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1608-10-13.A Groslot

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Molto illustre signor

Io ricevo cotidianamente tanti favori di Vostra Signoria, che riguardando poi quanto sij inetto a rendergliene minima parte, mi vergogno di me stesso. Ella non solo m'ha favorito di sue lettere, ma ancora di avisi et di libri, nelli quali tengo anco che haverà speso qualche somma. Et per incominciar da quest'ultima parte, io la pregarò che si degni far spendere qualche cosa anco a me qui in servitio suo. So che può facilmente far nascere occasione di farmi pagar questo debito, né la prego perché vogli restarli meno ubligato, o perché stimi ch'ella ne tenga conto, ma per fare parte del mio debito.
Le sette scritture che m'ha mandato mi sono state gratissime. Son sicuro dovermi valere molto particolarmente di quegl'ordini sopra le provvisioni de' beneficij et sopra la podestà degl'economi durante gl'impedimenti d'andar a Roma4. Nell'altra, inscritta Status in scismate5, vi sono molte belle scritture da me non ancora vedute. La sententia di *Pithou sopra gl'interpreti latini6 l'ho veduta molto volontieri, havendo per lo passato molto pensato sopra tal materia. Mi pare ch'egli affermi cose assai, senza portar raggione. Le Memorie di Tillet7 le ho vedute et ne tengo un altro esemplare, il qual donerò a qualche persona che sij per valersene. Le cose nuove mi si possono mandar tutte, delle vecchie è bene che lo sappia prima, acciò Vostra Signoria non s'affatichi a proveder cose che io habbia. Delle scritte contro giesuiti ch'ella mi nomina in quest'ultima delli 24 settembre, io ho il Franc et véritable discours8, anzi poco dopo la partita di Vostra Signoria di qui, fu da un gentilhuomo tradotto in italiano et fatto stampare. Ma fanno li giesuiti qui quel che anco costì, li pagano carissimi per estinguerli et in questo sono gran valent'huomini. Le arenghe di Arnauld e di Dollé (1594)9 presupongo che contengono bei particolari, essendo scritte in questi ultimi tempi et per occasione così grande10, onde le desidero molto. Questi padri giesuiti, quanto più al presente stanno in silentio né fanno moto alcuno di ritorno, tanto più è verisimile che machinino et sijno per usare gran sforzi tutti insieme. Per il che io giudico necessario star preparato et purché vi sij difesa bastante alli loro assalti. Io non confido se non in Dio, se alla Sua Maestà piacerà tener lontana di qua tanta contagione che, nel rimanente, ho tutte cause di temere.
Diedi la sua al signor *Asselineau, che mi participò li avisi, quali tengo per veri et indubitati. Forse piacerà a Dio che il malanimo de' nostri avversarij rimanga senza effetti.
Le cose di Germania, se bene non si muovano con moto regolato, turbano però in tal maniera che daranno da pensar assai. La tregua con li Stati11 la teniamo per esclusa, haveranno che rodere. Non però me ne rallegro a nostro servitio, non essendo questo un medicare il nostro male, ma solo un differirlo et a maggior avantaggio de' nemici. L'ocio non ci è utile, il nostro bene sarebbe un poco di negotio; ma non però tanto che superasse le nostre forze, le quali sono assai deboli et più per mancamento di esercitatione, che di muodi. Un svegliatore ci sarebbe utile, ma non un colpo di cannone che ci stordisse. Et ardisco dire che quando fossimo stati svegliati qualche poco tempo, sentiressimo le colubrine senza offesa delle orecchie. Nelli successi passati siamo usciti dalli lacci tesici assai honorevolmente, tenerei per certo che meglio fossimo per governarci all'avvenire, se però non dormiremo. Una cosa mi duole che non vego che l'utile implichi il lume che Dio li ha mostrato in cosa alcuna che sij a gloria divina et questo mi fa dubitare che non provochiamo la sua ira.
L'aviso che monsignor *Bongars dà delle cose di Germania, risponde a quelli che habbiamo d'altre parti et tuttti mostrano moti, se bene irregolari, tale però è il costume d'ogni reggione, quando passa da longo ocio. Credo che non uscirà la state seguente, che produrà questo bene et ci aprirà li passi: non saremo chiusi, come adesso, da casa d'Austria et potrà venir qualche cosa più grossa di quelle che il corriero può portare. Restandovi però sempre qualche difficoltà, pregarò Vostra Signoria di dar prima aviso, acciò non usasse fatica per cosa che s'havesse poi qui.
La Relazione12 non si mandò per il signor *Cornaro, ambasciator in Inghilterra13, perché il signor Dominico *Molino, che nelle cose è molto esatto, ci vuole dentro alcuni particolari quali io aveva sprezzati come leggieri, dicendo lui che la bellezza dell'historia et la sodisfattione del lettore sta in quelli. Quando sarà mandata al signor *Foscarini, insieme li sarà scritto di comunicare il tutto a Vostra Signoria et di tanto non si mancarà.
Quando Vostra Signoria sarà al suo castello, se bene si ritruovarà separata dalla moltitudine, non però sarà senza meglior compagnia di pensieri et libri, et so bene che all'hora ancora le passerà per mente qualche cosa da comunicarci a nostro servitio.
Non posso liberarmi dalli timori che il tentativo fatto già da noi, non termini a nostra maggior servitù, come allo schiavo che una fiata fuggito si lascia di nuovo cadere sotto la mano del suo padrone. Solo mi tiene in barriera il pensare che tutto s'effettua secondo la divina dispositione et che, se Dio ci guardarà, saranno vani li sforzi contro noi, se non, saranno vani li nostri. Ho trattenuto Vostra Signoria in parole poco pertinenti, per il che farò fine di scriverle, ma non di riverirla, pregando Dio che li doni augumento d'ogni sua santa gratia, li bascio la mano.
Di Vinetia, il 13 ottobre 1608.

