1617-03-28.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Se io provassi d’esprimer il piacere sentito nell’animo, vedendo le lettere di Vostra Signoria delli 21 del passato, resterei molto di sotto del segno. Nelli prossimi anni, intendendo le turbationi di cotesto nobilissimo regno, ho sempre fatto riflesso alla persona sua et compatito alli incommodi et alli affetti d’animo che la vedeva sostenere. Dopoi che, per lettere del signor ambasciator *Gussoni3
, intesi che ella si ritrovava in Parigi ma oppressa dalla gotta, sentij allegrezza mista con dispiacere, intendendo lo stato buono, ma non con intiera sanità. Finalmente, poiché cessano le cause del dispiacere quando li mali terminano in sanità, vedendo il medesimo carattere suo solito et da quello facendo giudicio che la mano habbia recuperato le solite forze, ne ho ringratiato la Maestà divina, pregandola, come continuerò di far in ogni tempo, che mi dia gratia di conservarla in prosperità et sanità et di godere della communicatione che li piacerà tener meco, sempre però senza suo incommodo.
Dalle quattro scritture mandatemi da lei et da altri avisi, io ho inteso con troppo dispiacere il cattivo stato di cotesto regno, del quale anco noi participiamo, assai più di quello che può pensare chi non si trova alla festa. Et, nella tragedia che prevede Vostra Signoria, quando s’habbia da recitare, io dubito certo che non siamo per far la sola parte del choro. Non son senza speranza che la bontà divina riguardi et queste et coteste miserie con occhi di pietà. Tuttavia la dispositione d’ogni sorte et conditione di gente non mi permette di nodrirla nell’animo, se non con molta incertezza.
Il nostro paese si trova tutto circondato da Austriaci, eccetto quel solo passo di Valtellina, il qual è in una immensa spesa. Non si è potuto aprire per le sinistre opere delli ministri di cotesto re, che fanno tutto per Spagna, contra li proprij interessi. Habbiamo havuto il cielo contra, non havendo per tre mesi spirato vento favorevole che potesse condur gente per mare4
. La guerra s’è fatta con diversione, per mezzo di Savoia, a cui perciò si contribuisce 75 millia ducati al mese. Né lui senza noi, per mancamento di denari, né noi, per difetto di gente, possiamo continuare. Li Spagnoli propongono partiti di pace. Vostra Signoria sa quanto quello sia vantagioso et qui siamo deboli, temo ch’egli non sia vinto dalle promesse, over effetti insidiosi, et qui dal troppo desiderio di quiete, o con qualche arte, non sia messa diffidenza, onde sia ricevuto accordo, qual li prudenti conoscono che se ben sarà in apparenza tollerabile, terminerà in una servitù totale d’Italia. Se Inghilterra o la Germania fossero più vigilanti et, almeno con officij tenessero questi doi uniti, aiutandoli a difendesi dalle arti spagnole, sarebbe opera utile. Ma la fatalità di tutta Europa accenna che, mentre a parte si resiste, in fine tutti caderanno in servitù.
Haveremo quest’anno Spagnoli con armi nell’Adriatico, il che forse muoverà li Turchi et non sarà male perché questi sono meno cattivi che Spagnoli. Nelle cose passate sotto la mia veduta, io non posso dir d’haver mai congetturato l’essito di alcuna quale poi l’ho veduto successo; et, havendo osservato che le predittioni delli più prudenti non hanno havuto meglior ventura nel prognosticare, non mi fido di poter predir cosa alcuna.
Starò con desiderio d’intender l’ottima salute di Vostra Signoria, alla quale per fine bascio la mano.
[Di Venetia] questo dì 28 marzo 1617.