigliare a Sua Maestà. La quale aspetterà forse che le sia data di queste bande qualche opinione de agendis in cose di tanta importanza.

Intendo che la corte di Roma ha in animo quella tremenda sententia de securi ad radicem posita5 . Dio voglia che non siano vani timores. Facciamo il nostro debito. Passa l’occasione.

  • 1Le pli ne comprend pas d’adresse puisqu’il ne passe pas par le courrier mais par porteur en main propre, vraisemblablement Daniel Nijs ou Pierre Asselineau.
  • 2Dudley Carleton fait vraisemblablement suivre à Sarpi des lettres de Ercole Salici, son agent à Chiavenna, qui l’informe des manœuvres, aussi dangereuses qu’étranges, du duc de Savoie envers les Suisses. En mai 1613, enlisé dans la guerre de succession de Mantoue, le duc de Savoie tente de s’allier les Suisses en leur envoyant William Parkhurst (assistant de Henry Wotton pendant son ambassade à Venise de 1604 à 1610), comme négociateur secret, laissant ainsi croire que le roi d’Angleterre appuyait sa démarche. Cette mission est apparue à tous les contemporains —Carleton inclus— d’autant plus périlleuse que l’inimitié entre le duc de Savoie et la cité genevoise est de notoriété publique.
    Carleton sollicite l’opinion de Sarpi, peut-être à la lumière d’informations reçues, par ailleurs, par les autorités vénitiennes.
  • 3Carleton fait référence à William Parkhurst, envoyé avec Biondi en 1612 auprès du duc Carlo Emanuele I, comme agent du roi anglais dans les négociations matrimoniales entre le prince héritier Charles et la fille du duc, Margherita, récente veuve du duc de Mantoue.
  • 4Le duc de Savoie est alors occupé dans le Montferrat; voir Notices historiques : guerre de Montferrat.
  • 5 Luc, 3, 9 : Jam enim securis ad radicem arborum posita est : omnis ergo arbor non faciens fructum bonum, excidetur et in ignem mittetur / La cognée est déjà à la racine de l'arbre : donc tout arbre qui ne portera pas de bons fruits sera coupé et jeté au feu. Voir également Matthieu, 3,10.

Type scripteur
  • Copie

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • NA PRO, SP 99-13, f. 32r-v

Editions précédentes
  • G. e L. Cozzi, 1997, lettre VI, p. 651-652.