 

1.. Le nom et la signature du copiste, Jacques *Dupuy, apparaissent sur la page de titre du manuscrit.
2. La BnF conserve une autre copie [Italien 1440, p. 82-88] : De la bibliothèque de Mr le P. Bouhier, B44, MDCCXXI.
3. La copie ne comprend pas l'adresse.
4. Arrest [du 5 septembre 1590] du grand conseil sur le pouvoir des œconomes ecclésiastiques pour les provisions des benefices électifs estans à la nomination du roy pendant les empeschemens d'aller à Rome, [s.l.], [s.n.], 1596.
5. Ecclesiæ gallicanæ in schismate status. Ex actis publicis / Estat de l'Eglise gallicane durant le schisme extraicte des registres et actes publiques, Paris, M. Patisson, 1594, 207 p.
6. Pierre *Pithou, De latinis s.s. bibliorum interpretibus sententia …, [s.l.], [s.n.], 1590.
7. Jean du Tillet, Memoire et advis … faict en l'an 1551 sur les libertez de l'Eglise gallicane, [s.l.], [s.n.], 1594, 28 p.
8. Antoine Arnauld (1560-1619), Le franc et véritable discours au roy, sur le restablissement qui luy est demandé pour les Jésuites, 1602. Traduction italienne : Libero et vero discorso al Re, sopra il restabilimento che li è dimandato per li Giesuitti, Hannovia, [s.n.], 1606.
9. Antoine Arnauld, Plaidoyé … pour l'université de Paris … contre les Jésuites (12 et 13 juillet 1594) et Louis Dollé, Plaidoyé … pour les curez de la ville de Paris… contre les Iésuites (13 et 16 juillet 1594), Paris, Mamert Patisson, 1595.
10. Sarpi fait allusion à l'attentat de Jean Chastel contre Henri IV.
11. Voir Notices historiques : la trève de Douze ans.
12. Voir Notices bibliographiques : ▪Histoire de l'Interdit.
13. Voir Notices biographiques : Marc'Antonio *Correr.

Type scripteur
  • Copie

Scripteur
  • Jacques Dupuy1

Chiffrement
  • non chiffrée

Signature
  • non signée

Lieu
  • Venise

Source
  • BnF, Dupuy 766, f. 7r2.

Editions précédentes
  • G. Leti, 1673, lettre XIV, p. 79-84,

  • G. Fontanini, 1803, lettre XIV, p. 227-230,

  • F-L. Polidori, 1863, I, lettre XXXVIII, p. 129-133,

  • M. Busnelli, 1931, I, lettre XIII, p. 40-42.