1609-07-07.A Castrino
[Ho ricevuto per questo corriero due lettere di Vostra Signoria in uno istesso plico : una delli 3, l'altra di 16 di giugno ; le quali sono state a gravissimo pericolo di perdersi per esser venute separate dal piego del signor ambasciatore4, il che mi sarebbe stato di molto dispiacere per alcuni particolari, scrittimi dal signor dell'Isle, che non era bene fossero publicati. Il successo è passato bene per questa volta. Con tutto ciò prego Vostra Signoria all'avvenire che sempre mi mandi le lettere per via di detto signore e nol altrimenti e non metta mai spago o filo per tenerle insieme ma, se la sola carta non basta, la leghi co 'l rame.
Io non harei mai mandato il libro del Benedetti5 come cosa commendabile ma solo per operare che con gran diligenza mostra il contrario di quello che vuole]6. Li libri mandati da Vostra Signoria sono ancora in viaggio. Detti nuova del loro arrivo in Turino; spero arriveranno qui la presente settimana e saranno da me con tanto più gusto letti, quanto è stato più lungo il tempo che ho sopportato la sete.
La lettera del gesuito scuopre certamente molti delli loro arcani, lascia però li più importanti. Non si può negare che non rappresenti la loro petulanza, intieramente non posso persuadermi che da cotesto prencipe non sijno conosciuti intieramente, più tosto credo che li suoi rispetti [fanno] che egli sopporti come fa. Possono far quello che vogliono. Eglino sono di quelli quibus omnia cooperantur in bonum7. Certo è che sono il veleno della Francia e che li tempi avvenire lo mostreranno, ma è proprietà di certa sorte di savi di non curare senon li tempi della sua vita, anzi sono alcuni di loro che studiano acciò le cose dopo loro vadino al peggio, per acquistar gloria nella comparatione.
L'avviso che Vostra Signoria mi dà di guardarmi da barche veloci ha buon fondamento. Già so quelli che sono stati delli primi trattati, ma l'essecutione è impossibile. Hanno osservato più d'un anno per trovarmi in qualche acqua non frequentata8, ma soglio non uscir di casa (salvo che per necessità); col non andare se non dove è necessario (al che consegue dove è frequenza) ha reso il disegno vano. Li pericoli sono di due sorti : altri probabili e questi non sono molti e da loro mi guardo con facilità e senza afflittione, altri troppo sottili. Questi sono infiniti, non li potrebbe pensare [senza]9 afflittione. Questi voglio rimetterli a Dio, non son tanto debole di spirito che mi rincresca il finire (se ben bisogna) adesso. Certo è che non succederà se non cosa futura, cioè secondo il beneplacito divino. Le ragioni di dubbitare sono maggiori nelli cibi e dove è più difficile la cautione; al che il pensare sarebbe per via interna effettuare quel che il nemico vorrebbe per esterna.
Il libro del re d'Inghilterra10 è stato veduto qui in lingua inglese, ho inteso che verrà in latino; mi è stato correntemente interpretato e lo trovo libro sensato, ma che infortunio è questo ! quando ogni uno vuole mostrare eccellenza nell'arte non sua.
Tutti parlano qui dell'editto regio contra li duelli11. Mi sarà molto grato haverne una copia se però uscirà. Non viddi mai riformatione che non facesse peggiorare li costumi. Dio dij buona fortuna a questa e faccia che sij principio di ricevere in Francia il concilio di Trento.
L'essequie fatte al padre capuccino di Gioiosa12 sono state molto lunghe. Ventura è dunque morir fuori di casa ed esser portato, perché si ha maggior suffragij13.
Le cose di Boemia per li avvisi che vengono qua passano con gran confusione; maraviglia sarà se terminaranno senza sangue poiché s'intende che li Stati di quel regno habbino già eletto un generale ed un marescialco di campo, e par che il negocio di Cleves che par niente adesso, non sij causa di quache grande incendio.
Ho finalmente tanto sollecitato che ho acquistato le scritture tra Clemente VII e Carlo V per monsignor Gilot14. Le manderò -credo- per questo spaccio.
Di Venetia li 7 di luglio 161115