1585-07-31.DE Bellotto
Molto reverendo padre osservantissimo nostro, salute
Nella visita che fece l'illustrissimo gardinal Bonromeo di bona memoria2
, apostolicho visitatore, decretò che alcuni altari nella nostra chiesa fussero destrutti et li beni de quelli fussero transportati ad altri altari. Il che fu fatto. Fra quali altari destrutti ve ne fu uno del molto reverendo monsignor Da Monte, gli heredi del quale sono venuti con noi a lite pretendendo di non sodisfare all'obligo che hanno di sodisfar ogni anno al legatto del sudetto altare, né meno hanno, secondo il decreto incluso, eretto l'altare già destrutto.
Pertanto preghiamo instantemente la Vostra Paternità molto reverenda che in ciò ci volia soccorrere apresso la congregatione dell'illustrissimi gardinali sopra vescovi, acciò siamo dalli heredi del sudetto legatario sodisfatti. Potrà anco la vostra paternità molto reverenda trattare che li sudetti heredi paghino secondo il legatto della transatione, atteso che sin ora hanno solamente pagato lire setanta delle nostre et l'obligo è de scudi 22 et meggio, a moneta romana, né sapiamo onde sia proceduto questo decrescimento.
Haveressimo a caro che costì fusse diffinita la causa, perché se al vescovo che sarà di Brescia3
verrà rimessa, per esser il nostro contrario hommo litigioso, passeranno molti anni prima che sij decisa. Occorendo alcuna spesa, ci farà favore a darci haviso di tutto quello che haverà speso che gli rimborsaremo ogni cosa, riputando a favor singularissimo la tutela sua in questa et in ogni altra causa, offerendosigli tutti noi prontissimi servitori.
Da Brescia il dì ultimo luio 1585
Di Vostra Paternità reverendissima
Servo
Fra Valeriano Bellotto, procuratore4
Texte de la supplique5 au cardinal *Santorio, protecteur de l'ordre, rédigée par Paolo Sarpi
Il procuratore dell'ordine de' servi6
fa intendere a Vostra Signoria illustrissima sì come già l'anno 1568 li frati di S. Allessandro di Brescia dell'ordine suo concessero alla buona memoria di Giovanne Da Monte, nobile bresciano protonotario apostolico, una parte dl terreno di detta chiesa per fabricarvi un altare e sepolture per la sua famiglia et detto Giovanni per dote dell'altare, il qual fabricato et dedicato fu nominato l'altar di San Giovanne, lasciò che li suoi heredi pagassero ogn'anno ducati 22 ½, obligando li frati a dir una messa quotidiana a quell'altare et celebrar un anniversario l'anno; il che quando non osservassero, la detta somma de' denari fosse despensata a poveri, salvo il beneplacito della sedia apostolica.
Le quali cose li frati hanno continuato di osservare, sin tanto che dal cardinal Borromeo di santa memoria, visitator apostolico di quella diocesi, fu ordinato che quell'altar fosse destrutto et il suo titolo con li pesi et emolumenti trasferito all'altar che è di riscontro, dando facoltà alli padroni di edificarlo di nuovo nella forma ordinata da lui fra termine d'un anno.
Per virtù del quale decreto, li frati doppo la destruttione dell'altare hanno celebrata la messa et l'anniversario a quel che è di riscontro. Ma sin al tempo presente li padroni heredi del sopradetto Giovanne non hanno edificato l'altar, anzi hora ricusano di pagar li ducati 22 ½ sotto pretesto che non celebrandosi la messa al suo altar non sijno tenuti di pagarli. Pertanto il sudetto procuratore supplica humilmente Vostra Signoria illustrissima et reverendissima che voglino degnarsi di dar ordine al vicario episcopale di Brescia che, conoscendo sommariamente il fatto passar nel muodo narrato, debbia sforzar li heredi predetti ad edificar di nuovo l'altar di San Giovanne secondo la forma prescritta dal cardinal visitatore overo a contentarsi che restino li oblighi et emolumenti trasferiti all'altar di riscontro et a pagar li ducati 22 ½ per sostentamento di chi celebra la messa quotidiana et anniversario annuale.
Che il tutto riconoscerà in gratia di Vostra signoria reverenda, la qual Dio nostro Signore conservi lungo tempo.
- 1La copie ne comprend pas l'adresse.
- 2Dans le cadre de sa mission réformiste et tridentine, le cardinal Carlo Borromeo, archevêque de Milan, a cumulé les pouvoirs dans son diocèse jusqu'à se gagner le qualificatif de quasi papa par Possevino. Il a visité le diocèse suffragant de Brescia en 1580.
- 3Le diocèse de Brescia est, au moment de la rédaction de cette lettre, dans un entre-deux —d'où l'allusion par Sarpi au vicaire épiscopal— puisque Giovanni Dolfin est mort le 1er mai 1584 et Gianfrancesco Morosini (1537-1596) ne prendra son évêché que le 6 septembre 1585. Ce nouvel évêque a auparavant été un diplomate au service de la Sérénissime république de Venise ; créé cardinal en 1588, il optera pour le titre de Santa Maria in Via (couvent servite) le 28 mars 1590.
- 4Le frère Valeriano Bellotto est procureur de son couvent, Sant'Alessandro de Brescia, quand Sarpi est procureur général de l'ordre des servites.
- 5AGOSM, Negotia religionis, 73, f. 127v. Document autographe, non chiffré et non signé.
- 6Après un mandat comme prieur provincial de Venise, du 29 avril 1579 à juin 1582, mené de front avec la fonction de régent des études dans son couvent, Paolo Sarpi (il est alors âgé de 33 ans) est nommé procureur général de l'ordre des servites, le 8 juin 1585. Certains affirment que cette élection aurait été due à l'influence du vieux Giovanni Maria Capella de Crémone († 24 septembre 1585), le premier maître de Sarpi et celui qui l'a persuadé d'entrer, alors, dans l'Observance. Le procureur général est chargé des rapports de l'ordre en général (un frère, une province ou un couvent) avec la curie romaine ; par ailleurs, il doit régler les conflits qui naissent à l'intérieur de l'ordre. Il est directement soumis à l'autorité du prieur général et du cardinal-protecteur. Voir Constitutiones, Cap. 26. Pendant son mandat, le procureur est extrait de sa province d'origine car il réside au couvent San Marcello de Rome qu'il a interdiction de quitter pour plus de quinze jours : outre le gîte, le couvent doit lui apporter assistance quand il a besoin d'un médecin ou de soins mais le procureur pourvoit —en toute indépendance— à sa nourriture et à son entretien matériel.